Marocco: giro di vite sulla corruzione

Nella categoria Estero da su 25 giugno 2015 0 Commenti

Il Marocco sta avviando una forte campagna di sensibilizzazione verso la cittadinanza per contrastare i fenomeni di corruzione nel paese, una pratica molto diffusa nello Stato nordafricano. Secondo “Transparency International” il Marocco è 80esimo su 175 Stati presi in considerazione per quel che riguarda l’indice di percezione della corruzione (Cpi), che riflette quanti fenomeni di malaffare avvengono in un determinato paese (http://www.transparency.org/country/#MAR). Inoltre, il livello di percezione dei cittadini del livello di corruzione è molto alto: solamente il 18% della popolazione pensa che il governo si stia attivando per contrastare questo fenomeno negli uffici pubblici e governativi. I luoghi in cui la corruzione imperversa maggiormente sono i Palazzi di Giustizia e gli uffici amministrativi (http://www.transparency.org/country/#MAR).

Proprio per far aumentare la fiducia dei cittadini marocchini verso il governo, il governo ha varato una legge che introduce un numero verde contro la corruzione (08.00.00.47.47). Chiamando questo centralino i cittadini potranno denunciare fenomeni di corruzione che hanno avuto modo di constatare. Queste segnalazioni verranno analizzate da un comitato che valuterà quali prendere in considerazione e quali scartare, dopo un’accurata serie di indagini.

La Giustizia marocchina, quindi, creerà un vero e proprio filo diretto con la popolazione. Chi non si fida del numero verde, può compilare un modulo nel quale descriverà il fenomeno di corruzione al quale ha assistito.

Il rischio di questa manovra, però, come in tutti i Paesi in cui si può denunciare un fenomeno di corruzione, è quello che riguarda le vendette personali: si potrà denunciare un fenomeno di corruzione, anche se non è mai esistito, per destabilizzare o accusare ingiustamente i propri concorrenti commerciali o economici, o anche una persona che si vuole colpire in qualche modo. Inoltre, c’è la seria possibilità che questa pratica intasi gli uffici amministrativi, che dovranno vagliare centinaia di pseudo-denunce.

Le contestazioni di piazza, che poi portarono alla Primavera araba, vertevano anche sul fatto che lo Stato marocchino fosse altamente corrotto. Dopo le nuove elezioni, il governo aveva già inasprito le pene, aumentando gli anni di carcere per corruzione a un massimo di 5 (articolo 36 del nuovo Codice penale).

Un anno fa, inoltre, gli esperti del Consiglio d’Europa, avevano constatato che “a parte alcune iniziative interne in alcune istituzioni pubbliche, non vi è ad oggi una politica nazionale, a medio lungo termine, per la lotta contro la corruzione in Marocco. La mancanza di un simile approccio al fenomeno è tra le ragioni del bassissimo numero di condanne”. Adesso il Marocco cambia passo, sperando di eliminare il problema endemico della corruzione: è ancora un piccolo passo ma la strada è quella giusta.

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Ho 23 anni e sono un giornalista praticante dal 2013. Studio Scienze dell'Informazione, della Comunicazione e dell'Editoria all'Università di Tor Vergata. Laureato in Lettere presso lo stesso Ateneo. Mi occupo principalmente di giornalismo d'inchiesta e di reportage in giro per l'Italia.

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