Uno sguardo ai virtuosi: la Danimarca

Nella categoria Estero da su 7 marzo 2015 0 Commenti

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Molto spesso ci ritroviamo a parlare di quanto i paesi europei siano corrotti, di quanto la corruzione sia un problema diffuso, di quanto paesi come l’Italia e la Grecia soffrano di questo terribile male. Non si parla però molto spesso di quei paesi che sono in vetta alla classifica e che sono un esempio per tutti gli altri. Guarda caso ben 5 dei primi 6 paesi nella classifica del Corruption Perception Index sono europei e al primo posto si trova la Danimarca. Viene da chiedersi, allora, quale sia la “ricetta” che fa risultare questo paese il più virtuoso tra tutti i paesi considerati nella classifica di Transparency International. E’ proprio ciò che fa la Commissione Europea nell’annex all’EU Anti-Corruption Report del 3/2/14 dedicato alla Danimarca. Analizziamo e riassumiamo in breve i punti principali di tale allegato.

Il sistema legislativo danese appare ben sviluppato e il diritto penale danese copre ogni forma di reato di corruzione contenuta nella Convenzione Penale sulla Corruzione (Council of European Criminal Law Convention on Corruption) e nel Protocollo Addizionale eccetto il traffico di influenza.

Nel 2013, il Parlamento ha adottato degli emendamenti legislativi intesi a rinforzare la prevenzione, l’indagine e la persecuzione dei crimini economici. Per quanto riguarda la pena per la corruzione attiva, questa è stata aumentata da tre a sei anni.

L’accesso alle informazioni è regolato dalla legge e dà diritto a chiunque di accedere ai documenti di qualsiasi ente dell’amministrazione pubblica

Il Public Prosecutor for Serious Economic and International Crime è il principale organismo responsabile per l’investigazione in materia di corruzione e il suo team multidisciplinare è formato da pubblici ministeri e investigatori.

L’amministrazione pubblica danese è considerata avere un alto grado di integrità secondo un recente rapporto di Transparency International. Grazie alla tradizione di alti standard etici e di trasparenza nelle procedure pubbliche, sono poche le leggi formali che regolano l’integrità e l’anti-corruzione. Dal 2007 la Danimarca ha adottato un Codice di Condotta degli Ufficiali Pubblici che riporta, tra l’altro, anche molti aspetti pratici, descrivendo situazioni reali in cui si potrebbero verificare casi di corruzione.

In accordo con l’indagine statistica Speciale Eurobarometro condotta nel 2013, solo il 20 % dei danesi crede che la corruzione sia diffusa nel proprio paese (media EU: 76 %, IT: 97 %) e solo il 3 % dei danesi interrogati si sente personalmente colpito dalla corruzione nella propria vita quotidiana (media EU: 26 %, IT: 42 %).

Altre indagini stimano che a meno dell’1 % dei danesi è stato chiesto o si aspettano di pagare una tangente nell’ultimo anno (media EU: 4 %, IT: 2 %) e solo il 4 % afferma di conoscere personalmente qualcuno che ha accettato una tangente (media EU: 12 %). Il 19 % dei manager danesi intervistati afferma che favoritismo e corruzione ostacolano la competizione dei mercati in Danimarca (media EU:73 %, IT: 92%). Solo il 4 % delle imprese danesi afferma che la corruzione sia un problema per i propri affari (media EU: 43 %). Per quanto riguarda gli appalti pubblici, in accordo con l’eurobarometro, il 14 % degli intervistati sostiene che la corruzione sia diffusa nel sistema degli appalti pubblici gestito da autorità nazionali e il 20 % nel sistema degli appalti pubblici gestito da autorità locali (medie EU: 56 e 60 %).

La Danimarca ha correttamente trasposto la Framework Decision 2003/568/JHA riguardo la definizione di corruzione attiva nel settore privato e le penalità applicabili alle persone fisiche e giuridiche.

