Ghost Ship. Frode da 7 milioni di euro per una nave che non esiste.
“Vicende come quella di Roma sono la prova di un tumore per il quale i vaccini sono ben poca cosa, bisogna intervenire con meccanismi chemioterapici, c’è poco da vaccinare. Il dato certo è che il sistema della repressione non ha funzionato. Bisogna capire cosa non è stato fatto e cosa ancora si può provare a fare per risalire la china. La repressione da sola non è assolutamente utile a intervenire”.
Cosi interviene il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone a Palermo.
Pensare che una nave possa ricevere rifornimenti di 11 milioni di litri di petrolio è cosa che stupisce ma può essere possibile. Più sconvolgente pensare che quella nave non esista. O meglio, sia esistita fin quando non è affondata nel settembre del 2013. Eppure i rifornimenti sono arrivati! E sono anche stati registrati e certificati da appartenenti alla Marina Militare.
Giuseppe Pignatone, Procuratore di Roma, l’aveva annunciato: ” A Roma non c’è solo la mafia e presto ci saranno nuove operazioni”. Ed ecco che tra gli arresti di questi giorni rientrano anche tre ufficiali della Marina Militare.
11 milioni di litri di Gasolio. Frode da 7 milioni di euro. Una nave (la Vicotry I) fantasma.
L’operazione – Ghost Ship per l’appunto – è stata effettuata dal Nucleo di polizia tributaria di Roma e coordinata dalla Procura della Repubblica della capitale e ruota attorno alla figura di Massimo Perazza, un altro Massimo della criminalità romana, chiamato “Massimo il romanista” forse per distinguerlo dall’ormai noto “Massimo er nero” o “er cecato”, capo indiscusso di Mafia Capitale.
Grazie al movente dei rifornimenti alla nave cisterna Victory I della Marina Militare, la banda ha organizzato, solo formalmente, la consegna di questi 11 milioni di litri di gasolio al deposito di Siracusa. Il tutto è stato reso possibile dai due appartenenti alla Marina Militare, ora arrestati, Mario Leto, capitano di Corvetta della Marina Militare, e Sebastiano di Stefano, primo maresciallo della Marina Militare. I due, trait d’union tra la banda e la pubblica amministrazione militare, hanno falsificando i documenti attestando la ricevuta consegna del gasolio e certificandone la qualità grazie alla collaborazione di un tecnico chimico, Francesco Ippedico.
Oltre alle persone arrestate per delinquere finalizzata al falso, alla truffa e alla frode ai danni della Marina Militare, il gip ha disposto il sequestro di beni per 7.5 milioni di euro.
La base di tutta questa operazione truffaldina risulta, ancora una volta, a Roma dove le due società di fornitura del petrolio hanno sede.
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