I Whistleblowers che salvano vite.

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 6 maggio 2016 1 Commento

Berlino, 4 maggio 2016.

Uno dei temi che ultimamente stiamo ponendo all’attenzione dei nostri lettori è il ruolo dei Whistleblowers. Denunciare i casi di corruzione cui si è testimoni è un qualcosa di molto coraggioso e per niente scontato. Essere portatori e referenti di qualcosa di sbagliato, rende in qualche modo sbagliati.

Ricordo che, quando ero una bambina, andare a dire alla maestra che un compagno di classe aveva copiato veniva considerato estremamente negativo. Chiunque l’avesse fatto diventava automaticamente la spia. Ricordo le canzoncine tipiche dell’infanzia “Chi fa la spia non è figlio di Maria” e nell’immaginario collettivo, chi faceva la spia non era una persona di cui fidarsi né tantomeno un amico. Ognuno doveva farsi essenzialmente gli affari propri. E adesso mi sembra così assurdo tutto. Perché, così piccoli, avevamo una convinzione del genere? Chi ci aveva mai detto che non bisogna fare “la spia”. Chi ce l’aveva insegnato? Sarebbe stata la soluzione giusta a farsi amici? Sicuramente. Ma a scapito di cosa? A scapito della nostra cultura di base, della nostra formazione mentale.

Uno studio realizzato dalla collaborazione tra la University of Pennsylvania, la University of California di Santa Barbara e la Johns Hopkins University ha provato a comprendere le differenti attività neurali che interferiscono con l’apprendimento (https://news.upenn.edu/news/penn-johns-hopkins-and-ucsb-research-differences-neural-activity-change-learning-rate). Dallo studio risulta che i bambini riescono ad apprendere più velocemente poiché le aree della corteccia prefrontale e della corteccia cingolata anteriore, responsabili dell’apprendimento, sono meno sviluppate. Perché quindi, invece di diffondere semplicemente messaggi sull’importanza dell’amicizia (sicuramente importante, per carità) non si fa tramite i filtri dell’integrità e della giustizia? La mia generazione è marcia in questo senso. Ma per fortuna le cose stanno piano piano cambiando e il ruolo delle scuole è attivo e positivo: sembra infatti che le maestre stiano cercando di istituire sistemi per proteggere i mini-whistleblowers dal loro essere esclusi se solo provano a seguire un loro istinto di giustizia innato, genuino e buono. Al tempo, si era “cattivi”. Perciò, si capisce come sia difficile cambiare attitudine da adulti, quando ormai la nostra personalità ed intelligenza è formata. Cambiare attitudine e non agire secondo i propri egoistici interessi. Cambiare attitudine e diventare voci testimoni di atti sbagliati.

Stamane ho letto un articolo che mi ha fatto rabbrividire non poco.

Un medico svedese di fama mondiale, membro del comitato per il conferimento del premio Nobel in fisiologia e medicina,, considerato due anni fa “il mago dei trapianti alla trachea” secondo il New York Times, sarebbe stato responsabile della morte di sei su otto pazienti sottoposti al suo trapianto di trachea. Uno dei due sopravvissuti sarebbe sotto cure intensive dopo il trattamento.

Il motivo? Negligenza scientifica, falsificazione di risultati di ricerche, condotta di esperimenti chirurgici senza alcuna approvazione etica, indicazione d’informazioni false sul proprio CV e ai propri clienti, molti dei quali hanno pagato con la loro vita.

Il chirurgo del famoso Karolinska Institute (KI) in Svezia è stato licenziato dopo essere stato denunciato all’istituto da quattro colleghi.

Ma non è stato facile. Dal 2014, anno in cui i quattro colleghi hanno denunciato per la prima volte le sue presunte malfatte, sono iniziate delle ricerche che non hanno portato a niente. L’istituto non ha mosso un dito. Anzi, come spesso succede nei casi di Whistleblowing, i dottori che hanno alzato l’attenzione sulla cattiva condotta del medico e hanno richiesto l’inizio delle indagini sono stati dismessi dalle loro posizioni.

Certo, dopo hanno ricevuto il premio dell’anno di Transparency International per Whistleblowers della Svezia ma a prezzo della perdita del posto di lavoro.

Hanno avuto coraggio e si sono fatti portatori di un qualcosa che inizialmente li ha fatti apparire colpevoli.

Le mie domande a questo punto sono:

E’ possibile che qualcuno possa arrivare ad uccidere delle persone pur di difendere i propri interessi e la propria immagine?

E’ possibile che delle persone possano rischiare il posto di lavoro e la loro vita per difendere l’interesse comune?

Cosa c’è di sbagliato nel sistema?

I Whistleblowers offrono un grandissimo servizio alla società. E il caso dei dottori svedesi è un buon esempio di chi ha il coraggio di parlare. E dovrebbero essere protetti e celebrati: i Whistleblowers salvano vite.

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sull'autore ()

Studentessa di Business Administration all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, 23 anni. Ancora non so chi sarò da grande. Per ora mi appassiono a tutto ciò che riguarda eticità, trasparenza ed integrità; sperando di poterne fare, un giorno e in qualche modo, il mio lavoro.

Commenti (1)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    un medico ungherese, il dotto Semmelweis, lavorava presso la Clinica Ostetrica di Vienna.
    Noto’ che un accurato lavaggio delle mani con l’uso dello spazzolino per le unghie e della soluzione di cloruro di calcio, prima di visitare le pazienti incinte, riduceva la mortalita’ per febbre puerperale, infezione che mieteva vittime nei reparti di ostetricia perche’ i medici non si pulivano le mani.
    Questo medico e’ stato licenziato! e’ morto in poverta’ perche’ offendeva il decoro della classe medica!
    dopo quaranta anni dalla sua morte, con le scoperte di Pasteur, il rettore dell’UNiversita’ di Vienna ha riconosciuto il valore della misura igienica indicata da lui, per prevenire l’infezione puerperale, infezione batterica.
    In tutte le attivita’ e specialmente in quella sanitaria, rilevare precocemente metodologie scorrette puo’ salvare vite umane perche’ una volta innescato il processo patologico basato sulla metodologia scorretta, gli effetti possono essere persino letali!

    ricordo con affetto il mio collega dott. Semmelwais, whistelblower della medicina, cirdondato da colleghi gretti ed incapaci di riconoscere il valore della Sua intuizione.

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