Il prezzo della corruzione a Pescara – Intervista a Gabrielli e Cantone

Nella categoria Italia da su 2 dicembre 2015 1 Commento

La corruzione come stile di governo è stato il tema caldo dell’evento a Pescara di Repubblica dove gli invitati Giancarlo De Cataldo e Franco Gabrielli, messi a fattor comune per il fatto di aver svolto diversi incarichi e per avere diverse visioni, hanno commentato anche l’indagine di Roma Capitale, amministrazione pubblica e la gestione del giubileo.

Si inizia dal prefetto Gabrielli il quale spiega che nonostante partecipi a numerose riunioni e municipi non sente mai parlare dell’indagine Mafia Capitale. Afferma che “Sono problemi che mordono le persone e sono antichi. L’ultimo problema risale a 40 anni fa. La situazione è grave anche perché ci si vende per poco”.

L’onestà della classe politica è centrale per governare perché condizione necessaria; coadiuvata da una conoscenza della città e delle persone che gestiscono i gangli della macchina amministrativa. Questa sarebbe composta da un architrave di 15 dipartimenti, 15 municipi, tutti gli uffici di staff per un totale di 50 mila dipendenti.

Il tutto è esacerbato da un consociativismo perverso tra tutti i soggetti – parte politica, sindacale, amministrativa  – che porta a vivere e a svolgere il proprio lavoro non per l’interesse generale, bensì per spartire e accaparrare potere che ha ben poco a che fare con l’obiettivo primario. Ed il giudice De Cataldo poeticamente sintetizza “che schifo – disse l’indignato – sputando nella sputiera”.

A tarda mattinata si arriva all’evento clou con l’intervista al Presidente A.N.AC.

L’intervista a Raffaele Cantone inizia con una domanda del direttore Ezio Mauro sulla stima della corruzione, citata da su quanto aveva affermato la Corte dei Conti. La stima ammonterebbe a 67 miliardi, ovvero la metà di quella europea. Questo fantasma che aleggia in Italia gira da un po’ di anni ma non c’è verso di fermarlo (qui si spiega il dettaglio). Questa stima viene immediatamente smentita dal presidente A.N.AC. perché sbagliata, in quanto troppo semplicistica e non applicabile al caso italiano.

Cantone afferma di credere in un cambio di trend nella situazione italiana per via di alcune situazioni che si stanno muovendo. L’A.N.AC. avendo un’obbligazione di mezzi (ovvero che non risponde di risultati) ha istituito una sezione apposita di collaborazione con la Guardia di finanza ed una vigilanza collaborativa, un Istituto nuovo destinato alle stazioni appaltanti, dove è la stessa A.N.AC. a controllare se una impresa è adatta a partecipare alle gare. Questo lavoro è stato molto apprezzato da tutti: “Abbiamo la fila per farsi controllare. Ci sono molti strafalcioni ma denota la voglia di cambiare” afferma il Presidente dell’Autorità a conferma del fatto che c’è una parte del paese che funziona bene e che non guarda in faccia a nessuno. Sono le Iistituzioni a tenere dritta la schiena del paese.

Secondo Cantone abbiamo iniziato effettivamente la battaglia contro la mafia quando siamo riusciti a far cambiare la visione delle persone su di essa, ovvero quando questi l’hanno associata ad un male comune. È il cambiamento culturale che fa la differenza. Si deve fare la prevenzione perché altrimenti non si cambia e si permette la c.d. teoria Darwiniana che ha permesso, dopo il 1992, di far sopravvivere i corruttori più flessibili e bravi.

L’intervista si conclude con l’opinione di Cantone sull’innalzamento del tetto del contante. “Sbagliato innalzare il tetto del contante” afferma. Sarebbe sbagliato non perché vi sia un effetto causale diretto che consente più spazio al pagamento in nero bensì perché interrompe la “stabilità normativa”. Bisogna essere chiari e continui nel trattare il tetto come un simbolo. Facendo come si è fatto, si fa passare l’idea che purché si spenda tutto va bene. Ciò implica che per ragioni di bilancio non si possono cambiare le regole. La politica, in questo senso, dovrebbero essere indirizzata, secondo Cantone “non alla bassa cucina  ma a grandi scelte”.

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Studio economia internazionale, credo fermamente in questo progetto per una diffusione dell'informazione su tematiche importanti quali l'integrità e la cultura. "Se prima ti ignorano, poi ti deridono, quindi ti combattono. E alla fine hai vinto."

Commenti (1)

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  1. avatar salvatore perretta scrive:

    e’ il cambiamento culturale che fa la differenza . concordo con il dott.Cantone ma il problema e’ che non solo e’ un fatto a divenire,sicuramente molto gradualmente, ma si sente parlare di cambiamento culturale da generazioni questo e’ il dilemma.un cambiamento culturale ,che matura molto lentamente,deve trovare sostegno vero nelle attivita’ di prevenzione controllo e punitive.quando si vede che l’attivita’ corruttiva,una volta scoperta,trova facile scappatoia attraverso prescrizione e sconti di pena , che offendono la dignita’ di chi lavora onestamente ,il tanto decantato cambiamento culturale deve per forza rallentare o bloccarsi.come si fa’ a pretendere di vivere nella legalita’quando c’e’ gente che vive quasi impunemente di malaffare permettendo a queste persone di controllare e compromettere lo sviluppo .del paese.sicuramente una parte del popolo,altrimenti non ci sarebbe l’emergenza corruzione,sara’ portata a convincersi che l’onesta in certi ambiti non paga anzi si rimane tagliati fuori e addio lavoro.secondo il sottoscritto il pacchetto vincente per emarginare corruzione/concussione e': controlli severissimi specifici per ogni attivita’e nell’ambito della stessa specifici per realta’ ambientale,prevenzione e punizioni serie e certe con attivita’ carceraria finalizzata seriamente al recupero .

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