Come si misura

INTRODUZIONE

Negli ultimi decenni, parallelamente al crescere dell’interesse per il problema della corruzione di istituzioni, sia pubbliche che private, nazionali ed internazionali si necessita una qualche misura del fenomeno per alimentare il dibattito, investigare sulla natura, le cause, gli effetti; prerequisiti per agirle contro. Le misure sono alquanto labili ma ragionate. Per cercare di catturare la natura di un fenomeno multidimensionale si usano misure diverse, classificabili in quattro categorie: giudiziarie, percettive, d’esperienza e oggettive, per cercare di ovviare le difficoltà nella misurazione derivanti dal fatto che chi compie atti di corruzione tenderà a nasconderlo, creando non poche difficoltà.

MISURE GIUDIZIARIE

Le prime basandosi sulle statistiche giudiziarie considerano il numero di persone condannate per il reato di corruzione, indicando congiuntamente due facce del fenomeno, ovvero l’incidenza e l’attivismo delle autorità giudiziarie nel combatterlo. Quindi nei casi di un’attivismo giudiziario costante si possono trarre conclusioni sul livello relativo di corruzione, in confronto con altre aree del paese o con se stesso in anni precedenti, sul controllo stesso del potere giudiziario, alla luce però di diverse interpretazione dei dati. infatti un numero elevato di condanne per via di una magistratura efficace nel combattere il fenomeno porta a un minor incentivo a corrompere e ad essere corrotti, ma un numero ridotto di condanne potrebbe addirittura segnalare, in una situazione di corruzione dilagante, anche, che lo stesso potere giudiziario sia corrotto e che quindi probabilmente il numero di condanne sarà relativamente basso, creando non poche difficoltà nell’utilizzo delle statistiche giudiziarie come misura del fenomeno. Inoltre le condanne posso riguardare denuce fatte molti anni prima, facendo si, chè si colga una dimensione temporale del fenomeno passata. Nella migliore delle ipotesi queste vanno utilizzate con cura, considerando in maniera esplicita i problemi.

INDICI DI PERCEZIONE

Le riserve dette sulle statistiche giudiziarie portano a formulare indici di percezione della corruzione, tra i più noti quelli pubblicati da Transparency International (TI-CPI o Corruption Perception Index) e dalla Banca Mondiale (WB-RCC o Rating of control of corruption), che forniscono una misura nazionale per la maggior parte dei paesi mondiali. Entrambi gli indici aggregano i dati relativi alle indagini prodotte da agenzie di consulenza, dove il TI-CPI prevede che vi siano almeno tre differenti fonti disponibili, mentre solamente una per il  WB-RCC. Per questo motivo, ogni anno l’indice WB-RCC è disponibile per più paesi ma con una precisione minore rispetto al TI-CPI. la logica è che gli indicatori che concorrono al calcolo dell’indice di corruzione percepita avrà un errore di misurazione, in quanto le percezioni non necessariamente riflettono la realtà,e se questi errori sono tra loro indipendenti allora l’indice complessivo tenderà ad attenuare l’errore complessivo. La criticità di questo tipo di analisi è nel grado reale di affidabilità delle informazioni fornite dagli intervistati, che è sconosciuta. Per un verso chi è implicato direttamente

Negli atti di corruzione sminuirà il fenomeno, nonostante la garanzia di anonimità che viene loro fornita nei questionari e coloro che non partecipano direttamente negli atti possono non avere informazioni accurate e parlare “per sentito dire”. Nei dati queste distorsioni si tramutano in errori ed essendo il TI-CPI e il WB-RCC una sorta di media di misure distine, la loro affidabilità tende ad essere maggiore per i paesi per i quali è disponibile un numero maggiore di indicatori, minore per quei paesi per i quali ne sono disponibili meno. Tuttavia, per i paesi dove sono disponibili meno indagini sono anche quelli più corrotti, ed è proprio per essi che si vorrebbero misure più accurate, mentre avviene il contrario.

MISURE DI ESPERIENZA

Un’altra via è stata percorsa, verso delle misure che si basino sull’esperienza diretta del fenomeno costruendo alcuni indici, tra i quali il Corruption Barometer di Transparency International(TI-GCB), e il World Business Environment Survey della Banca Mondiale(WB-WBES) realizato intervistando oltre 10.000 imprenditori in molti paesi tre il 1999 e il 2000. Se venisse paragonato ad un indice di percezione e risultassero differenze nella valutazione la spiegazione non sarebbe univoca.

Potrebbero, infatti, derivare dalla presenza di incorrette percezioni del fenomeno, portando a prestare maggiore fede alle misure basate sull’esperienza. Allo stesso tempo, tali differenze potrebbero risultare dal fatto che le indagini si rivolgono a categorie distinte di individui (imprenditori) e quindi misurano tipi distinti di corruzione. Inoltre l’indice di esperienza osserva la frequenza degli episodi di corruzione a prescindere dall’entità delle somme pagate, e per questo è più sensibile a fenomeni di “piccola corruzione” rispetto all’indice di percezione, per il quale verosimilmente sono influenzate in modo sensibile anche dall’ammontare delle tangenti.

MISURE OGGETTIVE

In ultimo per sostituire indici basati sull’esperienza e su indagini a persone potenzialmente coinvolte si è cercato di costruire indici basati su fatti, quindi oggettivi, che derivano direttamente dalla presenza di fenomeni corruttivi. La difficoltà di questo tipo di analisi è la reperibilità di dati che in futuro si ipotizza venire meno per la diffusione di sistemi informatici, che consentiranno la gestione delle politiche pubbliche e delle collegate funzioni burocratiche in formato digitale, facilmente accessibile. Indici di questo tipo sono stati elaborati da Golden e Picci (2005) relativamente al settore dei lavori pubblici. Questo si basa su due distinte misure del capitale pubblico: un primo basato su un’inventario fisico, il secondo su di un’inventario permanente. L’analisi porta a verificare se una regione risulta avere relativamente più infrastrutture rispetto a quanto indicato dal cumulo delle spese dedicate alla loro produzione nel corso del tempo. Per esempio, costruire opere pubbliche in Lombardia potrebbe essere in media meno costoso rispetto al resto del paese, vuoi per un minor costo dei materiali o del lavoro, vuoi per una maggiore facilità legata alla natura del territorio.  Gli autori a questo punto correggono l’indice per mezzo di un indice di costo degli input di produzione e rapportano l’indice di infrastrutturazione basato sul capitale fisico all’indice calcolato con la tecnica dell’inventario permanente corretto.  Differenze ingenti possono essere spiegate dalla presenza di fenomeni di corruzione ma anche, più in generale, alla sussistenza in quelle regioni di problemi strutturali di governo. Risulta difficile mantenere separati questi due aspetti, in quanto, come discusso nel capitolo sulle cause e gli effetti della corruzione, l’inefficienza della governance verosimilmente è sia causa, sia effetto, della presenza di corruzione. Altre ricerche nel settore pubblico sono di Bandera et al. (2009) e considerano i prezzi di beni standardizzati acquistati dalle amministrazioni pubbliche italiane attraverso Consip. Questi ultimi, utilizzando le informazioni in loro possesso, riescono a distinguere forme di corruzione (che chiamano di “spreco attivo”), da forme di semplice inefficienza, o incompetenza, nel gestire gli acquisti (o “spreco passivo”). Stimoliamo l’informazione affinché anche i privati cittadini, uniti in associazione o  anche autonomamente, possano trattare i dati che riguardano le politiche pubbliche, per costruire misure riassuntive e per spronare, attraverso azioni politiche, gli amministratori e i politici a comportamenti virtuosi.