Istruzione quale antidoto alla corruzione
Negli ultimi anni in Italia, ma soprattutto a livello internazionale, si è andato diffondendo il pensiero che un’efficace lotta alla criminalità e, più nello specifico, alla corruzione, non può prescindere da un “approccio integrato”. In questa nuova ottica, il contrasto alla corruzione muove necessariamente su due binari, quello preventivo e quello repressivo.
Come statisticamente rilevato, il degrado del contesto socio-culturale è una tra le principali cause di corruzione[1], è per questo che nell’ambito della prevenzione della corruzione sta assumendo sempre maggiore importanza il tema dell’educazione delle nuove generazioni[2]. L’istruzione, quale mezzo per promuovere una cultura che sostiene lo stato di diritto, la prevenzione della criminalità e la giustizia penale, diviene insomma “antidoto” alla corruzione. Proprio questo tema è stato oggetto degli incontri tenutisi, alla presenza di rappresentanti di governi e di esperti del settore, a Vienna nel febbraio c. a. presso la sede dell’UNODC, nell’ambito del Programma globale per l’attuazione della dichiarazione di Doha c.d. “Education for Justice” (E4J)[3].In tale occasione, partendo dai principi contenuti nella Dichiarazione di Doha,[4] è stato ribadito che per la prevenzione del crimine e la promozione della legalità è necessario agire a tutti i livelli d’istruzione, primario, secondario e terziario.A livello primario ovvero di istruzione elementare, lavorando con gli insegnanti e fornendo loro strumenti per aiutare ad instillare i valori di legalità ed eticità negli studenti, anche attraverso materiali interattivi (come giochi e applicazioni) da utilizzare nelle aule e per le attività extracurriculari; a livello secondario, promuovendo una comprensione dei concetti fondamentali che sono al centro del lavoro dell’UNODC attraverso un approccio alla proprietà, al comportamento, ai diritti e alle responsabilità, volto a consentire agli studenti di livello secondario di identificare, prevenire e risolvere dilemmi morali, etici o legali; a livello terziario ovvero per le Università, facilitando e promuovendo l’insegnamento e la ricerca su questioni relative alle aree d’intervento dell’UNODC (compresa la corruzione, la criminalità organizzata, il traffico di esseri umani, il terrorismo, la criminalità informatica, la giustizia penale e il traffico di armi, integrità e etica).
Dall’inizio del programma E4J, metà del 2016, le riunioni, come questa di Vienna, del gruppo di esperti nei tre livelli di istruzione sono state fondamentali per individuare le esigenze degli educatori, dei bambini e dei giovani in termini di risorse, materiali didattici, opportunità di networking e altre forme di supporto.
L’impatto positivo delle riunioni ha già iniziato a mostrarsi, sono stati avviati nuovi corsi ed ampliati quelli esistenti per rispondere al meglio agli obiettivi dell’UNODC.
Sembra, insomma, che anche se dovranno trascorrere ancora diversi anni prima di verificare fattivamente l’impatto delle strategie attuate nell’ambito del progetto E4J il percorso intrapreso sembra andare nella giusta direzione, ovvero verso una crescita socio-culturale di quelli che saranno gli attori del domani.
Di Eleonora Biferali
[1] Per approfondimenti, Fabio Monteduro, Sandro Brunelli, Andrea Buratti, La corruzione. Definizione, misurazione e impatti economici, Progetto E.T.I.C.A. pubblica nel sud, 2013. http://focus.formez.it/sites/all/files/volume_1.pdf
[2] A tal proposito si rimanda alla Dichiarazione di Doha (2015) di cui alla nota “4” ed all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile adottata nel settembre 2015 al vertice delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile a New York (obiettivo SDG 4).
[3] Per maggiori info: https://www.unodc.org/dohadeclaration/en/topics/education-for-justice.html
[4] Adottata nel 2015 in occasione del 13° Congresso delle Nazioni Unite sulla prevenzione del crimine e la giustizia penale, la Dichiarazione riconosce che lo stato di diritto e lo sviluppo sostenibile sono interconnessi e si rafforzano reciprocamente. Per realizzare la Dichiarazione di Doha, l’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine – con il sostegno finanziario dello Stato del Qatar – ha avviato un programma globale volto ad aiutare i Paesi a raggiungere un impatto positivo e sostenibile in materia di prevenzione della criminalità, giustizia penale e prevenzione della corruzione. Questa iniziativa promuove società pacifiche e prive di corruzione indirizzate ad uno sviluppo sostenibile, attraverso un approccio incentrato sulle persone che fornisce accesso alla giustizia per tutti e costruisce istituzioni efficaci e responsabili a tutti i livelli.
Il programma globale si concentra su quattro obiettivi: rafforzare l’integrità giudiziaria e prevenire la corruzione nel sistema giudiziario; promuovere la riabilitazione e l’integrazione sociale dei carcerati per fornire loro una seconda possibilità; prevenire il crimine giovanile attraverso programmi sportivi e formazione delle abilità di vita; sostenere l’integrazione della prevenzione della criminalità e dello stato di diritto in tutti i livelli di istruzione.
Per prenderne visione: https://www.unodc.org/documents/congress/Declaration/V1504151_English.pdf
e’ importante la crescita civile e culturale del Paese per la creazione di anticorpi contro la corruzione e la mala-Italia ma, secondo me non basta.
Occorre una sinergia cittadino-istituzioni della Repubblica, volto ad indurre chi pone in essere condotte illecite, ad adottare condotte riparatorie volte ad interromperle e riparare il danno fatto.
In tal senso, l’ntroduzione dell’art. 612-ter del Codice Penale, in vigore dal 03/08/2017, e’ uno strumento formidabile che da forza al cittadino che deve vigilare sulla qualita’ della vita civile e democratica del Paese.
E’ assai singolare che dispositivi per la bonifica della vita civile e democratica del Paese dalla mala-Italia, non sono adeguatamente pubblicizzati dalla stampa e dalle Istituzioni.