Intervista esclusiva a Sedef Kabaş, la giornalista turca accusata di aver minacciato con un Tweet il procuratore capo di İstanbul
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Ha fatto molto scalpore nel mondo quello che è successo alla celebre giornalista turca Sedef Kabaş in seguito alla pubblicazione di queste poche parole sul suo profilo Twitter @SedefKabas: “Non dimenticate mai il nome del giudice, Hadi Salihoğlu, che ha lasciato cadere l’inchiesta sulla corruzione“.
Dimostrando ancora una volta il suo impegno come «convinta sostenitrice di iniziative globali anticorruzione», Sedef ha inconsapevolmente messo in gioco i propri inalienabili diritti alla libertà di espressione e di stampa.
Era difficile capire cosa fosse realmente accaduto alla giornalista, che secondo alcune fonti sarebbe addirittura stata arresta. Non esistevano conferme dettagliate neppure sulle agenzie o sulle testate che si occupano di politica estera. Rimaneva una sola cosa da fare: risalire “alla fonte” e farsi raccontare dalla diretta interessata cosa le fosse realmente accaduto.
Segue l’intervista gentilmente concessa dalla giornalista in esclusiva a NOi contro la CORRUZIONE.
Può spiegare ai lettori italiani quanto sia diffusa la corruzione in Turchia, ripercorrendo le tappe della vicenda a cui fa riferimento nel suo tweet?
Lo scandalo di corruzione più grande nella storia della Repubblica Turca è scoppiato nel mese di dicembre 2013 (noi turchi lo chiamiamo “il 17 dicembre”), quando la polizia ha pubblicizzato tutti i video e i nastri che rivelano le operazioni di corruzione, pagamento di tangenti e riciclaggio di denaro, tra alcuni ministri del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) e alcuni uomini d’affari. In totale 91 persone sono state arrestate nel corso dell’inchiesta; e 26 sono stati arrestati da parte del giudice.
La seconda ondata di indagini prevedeva la possibilità di coinvolgere il figlio del Primo Ministro Bilal Erdogan.
Qual è stata la reazione del governo?
Hanno decretato la rimozione di centinaia di agenti di polizia e di alcuni procuratori coinvolti nell’inchiesta. E hanno persino chiuso Twitter per un po’ di tempo.
E l’opposizione, invece, che reazione ha avuto?
Hanno descritto questo comportamento come un “colpo di stato giudiziario”, accusando il governo di cercare di influenzare il sistema giudiziario e coprire la corruzione. Quattro ministri si sono dimessi. Il Parlamento a breve voterà se rinviarli o meno a giudizio presso la Corte Suprema.
Pensa che sia ancora garantita la libertà di espressione per i cittadini turchi?
Le azioni del governo turco per sopprimere la libertà di parola sono state intensificate da quando è emerso questo grande scandalo di corruzione.
La percezione della corruzione da parte dei cittadini turchi è enormemente aumentata. Secondo l’Indice di percezione della corruzione (CPI) calcolato da Transparency International, la Turchia è scesa alla 64 ° posizione (l’anno precedente si trovava alla 53°). Il ministro delle Finanze Mehmet Şimşek ha dichiarato che “La Turchia è uno dei paesi con la peggiore reputazione per quanto riguarda la corruzione”. Nel 2014 il Procuratore Capo di İstanbul Hadi Salihoğlu, ha deciso di archiviare le indagini sul “17 dicembre”. All’inizio il governo aveva richiesto un “montaggio” di tutti i filmati raccolti, ma ora li vogliono distruggere tutti!
Ha mai incontrato il Procuratore Capo di İstanbul?
No, non conosco Hadi Salihoğlu di persona, ma nel diritto non sono importanti le persone, quanto piuttosto, le decisioni. Sono ancora critica circa la sua decisione (di archiviare l’indagine del “17 dicembre”, ndr) e continuerò ad esserlo.
Può raccontarci cosa le sia realmente accaduto dopo la pubblicazione del tweet? È stata coinvolta anche la sua famiglia?
Era la mattina del 30 dicembre, quando alcuni uomini apparvero alla mia porta dicendo di essere degli agenti di polizia in possesso di un mandato di perquisizione.
