La Corte dei Conti europea. L’attività di audit in tema di aiuti di stato: quali le problematiche e quali i possibili percorsi di soluzione (Relazione speciale 24/2016)

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 10 gennaio 2017 0 Commenti

Da diversi anni la Corte dei Conti europea, rileva una scarsa consapevolezza ed una notevole inosservanza delle norme in materia di aiuti di Stato da parte degli Stati Membri-

Gli Auditor della Corte hanno condotto un’indagine sul rispetto delle norme Ue sugli aiuti di Stato nei Paesi dell’Unione nel quadro della Politica di Coesione 2007-2013.

Per aiuti di Stato si intende qualsiasi tipo di aiuto concesso da uno Stato membro che falsi o possa falsare la concorrenza conferendo un vantaggio a determinate imprese, nella misura in cui incida sugli scambi tra i Paesi. In linea di principio, gli aiuti di Stato sono proibiti al fine di assicurare il buon funzionamento del mercato interno. Tuttavia, la concessione di aiuti di una certa entità, in taluni settori, in determinate aree geografiche o in circostanze speciali, nel rispetto delle norme comunitarie in materia, può essere compatibile con il mercato interno. Nel periodo 2010-2014, gli Stati membri hanno concesso aiuti di Stato per una media di 76,6 miliardi di euro l’anno, esclusi gli aiuti al settore finanziario, a quello ferroviario e ai servizi pubblici quali i servizi postali.

La Politica di Coesione è uno dei principali capitoli di spesa del bilancio dell’Ue, mira a ridurre le disparità nel livello di sviluppo delle varie regioni ristrutturando le zone industriali in declino e diversificando le attività nelle zone rurali e a promuovere la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale. E’ finanziata dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), dal Fondo di coesione (FC) e dal Fondo sociale europeo (FSE). Per il periodo di programmazione 2014-2020 ammonta a 352 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 347 miliardi di euro del periodo di programmazione 2007-2013. Secondo le stime della Commissione Ue, la spesa dei fondi strutturali ha rappresentato oltre un quarto degli aiuti di Stato concessi nell’Unione nel periodo 2007-2013.

Gli auditor della Corte, attraverso la relazione speciale n. 24/2016, hanno esaminato se, e in che misura, la Commissione abbia riscontrato violazioni delle norme in materia di aiuti di stato nella Politica di Coesione 2007-2013, se le relative informazioni siano state registrate in una banca dati, analizzate e condivise all’interno della Commissione, e in che misura essa abbia preso provvedimenti atti a correggere i casi di inosservanza delle norme per la programmazione per 2014-2020.

Dal 2010 al 2014 sono aumentati, in generale, sia il numero di progetti rilevanti dal punto di vista degli aiuti di Stato, sia la percentuale di progetti in cui sono stati riscontrati errori al riguardo, segno che i controlli posti in essere per prevenire tali problemi non sono migliorati nel tempo.

Gli Auditor della Corte hanno individuato quattro principali categorie di errori in materia di aiuti di Stato:

  1. intensità di aiuto eccessivamente elevata. Ad esempio allorché le autorità nel concedere aiuti hanno trattato grandi imprese come PMI, concedendo loro la relativa maggiorazione, benché ciò non fosse ammissibile;
  2. assenza dell’effetto di incentivazione (il beneficiario deve dimostrare che il progetto sostenuto non sarebbe andato in porto senza l’aiuto).
  3. non individuazione da parte dell’autorità dello Stato membro (errore nella classificazione del progetto come non costituente aiuto di stato) o mancata notifica dell’aiuto di Stato alla Commissione;
  4. assenza di monitoraggio o inosservanza dei requisiti formali. Questi requisiti si applicano anche agli aiuti de minimis (fino ad un limite di 200.000 euro non sono considerati come aiuti di Stato). La criticità in questo caso risiede nel fatto che le imprese possono ricevere aiuti finanziari in maniera ripetuta da più fonti. Le varie concessioni di aiuti potrebbero nel loro insieme superare il massimale de minimis.

Per il periodo di programmazione 2007-2013, le modalità adottate dalla Dg Politica regionale (REGIO) e dalla Dg Occupazione (EMPL) per la registrazione dei casi di inosservanza delle norme sugli aiuti di Stato individuati non consentivano loro di procedere ad un’analisi adeguata degli errori concernenti questo tipo di aiuti.

Per il periodo di programmazione 2014-2020 è stata istituita una banca dati denominata MAPAR (Management of Audit Processes, Activities and Ressources) per registrare gli esiti delle valutazioni su FESR, FC e FSE, classificate per tipo, categoria e gravità. Gli auditor della Corte dei Conti europea hanno però rilevato che la Dg Concorrenza (COMP, è la direzione della Commissione incaricata di assicurare la corretta applicazione delle norme UE sugli aiuti di Stato) non aveva accesso alla banca dati MAPAR.

L’assenza di banche dati solide e lo scambio insufficiente di informazioni sugli errori individuati fra le DG della Commissione UE hanno impedito un’analisi esaustiva che avrebbe potuto aiutare la Commissione europea a definire misure preventive più mirate e calibrate per gli Stati membri e i diversi programmi.

Le autorità di audit degli Stati membri sono un anello importante della catena di controllo su cui la Commissione europea costruisce la sua garanzia per la Politica di Coesione. Tuttavia, rispetto alla Commissione UE o alla Corte dei Conti europea, le autorità di audit hanno individuato molti meno casi di inosservanza delle norme sugli aiuti di Stato (.

Quasi tutte le autorità di audit che hanno aderito all’indagine della Corte dei Conti europea ritengono che il quadro normativo dell’Unione sugli aiuti di Stato sia piuttosto complesso e che sarebbe utile un sostegno maggiore da parte dell’Esecutivo. Quest’ultimo si è quindi adoperato per semplificare la legislazione applicabile sugli aiuti di Stato, promuovendo la capacità amministrativa negli Stati membri; il nuovo regolamento generale di esenzione (RGEC) prevede, infatti, esenzioni più ampie dall’obbligo di notifica, rafforza la trasparenza e introduce dei requisiti di valutazione.

Nella relazione la Corte ha formulato alla Commissione le seguenti raccomandazioni:

  • imporre l’adozione di azioni correttive laddove le misure non siano conformi alle norme in materia di aiuti di Stato;
  • utilizzare la propria banca dati sugli aiuti di Stato (MAPAR) in modo da poter analizzare facilmente la tipologia, la frequenza, la gravità, l’origine geografica e la causa delle irregolarità, nonché monitorare periodicamente la capacità degli Stati membri di adempiere alle norme sugli aiuti di Stato;
  • approvare i grandi progetti solo dopo il nulla osta interno relativo agli aiuti di Stato e richiedere sistematicamente ai Paesi Ue di notificare l’aiuto ove necessario;
  • garantire, entro la metà del 2017, che l’estensione e la qualità dei controlli svolti dalle autorità di audit degli Stati membri per accertare il rispetto delle norme sugli aiuti di Stato siano sufficienti;
  • avvalersi della facoltà di sospendere i pagamenti agli Stati membri, se le condizionalità ex ante[1] sugli aiuti di Stato non fossero soddisfatte entro la fine del 2016.

 

A cura di Rossi Paolo


[1] Le condizionalità ex ante sono condizioni che la Commissione considera un pre-requisito necessario per un uso efficace ed efficiente dei fondi UE. I criteri sono i seguenti: Dispositivi per l’applicazione efficace delle norme in materia di aiuti di Stato; Dispositivi per la formazione e la divulgazione di informazioni al personale; Dispositivi per garantire la capacità amministrativa.

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