Il contrasto internazionale alla corruzione. Articolo a cura della Dr.ssa Federica Colletta, discente del Master Anticorruzione, IV Edizione, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
L’articolo 11 della nostra Carta Costituzionale dispone che l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Orbene, il campo internazionale è divenuto, col tempo, un “luogo” non solo di confronto delle singole sovranità di ogni Stato membro ma anche il contesto in cui elaborare delle Linee Guida capaci di informare le condotte nazionali al fine di raggiungere dei modelli condivisi.
Il fenomeno della corruzione ha assunto il carattere della transnazionalità e, per tale motivo, l’articolo 83 del Testo sul Funzionamento dell’Unione Europea prevede che “il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando mediante direttive secondo la procedura legislativa ordinaria, possono stabilire norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità particolarmente grave che presentano una dimensione transnazionale derivante dal carattere o dalle implicazioni di tali reati o da una particolare necessità di combatterli su basi comuni”. La corruzione è, quindi, una delle sfere di criminalità su cui poter dettare una disciplina comune per favorirne la prevenzione, il contrasto e un’azione concertata a livello interistituzionale.
Quali sono, tuttavia, le strategie e gli strumenti che sono stati predisposti al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione sia a livello internazionale che nazionale?
Questo reato, che poi nella realtà è anche e soprattutto un fenomeno antropologico, è capace di mettere le proprie radici all’interno della società in modo diffuso e sistematico. Pertanto, il contrasto richiede una mobilitazione a livello culturale in grado di implementare un nuovo modello di società virtuoso e integro, che veda gli episodi corruttivi non come atti ormai normali e costanti al giorno d’oggi, ma come atti da segnalare, di cui liberarsi perché provocano un danno all’intera comunità. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (United Nations Convention against Corruption) è stata firmata a Merida ed è entrata in vigore a livello internazionale il 14 dicembre 2005. È l’unico strumento universale giuridicamente vincolante, capace di dare una risposta universale ad un fenomeno universale. L’Italia ha firmato la Convenzione il 9 dicembre 2003 e ha provveduto alla ratifica in data 5 ottobre 2009.
La Convenzione si compone di 71 articoli suddivisi in 8 titoli: preambolo; disposizioni generali; misure preventive; incriminazione, individuazione, repressione; cooperazione internazionale; restituzione dei beni o somme illecitamente ottenuti; assistenza tecnica e scambio di informazioni; meccanismi di applicazione; disposizioni finali. L’importanza che si affida alle misure preventive di contrasto alla corruzione è emblematica; l’azione di controllo congiunta a metodi di prevenzione culturale rivolti alla persona, sono fondamentali per bloccare, sin dal principio, la commissione di atti illeciti.
Tale importante documento agisce su molteplici aspetti: si rivolge, sicuramente, al settore pubblico nazionale compresa la magistratura, su cui è necessario garantire il rispetto dei principi di imparzialità, indipendenza e trasparenza, ma anche al settore privato per il quale sono previsti il rafforzamento della disciplina in materia di contabilità e revisione dei conti, l’elaborazione di norme e procedura al fine di favorire l’integrità degli enti, nonché l’implementazione di buone pratiche nei rapporti commerciali con lo Stato. È essenziale altresì intervenire nella fase della repressione del fenomeno corruttivo tramite la predisposizione di sanzioni efficaci volte a dissuaderne i consociati dalla commissione.
Gli articoli 7, 9 e 12 della Convenzione di Merida prevedono l’obbligo per ciascuno Stato di accogliere il principio di trasparenza dell’agire pubblico, attraverso per esempio la previsione di un diritto di accesso alle informazioni sull’organizzazione, il funzionamento e i processi decisionali di essa, la semplificazione delle procedure, la pubblicazione di informazioni, la trasparenza delle candidature per le elezioni politiche e del finanziamento dei partiti, nel settore degli appalti pubblici e nella gestione delle finanze pubbliche.
L’Italia è uno degli Stati più avanzati dal punto di vista normativo, sia nel settore della prevenzione che della repressione, nella lotta alla corruzione e ciò è quello che è emerso dal secondo Rapporto di valutazione presentato il 22 maggio alla Farnesina alla presenza del ministro degli Esteri Moavero Milanesi, di Raffaele Cantone Presidente dell’Autorità Nazionale anticorruzione e dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. I fatti delittuosi che, purtroppo, emergono dalla cronaca nazionale, seppure da una parte aumentano la percezione che si ha del fenomeno, dall’altra misura l’efficacia del contrasto italiano.
Dobbiamo, pertanto, essere fieri dei passi avanti compiuti dal nostro Paese che oggi è il Paese del contrasto e non della corruzione, ed essere noi stessi promotori della cultura della legalità e dell’onestà, non rimanendo a guardare ma, nel nostro piccolo, fare ciò che è nelle nostre possibilità nei contesti in cui ci troviamo ad operare, pensando a ciò che è giusto per “noi” e non solo per “me”.
Fonti
La prevenzione della corruzione nel modello internazionale ed europeo di Nicoletta Parisi – Componente del Consiglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Professore ordinario f.r. di Diritto internazionale – Università degli Studi di Catania, 8 maggio 2019.
https://www.unodc.org/unodc/en/corruption/uncac.html