Il senso del denaro à la Émile Zola
Come si legge nel romanzo, Il denaro di Émile Zola del 1904, uno dei personaggi, «Madame Caroline ebbe un’improvvisa illuminazione: capì che il denaro era il concime con cui cresceva l’umanità del futuro. (……) Se laggiù suo fratello era felice, se cantava vittoria in mezzo ai cantieri che si organizzavano, alle costruzioni che sorgevano dal suolo, era perché a Parigi il denaro scorreva a fiumi e corrompeva tutto, nella febbre del gioco e della speculazione». Il protagonista del romanzo di Zola, Aristide Saccard, è un truffatore di prima grandezza, che approda a Parigi deciso a rivalersi delle disavventure patite in passato architettando una grande speculazione finanziaria: conquista subito la Borsa, fondando niente meno che una Banca universale e seduce uomini e donne grazie alle promesse di espandere i propri affari in Occidente e in Oriente. È una rincorsa alle altalenanti speculazioni di Borsa, agli aumenti e ribassi di capitale fasulli e di fondi neri.
Sarà proprio Caroline a cedere al fascino del truffatore, fino all’inevitabile bancarotta che investirà Saccard, alla fine della vicenda. La vicenda sembrerebbe molto simile al recente film The Wolf of wall street perché mette in evidenza il lato “stupefacente’’ del denaro. Tuttavia, a mio avviso, sarebbe sbagliato interpretare tale questione in questo modo. Il denaro è mezzo di scambio, e di per se non è detto che generi corruzione. Ciò che potrebbe farlo è il senso di ricchezza che ogni persona pensa che potrà avere in futuro, dopo aver pagato la “mazzetta’’. Il senso del denaro potrebbe essere ben diverso da quello della ricchezza e molto più etico di quanto si creda perché permette, banalmente, l’acquisto e la vendita di beni. Non è lo strumento in se il problema, ma come lo si usa.