Registro dei lobbisti europei. Una questione ancora da definire.
Nel 2011 è stato istituito il Registro per la trasparenza congiunta europea, nato dall’unione del Registro per la trasparenza (istituito dal Parlamento Europeo nel 1995), e dall’omonimo registro istituito dalla Commissione Europea nel 2008.
Nel 2014 il Presidente Jean-Claude Juncker ha messo al centro dell’agenda politica la questione della trasparenza del regolamento delle attività di lobbying, impegnandosi a presentare una proposta di un registro obbligatorio entro il 2016 e iniziando da subito a pubblicare le informazioni riguardanti le riunioni dei commissari europei e dei direttori generali con i lobbisti.
Questa iniziativa è stata riconosciuta come una misura efficace all’esigenza di trasparenza da parte di coloro che considerano il lobbying e la responsabilità del processo decisionale come due fenomeni collegati in un rapporto di causa-effetto, in cui più le attività dei gruppi di pressione sono trasparenti, più il processo decisionale è percepito come responsabile.
Si dibatte ancora su due punti che ad oggi rimangono irrisolti: non vi è una concezione condivisa riguardo i confini della trasparenza delle attività di lobbying; si discute su quello che dovrebbe essere il migliore approccio per regolamentare le attività di lobbying.
I registri delle attività di lobbying sono spesso criticati a causa dell’incompletezza e inesattezza delle informazioni che offrono. Negli Stati Uniti, ad esempio, i registri sono obbligatori, ma molti lobbisti hanno annullato la loro iscrizione al registro federale come conseguenza dell’inasprimento delle norme federali che disciplinano la trasparenza delle attività di lobbying.
Per approfondire il tema, si segnala il lavoro di Gianluca Sgueo “HOW LOBBYING TRANSPARENCY BENEFITS INSTITUTIONAL ACCOUNTABILITY – THE EUROPEAN UNION CASE” (ENG version only)
Tags: featured, Juncker, lobbying, Parlamento Europeo, trasparenza, Unione europea