I parlamentari danesi non hanno l’obbligo legale di pubblicare i loro patrimoni e non sono sottoposti ad alcuna norma per monitorare il conflitto di interesse. Comunque, alcuni partiti richiedono informalmente ai loro parlamentari di pubblicare il loro patrimonio. Il Parlamento dà il buon esempio migliorando la trasparenza delle spese dei ministeri in base ad un accordo preso tra i partiti attraverso cui i ministeri sono incoraggiati a dichiarare le loro spese mensili, le spese di viaggio i regali ricevuti e altri informazioni rilevanti di questo tipo. Inoltre, su base volontaria i ministri espongono i loro interessi finanziari personali sul sito web ufficiale del primo ministro.

La Danimarca non fornisce un’esauriente protezione per gli impiegati del settore pubblico o privato che praticano whistleblowing. Il Codice di Condotta per i funzionari della pubblica amministrazione danese fornisce linee guida in merito a quando pubblici impiegati sono autorizzati a rivelare liberamente informazioni non confidenziali alla stampa o ad altri partner esterni. Il Codice del Lavoro danese non offre nessuna protezione contro il licenziamento degli impiegati del settore privato che denunciano casi di corruzione. Nel 2009 il Ministero del Lavoro ha pubblicato un Explanatory Memorandum e un Codice di Orientamento con particolare attenzione sul whistleblowing e la libertà di parola per gli impiegati del settore privato. Il codice non è legalmente vincolante ed offre ben poca protezione ai whistleblower. Di conseguenza, il working group dell’OECD sulla corruzione ha identificato la necessità di migliorare il regime del whistleblowing per gli impiegati del settore pubblico e privato.

L’attività di Lobby non è regolata in Danimarca e non esiste uno specifico obbligo di registrare o riportare contatti tra pubblici ufficiali e lobbisti. I gruppi professionali di lobby hanno richiesto un registro ma il piano di formare tale registro sembra ormai abbandonato.

Il sistema danese di trasparenza dei finanziamenti politici a livello nazionale è regolato dall’Accounts of Political Parties Act (APPA) e dal Public Funding Act (PFA). Queste due leggi sono state gradualmente emendate e migliorate negli ultimi anni per garantire più trasparenza riguardo al tema, ciononostante rimangono comunque delle lacune nella legislazione.

I partiti politici in Danimarca ricevono dallo Stato un ragguardevole ammontare di fondi pubblici, sia a livello nazionale che a livello regionale e locale. Tuttavia, la limitata regolamentazione dei finanziamenti privati ai partiti politici e ai singoli membri dei partiti combinata con la mancanza di regole circa l’attività di lobbying, sulle dichiarazioni dei beni e sul conflitto di interesse

L’eurobarometro del 2013 mostra che solo il 4 % delle persone danesi che lavora all’interno della business community sostiene che la corruzione sia un problema quando fanno affari in Danimarca (tasso più basso di tutta Europa). Tuttavia, almeno la metà delle società danesi pensano che si debba corrompere qualcuno o infrangere regole formali per fare affari in paesi come Brasile, India, Russia o Cina.

La Danimarca è tra i migliori Paesi in termini di trasparenza, integrità e controllo della corruzione. Visto che non ci sono molti casi di corruzione in Danimarca, la questione non compare come una priorità nell’agenda politica del paese. I soli punti deboli individuabili e da approfondire sono la regolamentazione del finanziamento dei partiti politici e l’istituzione di norme relative alla corruzione estera.

Da quanto visto, emerge chiaramente come “la ricetta” danese non sia basata sull’impiego di strumenti o leggi speciali contro la corruzione, bensì da una cultura con forti contenuti etici, in cui l’onestà, la correttezza e la legalità sono valori largamente diffusi tra i cittadini di questo paese. È per questo che la lotta alla corruzione in Italia deve sì passare attraverso un sistema legislativo concreto, ma non può prescindere dall’educazione alla legalità e dalla diffusione di valori sani.

 

Carlotta Moiso

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Ho 22 anni e sono una studentessa di Scienze Economiche con il sogno e l’obiettivo di realizzare qualcosa di socialmente utile nella mia vita. Ho scelto questo ambito di studi perché sono certa che sia un campo molto importante, che influenza la vita delle persone in modi più profondi di quanto possa apparire, e che questo settore mi potrà dare la possibilità di aiutare gli altri.

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