Romania contro la corruzione

Nella categoria Estero da su 12 aprile 2017 0 Commenti

A cura di Muntean Georgiana Madalina, discente della I edizione del Master Anticorruzione Tor Vergata

In Romania la pratica della mazzetta è talmente diffusa ad ogni livello della società civile che non esiste più alcuna forma di coercizione nell’indurre le persone a “saldarla”. Per farlo o “si sa già” quanto e a chi si deve pagare oppure ci “si mette d’accordo”. Senza timore, senza vergogna, senza sorpresa.

Si potrebbe pensare che tale pratica trova le sue origini nel periodo comunista, quando per ottenere un litro di latte e un pezzo di pane si era costretti a fare la fila di notte fonda ed aspettare ore. Certamente conveniva essere “amico” di qualche securist (agente della brutale e tanto temuta “Securitate”- dipartimento dei servizi segreti della Romania comunista), per scampare a pesanti accuse e alla prigione anche per motivi futili o ingiusti, ma considerati contro il regime di Ceaușescu. Spinti dunque dall’istinto di sopravvivenza, in quel periodo probabilmente i romeni hanno imparato a fare di necessità virtù, alcuni più degli altri.

Chi vive, o ha vissuto in Romania, sa bene che nel caso di un ricovero in ospedale, di un intervento chirurgico o per portare alla luce un bambino, per ricevere un’assistenza appena decente bisogna dare un “regalino” o un “qualcosa”, ossia un po’ di soldi, a medici e infermieri (è molto diffusa l’idea che “se non paghi nessuno ti guarda”). Questo tipo di piccola corruzione è ormai un fenomeno normalizzato, in quanto da anni lo fanno tutti, una sorta di donazione spontanea per un servizio che dovrebbe essere garantito dallo Stato e per il quale i cittadini pagano, dai loro già miseri stipendi, tutti i mesi i contributi per l’assistenza sanitaria. Gli studenti che dalle grandi città universitarie tornano a casa per le feste, sanno bene che non c’è bisogno di comprare il biglietto del treno, in quanto è normale “andare con il padrino” (espressione tipica rumena che indica “l’agevolazione” che il viaggiatore ottiene pagando, solitamente, la metà o meno del costo del biglietto, in nero, al controllore del treno), sebbene gli studenti abbiano uno sconto del 50% sul costo del biglietto presentando la tessera dello studente. Allo stesso modo si possono evitare multe per eccesso di velocità, contravvenzioni, ma anche velocizzare pratiche legali, fare affari. Insomma, una pratica normalizzata e talmente diffusa che diventa quasi difficile considerarla illegale. In base a quanto descritto sopra, o più probabilmente per interessi personali, il neoeletto governo socialdemocratico ha approvato un’ordinanza per legittimare, queste pratiche così ampiamente diffuse nel paese e per ammorbidire le leggi contro gli amministratori corrotti. L’ordinanza d’urgenza per la modifica di leggi del codice penale e del codice di procedura penale, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale romena la notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, l’OUG 13/2017 depenalizzava, di fatto una serie di reati di corruzione, incluso l’abuso d’ufficio quando il danno provocato non superi i 45mila euro (il leader del partito socialdemocratico, Liviu Dragnea, era al momento dell’approvazione dell’ordinanza ed è tuttora sotto processo per abuso di ufficio per un danno stimato sotto la soglia del 45 mila euro). Oltre a ciò, è stato approvato un progetto di legge che, con il voto del Parlamento, avrebbe potuto portare all’amnistia per numerosi reati, comuni e commessi da amministratori pubblici.

In un paese dove la corruzione è così dilagante e normalizzata, si potrebbe pensare che una legge del genere sarebbe potuta passare inosservata.

Invece, no! Il popolo ha reagito. Si è opposto con fermezza come non accadeva dal tracollo del regime comunista nel 1989. Lo scorso febbraio il popolo romeno è diventato simbolo a livello mondiale della lotta contro la corruzione. In seguito all’approvazione dell’OUG 13/2017, la legge “salva corrotti”, decine di migliaia di giovani studenti, lavoratori, famiglie con bambini, tantissimi bambini, anziani, sono scesi in piazza a Bucarest e nelle principali città della Romania e di fronte alle ambasciate romene sparse per il mondo, per manifestare, in maniera pacifica, il loro dissenso verso tale provvedimento. Per oltre due settimane, ogni sera, Piata Victoriei (piazza della Vittoria), davanti al Palazzo della Vittoria, sede del governo, è stata invasa da quasi trecentomila persone, secondo le stime della polizia. I cittadini hanno sfidato il gelo e la neve di quei giorni al grido forte, deciso e commovente di “ladri”, “traditori”, “abrogazione”, “dimissioni”, “resisto”.

Le nuove regole mettevano a rischio l’indipendenza dei giudici, ragion per cui sono state duramente criticate oltre che dall’opposizione in Parlamento, anche dai magistrati del Paese e da tutte le organizzazioni per i diritti civili. Il presidente romeno, il centrista Klaus Johannis, che è sceso in piazza insieme ai cittadini di cui si fa rappresentante, ha esortato il governo a cancellare le nuove misure per tornare al più presto a leggi più severe. Dopo oltre due settimane di proteste incessanti, i cittadini sono riusciti a “battere” il governo e a far abrogare la legge “salva corrotti”. Si attendono gli sviluppi a maggio, attualmente la situazione nel paese è caotica a livello politico.

La reazione del popolo rumeno è la dimostrazione di come ogni individuo, ogni singolo cittadino, può fare la differenza nella lotta contro la corruzione. Nonostante si parli di un paese dove, come già detto all’inizio, la corruzione, per diversi motivi, probabilmente anche storici, è impregnata nella cultura, è considerata normale, quasi legittima, resta, e deve restare una pratica illegale. Il costo della corruzione è insostenibile e si combatte per combatterla.

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