Cara di Mineo: cinque indagati per corruzione

Nella categoria Maladministration e sprechi da su 23 luglio 2015 0 Commenti

Il Centro di Accoglienza per richiedenti Asilo di Mineo rientra nell’occhio del ciclone. Dopo gli scandali di Mafia Capitale, cinque persone, tra le quali il primo cittadino del paese, sono indagate per corruzione nell’ambito della gestione del centro siciliano. L’avviso di conclusione delle indagini è stato inviato ad Anna Aloisi (sindaco di Mineo di Ncd), Paolo Ragusa (ex presidente del consorzio Sol. Calatino, che gestisce il Cara), Luana Mandrà (consigliere comunale ed ex assessore di Mineo), Maurizio Gulizia (ex assessore del paese) e anche l’ex sindaco di Mineo, Giuseppe Mario Mirata.

Ragusa e Gulizia sono accusati di istigazione alla corruzione. Infatti, come si legge dall’avviso del procuratore di Caltagirone, “promettevano a Mario Agrippino Noto, consigliere comunale di minoranza del Comune di Mineo, senza ricevere accettazione, un posto di lavoro presso il Cara di Mineo in favore della sua fidanzata Teresa D’Amplò, se avesse, il primo, accettato di passare dalla minoranza alla maggioranza nell’ambito del Consiglio comunale del predetto comune”. Secondo l’accusa, quindi, si sarebbero promessi posti di lavoro in cambio di passaggi politici tra minoranza e maggioranza.

Inoltre, Ragusa, insieme a Mirata, è accusato “perché, in concorso tra loro, il secondo, su incarico del primo, prometteva a Luana Mandrà, senza ricevere accettazione, un posto di lavoro a tempo determinato di natura dirigenziale presso il Cara di Mineo se avesse accettato di passare nel gruppo “Uniti per Mineo” nell’ambito del Consiglio comunale”. Mandrà avrebbe dovuto passare così dalla minoranza alla maggioranza.

Mandrà, in un primo momento, non avrebbe accettato questa offerta ma un’altra: sarebbe diventata assessore alla Pubblica istruzione sempre in cambio di passaggi sospetti all’interno del Consiglio comunale. Dopo qualche mese si dimette e comincia a raccontare tutto agli inquirenti.

Gli accusati avranno a disposizione 20 giorni per difendersi, ma una cosa è chiara: il business degli immigrati, che ha destato scalpore nell’inchiesta di Mafia Capitale, continua a mostrare il suo lato peggiore.

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Ho 23 anni e sono un giornalista praticante dal 2013. Studio Scienze dell'Informazione, della Comunicazione e dell'Editoria all'Università di Tor Vergata. Laureato in Lettere presso lo stesso Ateneo. Mi occupo principalmente di giornalismo d'inchiesta e di reportage in giro per l'Italia.

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