Percezione mafiosa tra gli studenti: l’indagine del centro studi Pio La Torre giunge al decimo anno
É ormai giunta al decimo anno l’indagine condotta dal centro studi Pio La Torre di Palermo sulla percezione mafiosa tra gli studenti. I dati, integralmente consultabili nel numero di Asud’Europa, scaricabile all’indirizzo www.piolatorreonlus.it., sono stati presentati a Roma lo scorso 14 Aprile 2016 nel corso di una riunione della Commissione Nazionale Antimafia, alla presenza del Presidente della Commissione, onorevole Rosy Bindi.
A condurre il questionario sono stati oltre duemila studenti partecipanti al Progetto educativo antimafia, promosso dal Centro Pio La Torre di Palermo, su un campione di circa 10mila studenti delle terze, quarte e quinte classi di alcuni istituti di scuole medie superiori di tutta Italia. I risultati? Quasi l’85% degli intervistati dichiara di non avere fiducia nelle istituzioni e nella politica; un considerevole 48% considera la mafia più forte dello Stato – un dato quest’ultimo costante nel corso delle annuali indagini elaborate dal centro – e soloil 31,5% spera ancora di poter sconfiggere il fenomeno. I politici locali sono degni di molta fiducia soltanto per il 3,4% dei ragazzi, quasi uguale il sentimento di sfiducia nei confronti dei politici nazionali (3,5%).
Il 47,8% ritiene il rapporto tra mafia e mondo della politica molto forte e il 45,7% abbastanza forte. Tutte risposte che evidenziano, nelle nuove generazioni, un senso d’impotenza e rassegnazione che trova la massima espressione nella risposta alla domanda la presenza della mafia può ostacolarti nella costruzione del tuo futuro?, dove il 36,75% ha risposto sì, molto.
Gli studenti, sia al centro-nord che al sud, puntano il dito contro il connubio “mafia-corruzione” che minaccia il loro futuro. Alla domanda quali sono le cause della diffusione del fenomeno mafioso, un considerevole 66% risponde la corruzione della classe politica locale; una percentuale altissima e oltremodo preoccupante se si considera l’aumento che ha subìto rispetto alle indagini degli anni precedenti.
Coerentemente, al quesito successivo, il 57,29% degli studenti identifica proprio nella corruzione della classe dirigente la causa principale della sopravvivenza del fenomeno mafioso, seguita dal clientelismo: ancora una volta, corruzione e criminalità organizzata sono percepite dalle nuove generazioni come due facce della medesima medaglia – una medaglia d’infamia, naturalmente. Pesano anche altri fattori: di natura economica, come la mancanza di opportunità lavorative (28%) e il basso livello di sviluppo (14%); o di ordine culturale, come la mentalità dei cittadini (41%), la poca fiducia nelle istituzioni (28%) e la mancanza di coraggio dei cittadini (24%). “Emerge negli studenti – scrive nel rapporto all’indagine il professore Salvatore Sacco, componente del Comitato Scientifico Pio La Torre – la sensazione di avere davanti un quadro corruttivo-criminale che si bilancia al sistema legale, considerato dunque equivalente, ad esempio, ad un concorso pubblico. I ragazzi sono d’accordo con questo sistema? Chiaramente no ma in molti sentono di non avere altre alternative”
Un gruppo di domande riguarda la fiducia diffusa ed il senso civico ed etico.
L’indagine conferma il ruolo fondamentale della scuola nella diffusione della cultura della legalità e per la conoscenza del fenomeno mafioso. A questo proposito, alla domanda Con chi discuti maggiormente di mafia, il 62,65% degli studenti afferma infatti di discutere di mafia nell’ambito scolastico mentre solo il 23,32% ne parla in famiglia. La categoria verso la quale si nutre maggiore fiducia è quella degli insegnanti (33,63%), seguita dalle forze dell’ordine (23,97%) e dai magistrati (20,70%). I dati indicano chiaramente come sia proprio l’impegno del corpo docente, rispetto anche a quello delle stesse famiglie, ad avere il ruolo più marcatamente attivo nell’azione di promozione della cultura della legalità e di forme di partecipazione attiva.
Quanto al senso civico, invece, a proposito delle raccomandazioni, uno studente su due (50,42%) prefirebbe la meritocrazia, sebbene alla domanda Cosa è più utile fare dovendo cercare lavoro nella propria città?, il 18,82% degli studenti abbia risposto rivolgersi ad un politico, mentre il 21,15% ad un mafioso.
“I risultati delle risposte complessive degli studenti – ha sottolineato Vito Lo Monaco, presidente del centro studi Pio LaTorre – da un lato offrono uno spaccato dell’evoluzione della loro percezione sulla negatività del fenomeno mafioso e del loro rifiuto di incontrarlo; dall’altro mostrano quanto sia cresciuta in questi giovani la consapevolezza che corruzione, mafia e politica siano strutturalmente sempre più collegate, che una rivoluzione legalitaria sia necessaria per lo sviluppo del paese.”
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