Percezione mafiosa fra gli studenti: lo spaccato sociale del centro studi Pio La Torre (Parte II)
Sono stati oltre diecimila gli studenti di tutta Italia a partecipare all’indagine sulla percezione mafiosa condotta dal centro studi Pio La Torre di Palermo. Nel corso dell’articolo “Percezione mafiosa tra gli studenti: lo spaccato sociale del centro studi Pio La Torre, parte I”, abbiamo analizzato le principali indicazioni emerse dall’indagine. Passiamo ora ad occuparci di altre interessanti riflessioni sollevate dal sondaggio, considerando anche il commento del Presidente della Republica, Sergio Mattarella, ai risultati dell’indagine.
Alla domanda “secondo te, quali sono le cause della diffusione del fenomeno mafioso nelle regioni centro-settentrionali?”, un considerevole 68,14 % risponde appropriatamente la corruzione della classe politica locale; una percentuale altissima e oltremodo preoccupante se si considera l’aumento che ha subìto rispetto all’indagine dello scorso anno, quando si era registrato un già elevato 66% .
Coerentemente, al quesito successivo, il 57,29% degli studenti identifica proprio nella corruzione della classe dirigente la causa principale della sopravvivenza del fenomeno mafioso, seguita dalla mentalità (38,10%) e dalla mancanza di coraggio nei cittadini (33,69%).
“Alle attività illegali direttamente gestite dal crimine organizzato – sottolinea nella sua analisi Adam Asmundo, docente di Economia alla facoltà di Scienze politiche di Palermo – si sommano e si intrecciano nelle percezioni e nelle opinioni degli intervistati ordinarie e diffuse attività legali, che si rivelano ormai più o meno intensamente inquinate dal crimine organizzato, dalla corruzione o da entrambi.” Le risposte al questionario dimostrano, allo stesso tempo, quanto la mafia sia cambiata nel corso degli anni e quanto lucidamente tale evoluzione sia avvertita dalle giovani generazioni. Gli intervistati appaiono perfettamente consapevoli del progressivo diffondersi del fenomeno mafioso nel tessuto civile ed economico del paese, con effetti devastanti in termini di inquinamento dell’onestà delle decisioni pubbliche e della correttezza del vivere civile.
Ma l’indagine lascia spazio anche a possibili misure risolutive. Le principali azioni di contrasto vengono individuate dagli intervistati nel non sostenere l’economia mafiosa (41%), colpire la mafia nei suoi interessi economici (24%), combattere la corruzione e il clientelismo (21,79%), educare i giovani alla legalità (17,79%).
Le indicazioni politiche suggerite dagli studenti, sebbene tratteggino soluzioni possibili, tuttavia confermano, ancora una volta, il ruolo chiave svolto dai fattori economici, associati all’auspicio di una società finalmente libera dai veleni della corruzione e dell’illegalità.
I risultati dell’indagine sono stati presentati al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da una delegazione del centro studi Pio La Torre, presieduta da Vito Lo Monaco.
“L’indagine – ha commentato il Capo dello Stato – mostra purtoppo segnali di sfiducia provenienti dalle nuove generazioni nei confronti del mondo della politica”.
“Nel contempo, le risposte fornite dagli studenti – ha aggiunto – evidenziano una coscienza civica consapevole, capace di cogliere il pericoloso effetto che la corruzione può determinare nella propagazione del fenomeno mafioso.”
“La politica – ha concluso Mattarella – ha dunque davanti a sé una sfida, quella di saper conquistare la fiducia dei giovani, la stessa fiducia che i ragazzi intervistati dichiarano nei confronti dei loro insegnanti.”
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