“SI alla legalità” e Carcere duro per Carminati.
“SI alla legalità”. Questo il messaggio degli abitanti di Sacrofano, paesino dove risedeva, fino a poco tempo fa, Massimo Carmintati, esponente assoluto di Mafia Capitale. Questo paesino vicino Roma non solo era sede dell’organizzazione criminale e luogo di residenza di Carminati, ma vede anche il proprio Sindaco accusato di aver collaborato con Carminati e di essere stato eletto grazie a lui stesso. Il primo, in una lettera diretta ai cittadini, chiede al Presidente dell’Autorità Anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone, di svolgere tutte le attività necessarie all’individuazione di anomalie nella gestione della cosa pubblica presso il Comune di Sacrofano.
E i cittadini non sono rimasti indifferenti a tutto ciò. Si sono presto mossi per far valere la propria posizione.
Venerdi scorso, moltissimi abitanti di Sacrofano, sostenuti dagli abitanti dei paesi limitrofi sono scesi in piazza e hanno sfilato con le fiaccole accese contro la criminalità. Nei giorni precedenti la manifestazione, sono apparsi sui muri di Sacrofano manifesti irrisori titolati “Fiaccolata contro il tiramisu razzista”, e “In piazza contro gli alieni”, oppure ancora ” Fiaccolata per i mega pixel”. I cittadini non si sono fatti intimidire e hanno sfilato per la legalità. Hanno sfilato per trasmettere un messaggio, spinti dal sogno di un’Italia trasparente e pulita. Un’Italia che può diventare tale solo con un aiuto congiunto, in cui tutti fanno sentire la propria voce.
Prosegue, nel frattempo, l’inchiesta per Mafia Capitale. Negli ultimi giorni la Procura di Roma ha richiesto al Ministero della Giustizia di applicare l’articolo 41 bis a Massimo Carminati, esponente dell’organizzazione criminale Mafia Capitale.
2-bis. Sui reclami avverso i provvedimenti del ministro di Grazia e giustizia emessi a norma del comma 2 è competente a decidere il tribunale di sorveglianza che ha giurisdizione sull’istituto cui il condannato, l’internato o l’imputato è assegnato; tale competenza resta ferma anche nel caso di trasferimento disposto per uno dei motivi indicati nell’articolo 42.Che si intende per “carcere duro” quindi? Si tratta di una condizione, non certo comune, caratterizzata da restrizioni delle possibilità di comunicazione, soprattutto fisica, con l’ esterno (se non con l’avvocato) e delle normali attività penitenziarie, controllo dei pacchi postali, sconto della pena in totale isolamento. Il tutto col fine di evitare che i boss mafiosi possano continuare a gestire gli affari illeciti anche solo con il passaggio dei cosiddetti “pizzini” nelle ore di visita.Ieri il guardasigilli ha accolto la richiesta della Procura di Roma di applicare l’articolo 41 bis al boss della criminalità romana a cui attende un Natale non proprio convenzionale.
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