L’uso dei media per combattere la corruzione: il sito indiano “I paid a bribe”
Il successo iniziale del sito indiano “I paid a bribe” (ho pagato una mazzetta) supporta le speranze di chi crede che i media possano costituire una via per combattere la corruzione. Lanciato nell’Agosto 2010, il sito invita i cittadini a riempire un questionario online per dichiarare le circostanze in cui gli è stata richiesta una mazzetta, l’ammontare domandato e se infine hanno pagato o meno. La risposta in principio è stata molto positiva: chi denunciava di aver pagato 12000 rupie (circa 200€) per registrare un contratto d’affitto, chi 700 rupie (10€) per la verifica di una richiesta di passaporto. I primi sei mesi hanno registrato più di 5000 denunce, portando il sito ad ottenere ampia risonanza mediatica.
Ma due anni dopo il lancio, il traffico sul sito è drammaticamente precipitato e gli sponsor hanno iniziato a dubitare della sua utilità. Sebbene deprimenti, fallimenti come questo non sono così sorprendenti, date le difficoltà da affrontare per ottenere risultati nella lotta alla corruzione. La sfida più grande consiste nel persuadere le autorità a fare qualcosa quando le denunce verso un particolare luogo di lavoro sono elevate. L’assunto è che il potere della visibilità e la gogna mediatica a cui vengono sottoposti insieme alla forza delle proteste popolari costringano all’azione di governo. E infatti segnali positivi sono arrivati quando sono stati apportati alcuni cambiamenti nel settore burocratico e in quello dei trasporti pubblici.
Tuttavia, questi due casi appaiono gli unici esempi di interventi seguiti alle denunce online e le riforme sono state realizzate subito dopo la creazione del sito, quando l’attenzione pubblica era alta. L’esperienza di “I paid a bribe” dimostra proprio che serve un’enorme quantità di pubblicità per generare la pressione necessaria a far sì che le autorità intervengono.
È la mancanza di risultati a spiegare il crollo degli utenti: perché perdere tempo ed energie per lamentarsi, se nulla cambia? Questo alimenta un circolo vizioso per cui minori riforme conducono a minori denunce, ma minori sono le denunce, meno le autorità sono spinte a prendere in mano la situazione.
Luoghi come questi possono aiutare a costruire una comunità anticorruzione che sia capace di applicare la pressione pubblica e politica richiesta per debellare il fenomeno: questo è più che sufficiente per giustificare lo sforzo.
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