MERITOCRAZIA E UNIVERSITA’. L’ESITO È LA PRIVATIZZAZIONE DEI CANALI PER CONQUISTARSI LE POSIZIONI PROFESSIONALI PIÙ COMPETITIVE.

meritocrazia

L’abrogazione di fatto dei meccanismi selettivi non produce affatto una democratizzazione degli accessi. Scarica su di un sistema scolastico sempre più generalista una domanda sociale di istruzione mal riposta. Dequalifica i percorsi formativi – evidenzia Adolfo Scotto di Luzio, su Il Mattino del 24 settembre 2017, alle pagine 1 e 59 – costretti ad accogliere anche gli incapaci e gli immeritevoli sulla base di una interpretazione del dettato costituzionale del tutto arbitraria. Autorizza infine le élite ad uscire dal sistema pubblico. L’esito di tutto questo è la privatizzazione dei canali per conquistarsi le posizioni professionali più competitive, la cui selezione viene di fatto affidata al potere di acquisto delle famiglie. Le borghesie meridionali mandano i propri figli nelle università private del Nord, dalla Luiss in su, le borghesie settentrionali, più ricche notoriamente, mandano i figli direttamente all’estero, a cominciare dal quarto anno di liceo. È l’altra faccia della dequalificazione dei percorsi formativi. Se non è il sistema pubblico ad esercitare la selezione, siccome nessuna società può fare a meno di competenze accertate, questa viene di fatto delegata al mercato. Vale a dire al più potente meccanismo di demolizione dell’uguaglianza che la società conosca.

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