Il responsabile del procedimento o “responsabile” del procedimento?
A cura del Dott. Luca Esposito
Il Responsabile Unico del Procedimento (R.U.P.), detto anche semplicemente responsabile del procedimento, è una figura di basilare necessità nello svolgimento di un procedimento amministrativo.
A riguardo l’art. 31 del D.Lgs. n. 50/2016, corretto dal D.Lgs. n. 56/2017, suffragato dalle Linee Guida ANAC n. 3, attualmente in corso di aggiornamento, ne descrive le funzioni negli appalti di lavori, servizi e forniture e nelle concessioni. Il RUP viene nominato dalle stazioni appaltanti per ogni singola procedura che essa sia un appalto o una concessione, tramite un atto formale del responsabile dell’unità organizzativa, per le fasi di programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione.
Per gli appalti di lavori, il RUP deve essere nominato prima del progetto di fattibilità tecnica ed economica e, nel caso di lavori non assoggettati a programmazione, contestualmente alla decisione di realizzare gli stessi. Invece per gli appalti di servizi e forniture, il RUP viene nominato in concomitanza alla decisione di acquisire i servizi e le forniture.
Tuttavia, ciò che è espressione di questo articolo non possono rientrare ed essere prese in considerazione quelle stazioni appaltanti che eventualmente non facciano parte delle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici, mentre, disposizioni particolari vengono previste per i servizi attinenti all’ingegneria e all’architettura.
A causa dell’alto tasso di difficoltà di svolgimento dell’attività del RUP, egli si deve circondare del supporto dei dipendenti dell’amministrazione aggiudicatrice, presumendo il possedimento delle dovute competenze in materia, affinché l’intero operato non venga inficiato da incompetenza ed errori formali. Inoltre, in caso di inadeguatezza dell’organico, il responsabile del procedimento propone all’amministrazione aggiudicatrice l’affidamento dell’attività di supporto secondo le procedure e con le modalità previste dalla parte II, titolo III, sez. II, capo III del Codice. È notevole di considerazione, d’altronde, dalla quale si evince poi come il RUP debba nel fornire osservazioni, contributi e proposte essere nominato tra i dipendenti di ruolo addetti all’unità organizzativa o, in mancanza tra gli altri dipendenti in servizio e che alla stazione appaltante venga data la possibilità di istituire una struttura di collegamento a supporto del RUP e conferire, su proposta del responsabile del procedimento stesso, incarichi di sostegno allo svolgimento dell’intera procedura quando vi siano appalti di particolare complessità che richiedono necessariamente valutazioni e competenze altamente specialistiche.
Uno spaccato dell’attualità di questa figura è ricavabile da un fatto di cronaca risalente al giugno scorso.
A Piedimonte Matese, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha proceduto ad eseguire degli arresti nei confronti di una “cricca”, la quale è risultata vincitrice di una decine di gare di appalti indette dal 2003 al 2010, presso i Comuni di Dragoni e Alvignano[1].
L’attività investigativa ha permesso di dimostrare la sistematicità delle condotte illecite di turbativa d’asta a base dell’assegnazione dei lavori per oltre 20 milioni di euro a società riconducibili alla criminalità organizzata casalese.
Il legale rappresentante dell’impresa, solitamente, aggiudicataria degli appalti avrebbe pilotato l’istruttoria riuscendo a far partecipare più imprese di fatto riconducibili al suo stesso nucleo familiare, avvalendosi per la progettazione di professionisti esterni, diretti e proposti a loro volta in maniera occulta dal RUP, il quale per anni aveva ricoperto il ruolo di Responsabile del Settore Lavori pubblici del Comune appaltante, nonché per lungo tempo socio occulto di uno studio di progettazione di Caserta, asservito alle finalità del sodalizio.
L’essere a conoscenza con largo anticipo delle progettualità degli enti locali a base delle procedure di appalto, aveva permesso al RUP di predisporre progetti migliorativi più competitivi da offrire, poi, al complice aggiudicatario dell’appalto.
La turbativa messa in atto dimostrava la creazione di un vero e proprio “sistema” volto a garantirsi l’aggiudicazione illecita di appalti fondata su una fitta rete di connivenze tra imprenditori vicini alla criminalità organizzata e soggetti che ricoprivano posizioni politiche e/o amministrative nel comune.
