Gifts and presents. Pensieri pericolosi
Berlino. 28 marzo.
È una settimana che ho iniziato a lavorare per Zalando. Un lavoro trovato un po’ per caso un po’ con intenzione. Un lavoro che mi permette di stare ancora un po’ a Berlino, mentre finisco il mio Master. Ho un contratto a un anno e sono entrata a far parte del mondo degli adulti: otto ore al giorno, ferie fissate e poche. Per le prime due settimane ho seguito un Training per l’inserimento nella posizione. Oltre ad un indirizzamento sul contenuto pratico del lavoro, a tutti i dipendenti è richiesto di completare un training online su tutte le procedure e le politiche d’azienda, da tenere sempre in mente. Benissimo. Decido di farlo, ma con non troppo entusiasmo. Sono reindirizzata su una pagina dove un simpatico personaggio animato – Sam – mi guida nella lettura di alcuni documenti d’azienda. Uno di questi riguarda la Compliance d’azienda – Corruption, gifts and presents. Ed ecco che nella mia testa sento suonare tanti campanelli.
Slides e domande per testare la comprensione spiegano come prevenire e riportare eventuali casi di corruzione ai dipartimenti competenti di Zalando.
La musica di sottofondo ovviamente è che Zalando è assolutamente contro qualsiasi comportamento che sia, di per sé, poco integro. La pena per chiunque si trovi in situazioni compromettenti è intuibile: licenziamento immediato.
Ma ciò che ha suscitato in me un’epifania proustiana è stata la voce: “Gifts and presents”.
Dicembre 1997. Un giorno come tanti altri, se non per il fatto che ho cinque anni ed invece che essere a scuola, per qualche particolare motivo che non ricordo, sono a lavoro con mio papà (nell’azienda di famiglia; non so se in altre circostanze avrei potuto gironzolare per i corridoi di un’azienda come se nulla fosse). Varchiamo l’ingresso e subito ci imbattiamo in alcuni doni. Ceste di vimini, coperte da una leggera plastica da cui s’intravedono tutti i colori e si sentono tutti i profumi dei prodotti alimentari italiani per cui, già da piccola, avevo una particolare propensione. Non vedo l’ora di aprirli e studiarli uno ad uno. Al tempo, non pensavo che quei regali, in altri contesti e con altre dimensioni, potessero essere qualcosa di brutto.
Che poi, “brutto” è relativo. Andiamo con ordine.
Continuo a leggere:
Regali aziendali: ” […] non è possibile accettare regali che vengano fatti per instaurare e consolidare gli affari di lavoro né tantomeno per ringraziare un partner per il lavoro svolto […]”.
Sappiamo tutti che la corruzione può assumere diverse forme, ma mai mi ero soffermata davvero sui regali aziendali.
Fino a che punto un regalo si può considerare tale in senso puro e assoluto? Quand’è che diventa uno strumento per assicurare (e assicurarsi) un certo trattamento di favore rispetto a terze parti?
La legge ha cercato di porre un criterio quantificabile in modo da capire quando un regalo nasce da intenzioni che vanno oltre il trattamento legittimo dei rapporti con il proprio network di contatti. Un qualsiasi business (come qualsiasi rapporto umano) si fonda sui contatti ed è giusto che questi siano mantenuti e ci siano degli scambi cortesi in rispetto della collaborazione e del lavoro svolto. Quelle ceste erano assolutamente nella norma. Tuttavia, superato un limite di spesa, quel regalo è troppo. E inutile dire che un orologio regalato per Pasqua non è la mazzetta scambiata di mano in mano. È più subdolo e, perché no, forse più pericoloso.
Che succede quando il business va oltre i confini nazionali? Che succede quando ci s’incontra e si fanno affari con l’Asia, per esempio?
Regalare doni in Giappone è una tradizione prevalente in tutte le sfere della vita: nella famiglia e in tutte le relazioni significative, così come nei rapporti con le autorità politiche, istituzioni sociali e gente d’affari. Per tutto ciò, da un punto di vista etico, è molto difficile capire quando è opportuno fare o ricevere un regalo, che tipo di dono sia più opportuno o che tipo di prestazione lo stesso obblighi ad adempiere.
