La Via della Seta: nuova cintura economica
Oltre i nostri confini nazionali, sta rinascendo la Via della Seta: la Cina ha avuto il merito di creare una “cintura economica” con un sufficiente bacino di funzionari. Stiamo parlando dell’ Aiib – l’Asian infrastructure investiment bank – . La nuova banca per lo sviluppo promossa dalla Cina sta muovendo i primi passi, l’elenco dei Paesi fondatori è stato completato e tra questi fa parte anche l’Italia. L’Aiib è considerato da molti come soluzione alternativa alle tradizionali istituzioni finanziarie internazionali a trazione statunitense, ossia il Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Banca asiatica per gli investimenti.
La nascita dell’Aiib è accompagnata dal rilancio della Via della Seta. Si tratta della One Belt one road, che dovrà collegare l’estremo oriente all’Europa e all’Africa attraverso l’Asia centrale-meridionale. Con l’espressione “one belt” si intende un percorso ferroviario e con “one road”, una serie di tratte marittime chiamate da Pechino “la Via della sera marittima del XXI secolo”. Come corollario c’è un fondo per lo sviluppo di 40 miliardi di dollari, destinato a finanziare progetti infrastrutturali.
Sullo sviluppo dei legami tra la Repubblica Popolare e la nostra nazione, nel corso del 2014 e nei primi mesi del 2015 ci sono già state diverse analisi che hanno passato in rassegna le acquisizioni cinesi in Pirelli, Cdp reti e le partecipazioni della People’s bank of China in Eni, Enel, Generali, Fiat, Telecom tutte poco sopra del 2%. Mentre, sul quadrante orientale l’adesione della Corea del Sud è espressione di un rinnovato rapporto con i cinesi, che si va sostituendo alla tradizionale alleanza sino-nordcoreana. Riamane fuori da questo contesto il Giappone, sebbene ci sia la possibilità che Tokyo approfondisca le discussioni su una qualche forma di collaborazione. Ipotesi questa che ha fatto scattare la reazione statunitense, nonostante negli ultimi tempi Washington abbia cercato di smussare le ostilità contro l’Aiib.
Apparentemente ci sarebbe una vittoria per Pechino che tuttavia, secondo il Financial Times, non ha battuto rivali su tutta la linea. La Cina non è infatti riuscita a ottenere un ruolo maggiore nelle istituzioni esistenti e ne ha dovuto creare una nuova. Inoltre, ha dovuto rinunciare al diritto di veto per attirare i partner che gravitano nella sfera di influenza di Washington. Da ultimo ha dovuto affrontare anche un ostacolo che viene definito da alcuni cinesi “interno”, cioè l’adesione di Taiwan come membro fondatore che è stata respinta. Tuttavia, è da specificare che la richiesta di adesione taiwanese è arrivata con il nome di “Chinese Taipei”: Pechino si dice pronta a riconsiderare la proposta se i taiwanesi sceglieranno un nome adeguato.