LAVA JATO: la “mani pulite” brasiliana che potrebbe coinvolgere la famiglia Lula
Non c’è due senza tre, verrebbe da dire! Non finiscono i guai giudiziari dell’ex presidente Brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.
Inizialmente accusato di essere coinvolto nello scandalo “Mensalao” (in cui il Partito dei lavoratori (Pt) avrebbe pagato in nero, con fondi pubblici, alcuni esponenti di altri partiti brasiliani affinché votassero in Parlamento leggi che non avrebbe potuto far approvare perché non aveva la necessaria maggioranza), e successivamente nel presunto “traffico d’influenza all’interno del Brasile e traffico d’influenza nelle transazioni commerciali internazionali”; questa volta la magistratura brasiliana ha accostato il nome di Lula all’inchiesta “Lava Jato” (letteralmente autolavaggio) guidata dal giudice federale Sergio Moro, che ha dichiarato di avere come modello Antonio Di Pietro, e che a partire dal marzo 2014 ha portato in carcere una cinquantina di colletti bianchi brasiliani.
Lava Jato è stata ribattezzata “la madre di tutte le tangenti brasiliane” che dal colosso petrolifero Petrolero Brasilero (meglio conosciuto come Petrobras) sarebbero state veicolate dal Partito dei Lavoratori (Pt) per corrompere politici di spicco, e per l’ottenimento di ricchissimi appalti edilizi. Emblematico fu a tal proposito l’arresto di Otavio Marques, presidente di una società di costruzioni, reo confesso del pagamento di tangenti per ottenere l’assegnazione dei contratti per la costruzione di tre stadi di calcio (utilizzati nei recenti Mondiali di calcio), di ferrovie e raffinerie.
Nell’inchiesta spicca anche il nome della ex first lady di origini italiane, Marisa, sospettata di aver ricevuto tangenti da Petrobras sotto forma di immobili e conferenze all’estero pagate profumatamente.
Secondo indiscrezioni, l’inchiesta potrebbe coinvolgere l’attuale Presidentessa Dilma Rousseff, che è stata a capo dell’azienda proprio nel periodo cui fanno riferimento i fenomeni corruttivi descritti dall’ex manager di Petrobras, Pedro Barusco, le cui dichiarazioni fanno risalire al 2003 le prime mazzette.
Alla luce di quanto descritto, non stupisce la visita “precipitosa” della Presidentessa Rousseff a casa del suo predecessore, il giorno dell’interrogatorio di quasi quattro ore (VIDEO) a cui è stato sottoposto dal Giudice Moro; né tantomeno sembra casuale la sostituzione del ministro della Giustizia, José Maria Cardozo (accusato da Lula e dal Pt di non aver fatto abbastanza per frenare l’impeto giustizialista di Moro) con il Procuratore Wellington Cesar, considerato molto vicino al ministro della Casa civile (all’incirca, quel che da noi sarebbe un sottosegregretario alla Presidenza del Consiglio), Jacques Wagner (e quindi, a Lula).
Va tuttavia sottolineato che il governo Rousseff ha recentemente adottato misure molto drastiche per contrastare il fenomeno corruttivo e prevenire futuri scandali. Ricordiamo a titolo di esempio il pagamento di ammende fino al 20% dei profitti totali, e il sequestro di tutti i beni; oltre all’impossibilità di ricoprire posizioni governative se non si ha una fedina penale immacolata o se si hanno procedimenti penali in corso.
Per approfondire l’argomento, si suggerisce la lettura degli articoli pubblicati da:
- Adriano Aquilini http://anticorruzione.eu/2015/07/lula-indagato-per-traffico-dinfluenza/
- Giorgia Filippucci: http://anticorruzione.eu/2015/03/brasile-in-piazza-la-corruzione-si-veste-di-giallo-verde/
- Francesco Fazzi: http://anticorruzione.eu/2015/05/nuove-misure-anticorruzione-ecco-come-in-brasile-si-reagisce-allo-scandalo-petrobas/
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