Ancora, in Giappone fare regali corrisponde ad una forma d’arte, rappresentante amicizia, rispetto e gratitudine. La cerimonia è quasi più importante; il regalo è sempre in una confezione, avvolto in carta di alta qualità e dato con grande rispetto. C’è l’aspettativa di ricevere un regalo al primo meeting e i regali saranno sempre parte degli affari aziendali tra due parti, nell’ottica di una lunga e durevole collaborazione.
Per non parlare della Cina.
“Fare un regalo è necessario per mantenere rapporti con i clienti e gli ufficiali governativi, altrimenti è molto difficile mantenere questo tipo di contatti” Michael Qin, Manager, Shangai.
Ed ecco che il “brutto” non è più così brutto. Anzi, è bello. E più è bello, più è importante. Ed è molto facile nascondere una mela marcia in un cesto di mele integre.
Ma bisogna accettare o no? Come si fa a capire quando c’è di mezzo la corruzione? Come si fa a capire se la mela marcia è stata messa di proposito nel cesto o se è stata solo una svista? Come si fa a rifiutare senza intaccare i rapporti d’affari?
Sicuramente c’è bisogno di fiuto. E sicuramente c’è bisogno di buon senso ed integrità morale nel valutare se accettare o no un regalo pretenzioso. Non c’è bisogno di dire che un rapporto basato sin dall’inizio da regali, per così dire, corrotti, non sarà un rapporto semplice e trasparente neanche nel suo proseguimento. Ad alcuni non interessa affatto. A costo di avere vantaggi personali e trattamenti preferenziali, si va contro le leggi dello Stato, le leggi di mercato; contro la concorrenza pura; contro la meritocrazia; contro l’etica e la morale. E nell’andare contro le regole, si rimane impigliati nelle regole. Le regole che automaticamente la corruzione crea. Le regole che da quel momento in poi dirigeranno il rapporto e porranno limiti e modi di fare. Sono abbastanza convinta che siano regole da cui sia molto più difficile svincolarsi rispetto alle prime. Ancora mi chiedo come si possa vivere serenamente nelle regole e con le regole della corruzione. Quali sentimenti, quali impulsi possono far davvero rendere felici in un’esistenza corrotta?
A ognuno, ovviamente, le sue scelte.
“The great source of both the misery and disorders of human life, seems to arise from over-rating the difference between one permanent situation and another. Avarice over-rates the difference between poverty and riches: ambition, that between a private and a public station: vain-glory, that between obscurity and extensive reputation. The person under the influence of any of those extravagant passions, is not only miserable in his actual situation, but is often disposed to disturb the peace of society, in order to arrive at that which he so foolishly admires. The slightest observation, however, might satisfy him, that, in all the ordinary situations of human life, a well-disposed mind may be equally calm, equally cheerful, and equally contented. Some of those situations may, no doubt, deserve to be preferred to others: but none of them can deserve to be pursued with that passionate ardour which drives us to violate the rules either of prudence or of justice; or to corrupt the future tranquillity of our minds, either by shame from the remembrance of our own folly, or by remorse from the horror of our own injustice.”
– Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments –
Tags: affari, corruzione, Etica, featured, regali, regali aziendali
l’ntegrita’ morale e una visione della vita alta, dedita alla cultura, all’arricchimento della propria esistenza con la bellezza della natura, con le emozioni e i sentimenti che la vita offre, richiede un percorso interiore di revisione continua volta a guardare oltre, a non farsi irretire e umiliare da condotte squallide che guastano e macchiano l’esistenza, che inquinano irrimediabilmente la qualita’ del viaggio meraviglioso che intraprende ognuno di noi che e’ la vita.
La scelta spetta ad ognuno di noi se dare alla vita la connotazione di percorso culturale esistenziale ricco, pieno, consapevole o di percorso misero e squallido volto ad arraffare e sopraffare gli altri!