In aula la legge sul conflitto d’interessi

Nella categoria Azione di governo da su 22 ottobre 2014 0 Commenti

Tornando a parlare, a 10 anni dalla 215/2004, del conflitto d’interessi ponendo come tema principale il fatto che i titolari di cariche pubbliche devono operare nell’esercizio delle loro funzioni, esclusivamente per la cura degli interessi pubblici a loro affidati. Il percorso è stato travagliato e lo sarà fino alla sua conclusione. Infatti dopo anni di dibattito, cinque mesi in commissione Affari Costituzionali della camera, il provvedimento è arrivato nell’aula di Montecitorio il 9 Ottobre, subendo subito un’impasse. La motivazione è stata che è troppo complesso e merita attenzione. A questo punto si dovrà aspettare che l’Assemblea della camera avii l’esame, che rischierà lo slittamento per via delle altre numerose sedute in comune del Parlamento, tra cui l’elezione dei giudice della Corte Costituzionale e di un componente della del Consiglio superiore della magistratura.
Il provvedimento è diretto a titolari di cariche del governo, ai commissari e ai componenti delle autorità amministrative indipendenti. Il regime di incompatibilità dei Presidenti delle Regioni e dei componenti delle Giunte regionali è rimessa alle Regioni stesse, mentre, per quanto riguarda gli Enti Locali, il testo conferisce una delega al Governo per adeguare le norme alla nuova disciplina in materia di conflitti di interessi. Il sistema individuato nel testo mira a risolvere prima della assunzione della carica pubblica eventuali situazioni di conflitto di interessi, in modo da impedire a monte l’adozione o l’omissione di atti dovuti da cui è possibile trarre benefici personali. La proposta di legge prevede due forme di conflitto di interessi: la prima, che dovrà essere valutata di volta in volta da una Commissione nazionale istituita ad hoc, riguarda chi ha un patrimonio superiore a 15 milioni di euro; la seconda invece, individuata direttamente dalla legge, si verifica in caso di partecipazioni rilevanti in settori ‘sensibili’, quali difesa, energia, credito, opere pubbliche di preminente interesse nazionale, comunicazioni di rilevanza nazionale, servizi pubblici erogati in concessione o di autorizzazione e imprese operanti nel settore pubblicitario
E’ confermato l’obbligo di fornire la propria dichiarazione patrimoniale per far emergere eventuali casi di conflitti di interesse, prevedendo un elenco tassativo di situazioni e di dati patrimoniali da dichiarare, nel rispetto di un timing più serrato rispetto a quello attuale. Rispetto alla normativa vigente, rimane inoltre l’obbligo di astensione per i titolari delle cariche di Governo dalla partecipazione a decisioni che possano incidere specificamente sulla propria situazione patrimoniale o su quella della famiglia
Per risolvere una situazione di conflitto di interessi, tra i mezzi a disposizione vi sono: l’affidamento del patrimonio ad una gestione fiduciaria con il benestare della Commissione e, in alcuni casi, la vendita delle attività patrimoniali e il successivo affidamento del ricavato alla gestione fiduciaria. In pratica, con la riforma del conflitto di interessi, si intende introdurre l’istituto tipicamente anglosassone del cosiddetto fondo cieco (Blind trust).

Piero Massotti                          Scarica il contenuto qui

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