Lunedì, Martedì, Mercoledì….nero: La corruzione che disturba i mercati finanziari
Le Borse cinesi in questi giorni hanno portato a Pechino la repressione contro chi minaccia la «crescita nazionale». Dalle prime svalutazioni competittive per facilitare l’export la situazione si è compromessa per il fatto che l’utilizzo della leva del cambio genera negli operatori ed investitori aspettativa futura che il cambio verrà utilizzato ancora (Questo dà la possibilità ad azioni speculative). Così è successo per altre due volte nel giro di pochi giorni, da qui un tracollo a non finire. A una settimana dal Lunedì nero (24/8/2015) – dove io aggiungerei anche Martedì, Mercoledì e Giovedì (vedi grafico) – la riapertura dei mercati ha confermato i timori degli investitori riguardo ai c.d. fondamentali dell’economia cinese che sono oramai stazionari se non anche in calo: calo dell’export, della produzione industriale, dei consumi interni e prezzo degli immobili e debito pubblico che da due giorni è stato limitato tramite una legge a 2,5 mila miliardi di dollari del 2015.
Ma questo non è tutto.
Ad alimentare l’incertezza globale però ora è l’inedita risposta delle forze dell’ordine alla crisi. Le autorità hanno fatto seguire decine di arresti e di confessioni pubbliche nelle ultime settimane. I manager delle più importanti società di brokeraggio sono finiti in carcere ed alti funzionari del governo confidano che l’imputazione finale potrebbe essere quella di «alto tradimento degli interessi dello Stato» che in Cina vale l’ergastolo.
I casi ufficiali di «sospetta manipolazione del mercato» sono 22 tra cui Liu Shufan, capo della commissione nazionale di vigilanza sulle contrattazioni (omologo della C.O.N.S.O.B.) accusato di corruzione (www.repubblica.it del 1/9/2015 – «Pechino arresta trader e blogger “È tutta colpa vostra”»). Lo stesso Shufan ha confessato in diretta tv, raccontando di aver sfruttato notizie riservate per arricchirsi con la compravendita di azioni (www.bloomberg.com)
Liu ha anche presumibilmente utilizzato 10 milioni di yuan (circa 1 milione e mezzo di euro) di fondi presi in prestito da un amico per comprare azioni delle società attraverso conti altrui. L’operazione ha generato un ritorno di 3 milioni di yuan (500 mila euro) in quattro giorni, di cui Liu ha intascato 1 milione di yuan (circa 140 mila euro). Ha utilizzato informazioni privilegiate circa le aziende giuste per fare diversi milioni di yuan di profitti illeciti. (ww.scmp.com).
Figura:1 variazione percentuale cumulata del valore azionario – da Lunedì 24 Agosto 2015(cliccare per ingrandire)
A vedere da come si siano messe le cose è si vero che l’economia cinese non stia registrando le sfavillanti performance degli anni precedenti ma tutto ciò che sta accadendo non accade principalmente per questo. Mentre le Borse europee e Statunitensi hanno avuto un crollo tra Lunedì e Giovedì e poi riassorbito il Venerdì e di ammontare molto più lieve rispetto alla Cina, quest’ultima ha sempre peggiorato senza prove di rimbalzo. Altri fattori e presumibilmente l’alto numero di arrestati, tra cui corrotti, hanno influenzato molto di più le aspettative degli operatori in negativo. Le istituzioni cinesi con un po’ di prevenzione anticorruzione e con una migliore legislazione sui rapporti tra istituzioni e mercati forse avrebbe mitigato tutto ciò. La situazione fa pensare su cosa può generare una sequenza di eventi del genere, dall’utilizzo del cambio all’arresto di corrotti.
Di sicuro a milioni di cinesi basta infilare una mano in tasca per accertare che la frenata del loro reddito non è un’invenzione.
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