Opernsecrets.org: obbiettivo trasparenza.

Nella categoria Lobbying da su 25 marzo 2016 0 Commenti

Cosa c’è dietro alle decisioni politiche? Come si può rendere i cittadini consapevoli della potenza dell’attività di lobbying? A queste domande il sito “Opensecrets.org” sembra aver trovato la risposta. Fondato nel 1993 da un gruppo di ricerca, assolutamente indipendente e autonomo, di Washington. La piattaforma si propone di registrare e diffondere gli effetti che i soldi e le lobby hanno su elezioni e sulla politica della pubblica amministrazione. Il loro motto è: “Money Talks. We Translate.”. Parafrasando Falcone, il sito invita a “seguire i soldi”, come consigliava il magistrato, non per trovare la criminalità, questa volta, ma almeno per spingere il maggior numero di persone possibili a prendere decisioni consapevoli, soprattutto in clima elettorale. Dati da consultare, che ci aiutano a capire dove e come agisce la politica. Sono presenti statistiche per ogni tipologia di decisione politica: dai movimenti pro-aborto, alle infrastrutture, alla sanità, eccetera. l settore finanziario è di gran lunga la principale fonte di contributi elettorali ai candidati e partiti federali, con le compagnie di assicurazione, i titoli e le imprese di investimento, gli interessi immobiliari e le banche, che insieme forniscono la maggior parte del denaro. Il settore contribuisce con somme abbondanti per entrambe le parti sia repubblicane che democratiche, con i primi che per tradizione raccolgono di più dei secondi. Come però raccogliere tutti questi dati? Da quanto riportato sul sito ci sono tre metodi per collezionare i dati. I primi due utilizzano la definizione di lobbying contenuta nel Internal Revenue Code che si riferisce a tutte quelle spese con l’intento di influenzare il procedimento legislativo fatte da enti detentori di sgravi fiscali. Quindi i primi due metodi sono identici per definizione di attività di lobbying ma differiscono perché il primo metodo si applica ai gruppi di profitto o interesse(ad esempio le cooperative), il secondo sui gruppi no-profit. In questo caso parliamo di lobbying indiretto volto ad influenzare le masse e i movimenti attraverso una spinta ideologica più che monetaria. La terza classificazione, quella più numerosa, riguarda il lobbying diretto, dettata dal Lobbying Disclosure Act, che definisce lobbista ogni individuo dipendente o ingaggiato da un cliente con compenso finanziario o altro. L’ultima raggruppa la maggior parte dei casi, creando ovvie difficoltà nel confronto tra le categorie. Il sito è comunque ottimo, riuscendo ad ovviare agli errori consultando gli atti del Senato e le organizzazioni di chiarimento a riguardo. Un meccanismo quasi perfetto, da imitare, che assicura a tutti i cittadini trasparenza ed informazione, rigorosamente indipendente ed apartitica.

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Vivo a Roma, studio Economia. Amo tutto ciò che riguarda il circostante. Credo in una rivoluzione culturale più che politica e attraverso questo progetto voglio contribuire ad essa.

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