Avevo appena mandato mio figlio a scuola, avevo ancora il pigiama addosso. Mi creda, non sai chi chiamare se non ti sei mai trovato in situazioni simili prima. Ho chiamato il mio avvocato che si occupa della mia attività. È rimasto scioccato nel sentire che c’erano tre uomini davanti alla mia porta, che chiedevano di perquisire la mia casa a causa di un tweet che avevo postato. Non essendo un avvocato penalista, mi ha consigliato di chiamare l’associazione degli avvocati di İstanbul. Questi mi hanno detto al telefono che, anche se i tre avevano un ordine di perquisizione, quel documento era illegale in quanto non era specificato cosa stessero effettivamente cercando.
Non avendo alcuna possibilità di mettere in discussione l’ordine del pubblico ministero, li ho lasciati entrare dentro casa mia, autorizzandoli a fare tutte le ricerche che volevano, dato che non ho nulla da nascondere.
Le hanno sequestrato qualcosa?
Hanno confiscato il mio cellulare, il computer che contiene tutti i miei contatti e informazioni, in altre parole, il mio ufficio; e anche il tablet che utilizza mio figlio di 5 anni per guardare i cartoni animati!
E poi cosa è successo?
Sono stata prima portata nell’Ufficio Gayrettepe della Pubblica Sicurezza Informatica, dove ho testimoniato. Ma nonostante io avessi già testimoniato davanti alla polizia, il pubblico ministero ha insistito affinché io rilasciassi una seconda testimonianza, questa volta per lui. Mi ha accusato di aver preso di mira il pubblico ministero che ha combattuto contro il terrorismo! Ha deciso di mandarmi in tribunale lo stesso giorno, con l’accusa che con questo tweet avevo avuto l’intenzione di minacciare il procuratore capo di İstanbul, Hadi Salihoğlu. La parola “minaccia” non è stata nemmeno menzionata nella mia testimonianza, ma questa è stata l’interpretazione del pubblico ministero.
Come pensa che andrà a finire?
Al momento sto ancora aspettando di sapere se troveranno un modo di intentare una causa nei miei confronti. Non mi hanno ancora ridato il mio cellulare (sono passati quasi 20 giorni). E credo che stiano scrutando e copiando tutti i files in esso contenuti: materiali didattici, video, fotografie, contatti telefonici, contatti e-mail, ecc, tra cui tutte le mie informazioni professionali e quelle strettamente personali.
Perché ha usato Twitter invece di altri canali di comunicazione?
Ho smesso di lavorare come giornalista attiva e moderatrice TV dal 2010. Nel 2007 ho fondato la mia società: Sedef Kabaş Formazione, Coaching e Consulenza. Ma nonostante questa sia la mia nuova attività professionale, non significa che abbia perso il mio punto di vista giornalistico. Twitter è il luogo in cui seguo le notizie e scrivo i miei commenti sull’attualità.
Vuoi dire qualcosa ai lettori italiani?
Libertà, libertà, libertà …
È stato un privilegio per un giovane studente come me avere la possibilità di “incontrare” (anche se virtualmente), una testimone diretta delle ingiustizie legate a fatti di corruzione. Ricambio l’augurio di «libertà, libertà, libertà» rivolto da Sedef Kabaş ai lettori italiani di www.anticorruzione.eu, e colgo l’occasione per salutare affettuosamente gli amici turchi, augurando loro che il 2015 possa essere l’anno della svolta in cui sancire il ripudio della corruzione e il trionfo dell’etica e dell’integrità ad ogni livello della società.
In Turchia, inizia a vedersi una luce, un barlume di speranza riposta nella volontà comune dei cittadini e delle cittadine che ogni giorno chiedono giustizia e trasparenza sulle ignobili vicende che, per tutelare gli interessi di pochi individui, finiscono per danneggiare un intero paese.
Vale la pena motivare i nostri amici turchi con le parole del Presidente Cantone: «un paese percepito come corrotto non attrae investimenti dall’estero».
P.S. Sedef Kabaş Ph.D., è una famosa giornalista turca, laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Ha seguito il suo corso di studi negli Stati Uniti come Fulbright Scholar, conseguendo un master in Giornalismo televisivo presso la Boston University. Nel 2007 ha conseguito un dottorato di ricerca discutendo una tesi su “News Interviews: The Art of Asking Questions”.
Ha dedicato la sua intera vita al giornalismo: prima insegnando per decine di anni nelle università, poi passando alla conduzione di celebri trasmissioni televisive (dalla CNN International fino a emittenti turche).
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