Misurare la corruzione: il Corruption Perception Index e il “Paradosso di Trocadero”. A cura di Flavio Moltedo, discente del Master Anticorruzione, IV Edizione, Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 4 luglio 2019 0 Commenti

Misurare la corruzione cogliendone tutti i possibili aspetti e sfaccettature risulta essere un’operazione particolarmente complicata. Infatti, trattandosi di un fenomeno “nascosto” e che si sviluppa nell’ “ombra”, è difficile quantificare quali siano gli eventi corruttivi così come i danni che essi provocano.

Nel corso del tempo sono stati ideati diversi strumenti che consentissero di misurare il fenomeno corruttivo, il processo di misurazione è, infatti, un passaggio fondamentale poiché consente di conoscere e capire meglio la corruzione nel suo insieme.

Un primo strumento fa riferimento alle statistiche giudiziarie: misurare la corruzione sulla base del numero di denunce, arresti e condanne relativi al reato corruttivo. Nonostante tale strumento consenta di rilevare il fenomeno in maniera oggettiva possiede diversi limiti: misura la corruzione intesa in senso stretto, ovvero solo rispetto a ciò che il Codice penale definisce come reato corruttivo; inoltre è una misura elaborata con notevole ritardo rispetto a quando il fatto è effettivamente avvenuto (dato che, ad esempio, una condanna può essere emessa anche a notevole distanza temporale rispetto a quando il reato è stato compiuto). Per tale motivo si è sentita la necessità di ideare strumenti alternativi che consentissero una rilevazione del fenomeno corruttivo sotto altri punti di vista.

Uno degli strumenti più diffusi, ad oggi, è relativo alla rilevazione della percezione della corruzione nei diversi Paesi a livello globale. Il più famoso indice di percezione della corruzione è proprio il Corruption Perception Index (CPI) creato da Transparency International. Il CPI, ottenuto sulla base di varie interviste e ricerche somministrate ad esperti del mondo degli affari e a prestigiose istituzioni, è un indice che determina la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica, attribuendo a ciascuna Nazione un voto che varia da 0 (massima corruzione) a 100 (assenza di corruzione). Ad oggi le rilevazioni del Corruption Perception Index vengono tenute in grande considerazione quando viene trattato il tema della corruzione. Tuttavia, è lecito chiedersi: così come per lo strumento delle statistiche giudiziarie, quali possono essere i limiti di un metodo che misura la corruzione in relazione alla percezione che, di essa, hanno le persone?

Una prima criticità è legata alla definizione del termine “corruzione”. Se per le statistiche giudiziarie la corruzione è intesa secondo quanto previsto dagli articoli 318 e 319 del Codice penale, per il CPI, o qualunque altro strumento che rileva la percezione, non viene fornita una definizione di corruzione univoca ai soggetti intervistati, per cui, ciascuno di essi, avrà in mente una propria idea di cosa significhi “corruzione” che varierà a seconda di aspetti intrinseci ed estrinseci del soggetto.

Un altro importante limite riguarda l’elevato rischio che un soggetto venga influenzato, rispetto alla propria percezione del fenomeno, sia dai fatti o dalle esperienze che, riguardo a quel tema, stanno accadendo in quel preciso momento storico sia dallo story-telling e dalla “fama”, sia essa negativa o positiva, che viene fatta di uno specifico Paese relativamente al tema della corruzione. L’influenzabilità è, dunque, un fattore fortemente variabile ma assolutamente determinante nella costruzione dei risultati finali dell’indice di percezione. A questo riguardo, per sottolineare ancor di più quanto il metodo di rilevazione fondato sulla percezione possa essere fuorviante nella considerazione che si ha di un Paese, può essere importante richiamare il cosiddetto “Paradosso di Trocadero”, ipotizzato per primo dal professor Giovanni Tartaglia Polcini, per il quale “più si perseguono i fenomeni corruttivi sul piano della prevenzione e le fattispecie di reato sul piano della repressione, maggiore è la percezione del fenomeno”. Da ciò si deduce come paradossalmente, per l’appunto, più un fenomeno, nel caso specifico quello corruttivo, viene trattato e combattuto maggiore sarà la percezione di quel fenomeno ad osservatori esterni.

Il CPI è sicuramente uno strumento che, dal momento in cui è stato introdotto da Transparency International, ha consentito di allargare l’analisi sulla corruzione a livello globale, tuttavia, per quanto riportato sopra, non può essere considerato lo strumento assoluto e unico per studiare il fenomeno corruttivo.

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