MERITOCRAZIA. ROGER ABRAVANEL: “L’AUTONOMIA PUÒ PREMIARE LE BUONE UNIVERSITÀ.”
Dopo avere riaperto a Firenze il bubbone della spartizione delle cattedre, Raffaele Cantone sta lavorando con la ministra Fedeli – racconta Roger Abravanel su Il Corriere della Sera del 4 Ottobre 2017 – a un piano che, tra l’altro, vedrebbe come una delle soluzioni al problema quella di fare entrare nelle commissioni personalità esterne al mondo accademico per garantire maggiore obbiettività.
La riforma Gelmini ha ridotto l’autonomia universitaria con il meccanismo dei concorsi nazionali con commissioni a sorteggio che dovrebbero interrompere il legame tra chi giudica e chi è giudicato e trasformare la decisione in una specie di algoritmo. Naturalmente l’algoritmo non ha funzionato e le «cupole mafiose» hanno fatto da padroni.
Per l’Autore, la soluzione non può essere quella allo studio: proseguire con le commissioni, anche inserendo persone esterne al mondo accademico, rischia di peggiorare le cose, se si considera chi e come sceglierà gli autorevoli e disinteressati membri esterni della commissione.
Abravanel ricorda che in tutto il mondo della ricerca si va avanti per cooptazione, perché solo i colleghi sanno veramente valutare la qualità di una ricerca e ciò non vale solo per le materie umanistiche dove la soggettività è massima, ma anche per quelle scientifiche, dove teoricamente ci sono anche misurazioni quantitative del numero di citazioni delle pubblicazioni.
La soluzione, invero, sta nella autonomia delle Università, richiesta da anni dai professori affinché siano i docenti di un ateneo, non una commissione esterna, a selezionare i ricercatori più preparati e a alimentare, così, un circuito virtuoso di competizione tra le Università che, certo, non eliminerà il problema della cooptazione malsana, ma contribuirà a renderlo progressivamente sempre meno “dannoso” per gli studenti (che pagano il prezzo di non avere i migliori docenti) e per i ricercatori più preparati (che troverebbero, comunque, spazio, a fianco dei cooptati senza merito, perché l’Università – per essere attraente – dovrà per forza assumere una quantità crescente di capaci e meritevoli).
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