Verso una “Rivoluzione dei Dati”?

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 21 febbraio 2015 0 Commenti

Oggi 21 Febbraio 2015 è la quinta edizione dell’Open Data Day! Ma di cosa si stratta? In molte città del mondo i cittadini si attivano con iniziative ed incontri incentrati sul tema dei dati aperti e liberi, per sostenere ed incoraggiare l’adozione di politiche open data nelle amministrazioni e nei governi a livello locale, regionale e nazionale. Infatti, lo slogan della giornata esclama: Open Data + You + Your Comunity + Your Timezone = Open Data Around the World. Per l’Italia questa è la terza edizione, che fino ad ora ha visto il coinvolgimento di amministrazioni, imprese, università e centri di ricerca.

Le Nazioni Unite confermano l’mportanza di investire nella “Rivoluzione dei Dati”: l’accesso e la condivisione delle informazioni sono necessari per raggiungere gli obiettivi di sviluppo globale. Ci stiamo veramente muovendo verso questa direzione? Secondo la seconda edizione dell’ Open Data Barometer 2015 stilato dalla World Wide Web Foundation, il 90% dei paesi presi in esame non hanno ancora reso pubblici i dati in formato aperto, disponibili a tutti. Questo Ranking offre uno spaccato della situazione per ciò che concerne la pubblicazione di dati aperti riguardanti il settore pubblico, fruibili e accessibili per tutti, da parte di 86 paesi nel mondo.

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Il fondatore della World Wide Web Foundation, Tim Berners-Lee, ha osservato che “i governi continuano a rifuggire la pubblicazione di dati stessi, che possono essere utilizzati per rafforzare la responsabilità e la fiducia”, sottolineando il potenziale che ne scaturirebbe “nel mettere il potere nelle mani dei cittadini”.

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In particolare, l’Italia si presenta al 22esimo posto perdendo 2 posizioni dal 2013: possiamo anche posizionarla attualmente come 13esima in Europa e ultima rispetto a Paesi del G7.

Il report classifica il paese come emerging & advancing insieme ad altri come ad esempio Spagna, Cina, Marocco, Brasile. Questi sono definiti come paesi che realizzano iniziative rivolte all’open data, con a volte il coinvolgimento di programmi politici esistenti. Molti di questi paesi stanno innovando e contestualizzando i dati aperti sulle esigenze delle proprie popolazioni.

Da altra parte risale al 2013 l’impegno preso dal G8 nell’Open Data Charter. Tale “Carta dei Dati Aperti” definisce alcuni principi che i paesi membri hanno deciso di perseguire per rendere il proprio patrimonio informatico pubblico, aperto “by default”: ossia fornire dati del settore pubblico, a titolo gratuito, in formati aperti e riutilizzabili. Fine ultimo è incitare l’innovazione e la trasparenza dei governi. Tuttavia, da quanto risulta nel report però meno dell’8% di questi paesi pubblica dataset sui bilanci pubblici e la spesa; il 6% pubblica i dati aperti sui contratti pubblici; solo il 3% pubblica i dati aperti sulla proprietà delle imprese.

Rendere i dati del settore pubblico più accessibili ai cittadini e i governi più aperti si traduce nella possibilità di godere di benefici in termini non solo di migliori servizi per i cittadini e di un migliore rapporto tra cittadino stesso e governo, ma anche di maggior trasparenza e di equa concorrenza. Il G20 ha infatti enfatizzato l’importanza dei dati aperti come strumento nell’ambito della lotta alla corruzione attraverso il suo Anti-Corruption Action Plan, impegnandosi a individuare nuovi principi da perseguire in tema di open data. Nel proprio Anti-Corruption Action Plan 2015-2016 l’Anti-Corruption Working Group (ACWG) riconosce che promuovere la trasparenza e l’integrità nel settore pubblico è essenziale per prevenire abusi o deviazioni dei fondi pubblici, e conseguenti impatti negativi sulla crescita economica e sullo sviluppo. Le iniziative open data giocano un ruolo importante nella promozione della trasparenza e della responsabilità del settore pubblico, ed inoltre apportano significativi benefici per il settore privato. In particolare, i dati aperti aiutano le imprese a stimare rischi ed opportunità nei diversi mercati così da permettere di poter prendere migliori decisioni di investimento. Non solo, donano ai cittadini una visione migliore del flusso dei soldi pubblici, aumentando i dibattiti pubblici sull’uso di questo denaro.

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Studentessa universitaria di Economia e Management, fin dal liceo ho sentito particolarmente a me vicini i temi della legalità e della trasparenza. E' lì che ho scoperto e cominciato a coltivarela mia passione per l’attenzione al sociale e la curiosità sulle dinamiche che governano la nostra attuale società. Sono entusiasta ora di prendere parte a questa nuova avventura!

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