Quindi chi è il RUP? E cosa egli dovrebbe fare?
In principio è opportuno sottolineare, come dicono le Linee Guida ANAC, che il RUP è qualificabile come un pubblico ufficiale e tale sua natura postula, così come da cronaca, un eventuale reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. La sua figura dovrebbe ergersi a paradigma per il corretto svolgimento di un’attività che ha lo scopo di produrre un beneficio per la pubblica amministrazione.
Perciò, il dovere di adempiere a tali funzioni con disciplina ed onore, previsto dall’art. 54 della Costituzione, dovrebbe essere la “stella polare” di coloro che svolgono una funzione pubblica e non spegnersi dinanzi al bieco interesse personale.
Le funzioni del RUP devono essere svolte nel rispetto anche di quanto previsto dal D.P.R. 62/2013 e dal Codice di comportamento adottato da ciascuna amministrazione aggiudicatrice. Onestamente, l’applicazione di un Codice di Comportamento dovrebbe pungolare l’etica dei pubblici funzionari, condurli a perseguire la correttezza di conseguenza il RUP dovrebbe servirsi di tale strumento così da superare ed evitare tutto ciò che è configurabile come illecito. Allo stesso tempo, sarebbe coscienzioso monitorare la suddetta attività da parte di soggetti terzi, i quali potrebbero e dovrebbero segnalare l’eventuale incompatibilità del Responsabile del procedimento. Pensando a quanto successo nel casertano, un RUP che abbia svolto per un ampio arco di tempo l’attività di Responsabile del Settore Lavori Pubblici crea quantomeno una complicanza, o meglio un conflitto di interessi, apparente del corretto svolgimento della gara.
D’altronde, l’inchiesta denunciava il RUP, il quale conoscendo con largo anticipo la progettualità degli enti locali, riusciva a predisporre progetti migliorativi più competitivi (da offrire all’impresa deviata), una situazione avvilente per una società che vorrebbe rinascere.
Perchè, infatti, ciò rappresenta un grave colpo alla concorrenzialità, un principio fondante degli appalti pubblici e rischiando di trasformare tutto in una totale distorsione del corretto corso della gara.
È indiscutibile che il responsabile del procedimento sia gravato da una molteplicità di funzioni, senza le quali le gare di appalto non potrebbero svolgersi regolarmente.
E nell’adempimento di tali compiti di basilare necessità per il procedimento di affidamento, il RUP dovrebbe:
– promuovere, sovrintendere e coordinare le indagini e gli studi preliminari idonei a consentire la definizione degli aspetti di cui all’art. 23, co.1, del Codice;
– promuovere l’avvio delle procedure di variante urbanistica;
– svolgere attività necessarie all’espletamento della conferenza dei servizi, curando gli adempimenti di pubblicità delle relative deliberazioni e assicurando l’allegazione della conferenza tenutasi sul progetto di fattibilità tecnica ed economica posta a base delle procedure di appalto di progettazione ed esecuzione e di affidamento delle concessioni dei lavori pubblici;
– individua i lavori di particolare rilevanza sotto il profilo architettonico, ambientale, paesaggistico, agronomo e forestale, storico artistico, conservativo o tecnologico, accertando e certificando la presenza di eventuali caratteristiche utili per gli interventi da eseguire.
L’insieme di tutte queste attività, eventualmente, in mancanza di attenta analisi di controllo e di una profonda caratura professionale ed etica morale naufragherebbero in quel oceano di stantia burocrazia e disgustosa maladministrion che troppo spesso ha accompagnato la pubblica amministrazione.
Già questo piccolo affresco potrebbe permette di rappresentare l’essenzialità della funzione del RUP, di come egli abbia un’incredibile responsabilità nella gestione corretta della procedura e di come gran parte del risultato finale dipenda dalla sua professionalità, una professionalità che troppo spesso è accecata dall’intenzione di prevaricare e scalare posizioni sociali facendo terra bruciata di quei valori fondamentali che un pubblico ufficiale dovrebbe avere: la disciplina e l’onore.
[1] Alvignano/ Dragoni – Appalti pubblici truccati,12 indagati. 23 giugno 2017