La Convenzione OCSE contro la corruzione. L’etica: il fattore vincente! A cura della Dr.ssa Michela Pistilli, discente del Master Anticorruzione, Terza Edizione.

Nella categoria Eventi da su 27 luglio 2018 0 Commenti

Aprile 2018, trema il terreno su cui poggia una fitta di rete di poteri, fino ad oggi ben assestata e cucita nel cuore nevralgico del mondo, dal Congo alla Guinea fino alla Costa d’Avorio. Una rete accuratamente tessuta in circa venti anni da Gruppi societari internazionali, con il benestare degli ambienti governativi africani.

Il quotidiano francese le Monde riporta online la notizia del fermo dell’imprenditore Vincent Bollorè, posto sotto custodia cautelare, nell’ambito dell’inchiesta su tangenti pagate in Africa nel 2010. Secondo il quotidiano francese, la società Havas, filiare di comunicazione del gruppo di Bollorè, sarebbe stata utilizzata per permettere l’arrivo al potere di alcuni dirigenti africani, assicurando loro consulenze di comunicazione sotto-fatturate per ottenere delle redditizie concessioni portuali.

Questa è  una delle ultime vicende, e di certo non l’unica,  che hanno visto pratiche corruttive inserirsi all’interno di  quelle operazioni economiche transazionali su cui si fonda l’intero mercato globale.

Il fenomeno della corruzione internazionale è sempre più presente nel mondo globalizzato dell’economia e sempre più spesso tende ad accresce in quei Paesi le cui economie emergenti sono ancora in via di sviluppo e i sistemi normativi non posso definirsi completi o comunque moderni. L’effetto frenante di queste pratiche corruttive colpisce direttamente il tessuto economico-sociale di questi Paesi, oltre che, il contesto economico internazionale, non consentendo all’economia globale di crescere e svilupparsi in modo etico e responsabile.

A livello legislativo i principali strumenti internazionale nati come risposta a queste pratiche corruttive e alle gravissime conseguenze che esse generano, si fondano principalmente sull’idea che la corruzione deteriora la democrazia, i diritti umani, la correttezza e la giustizia sociale, ledendo la libera concorrenza del mercato globale.

Un ruolo chiave, in termini di lotta alla corruzione internazionale, è quello svolto dalla Convenzione OCSE del 1997 sulla lotta alla corruzione dei pubblici funzionari stranieri nell’ambito delle operazioni economiche internazionali.

Obiettivo primario dell’OCSE è quello di creare un fronte comune, con tutti gli Stati aderenti alla Convenzione affinché attraverso l’adozione di regole volte a punire le imprese e gli individui che contrattino tangenti, ci si schieri contro ogni forma corruttiva a livello internazionale.

Dal momento in cui uno Stato ratifica e adotta la legislazione per implementare la Convenzione anticorruzione alle legge nazionali, il Gruppo di lavoro OCSE dà inizio ad un vero e proprio processo di monitoraggio. Tale processo si divide in tre fasi: una prima fase di verifica della conformità della nuova legislazione agli standard fissati dalla convenzione; una seconda fase di controllo sull’efficace attuazione della legislazione e in ultimo un momento di controllo sull’applicazione della convenzione nella pratica quotidiana.

Dunque la Convenzione svolge da una parte una funzione preventiva, incentivando le imprese che svolgono il loro operato sui mercati internazionali ad astenersi da qualsivoglia forma di corruzione nei Paesi in cui operano, oltre che una funzione dissuasiva, consentendo alle imprese di invocare il divieto di legge di pagare somme di denaro o altre utilità non dovute.

Durante la tavola rotonda tenutasi a Parigi il 12 dicembre 2017 in occasione del ventennale della Convenzione OCSE,  alla quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti i 43 Stati aderenti, si è molto discusso sulle sfide affrontate e ancora da affrontare e sull’impatto che la Convenzione ha avuto in questi anni a livello globale.

Grande merito della Convenzione è sicuramente quello di aver dato una risposta internazionale al fenomeno della corruzione dei pubblici ufficiali stranieri, riconoscendo la corruzione come un vero e proprio problema di governance istituzionale. Inoltre, attraverso raccomandazioni e linee guida aventi ad oggetto misure, soluzioni e best practies, ha dimostrato di essere dotata di dinamicità e capacità di penetrare nei diversi ordinamenti.

Ma se da una parte l’OCSE si è rivolta alle Istituzioni pubbliche, dall’altra, ha avuto come obiettivo primario quello di sensibilizzare le imprese. Sono quest’ultime, all’interno di un mercato globale, a fare da vero e proprio filo conduttore tra gli Stati. Lottare contro la corruzione non significa, secondo l’OCSE, limitarsi a creare delle basi legislative comuni tra gli ordimenti, significa anche far sì che le imprese, in prima persona, avviino un processo di cambiamento della cultura societaria che purtroppo, per troppi anni, ha tollerato e continua tollerare, fenomeni corruttivi. L’intento primario dell’OCSE è quello di ottenere dalle imprese una condotta eticamente responsabile, frutto non di un’imposizione legislativa ma piuttosto di una rivoluzione culturale, dove etica e profitto trovano entrambi spazio. Affichè ciò sia possibile è importante che la rivoluzione avvenga anche all’interno delle società in cui le imprese operano.

“La corruzione è furto di bene comune e di speranza” così l’ha definita Don Ciotti durante la sua lectio magistralis, in occasione della  cerimonia di chiusura della seconda edizione del master Anticorruzione promosso dalla Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata. Noi tutti in prima persona assistiamo a questo furto ogni giorno, vivendone le deterioranti conseguente che esso comporta.

È necessario unire le forze, lavorare insieme ma soprattutto risvegliare le coscienze perché: “La prima corruzione è quella delle coscienze e prima della legalità arriva la responsabilità.”

Una responsabilità che va dalle organizzazioni internazionali, alle Istituzioni pubbliche, alle imprese, alla società tutta. Abbiamo tutti il dovere di essere responsabili per noi e per le generazioni future.

Le più grandi rivoluzioni della storia sono partite da persone coraggiose che hanno avuto l’audacia di credere nei loro ideali e nei loro sogni. Potremmo anche noi partire, con coraggio, dalla condivisione di un sogno, quello di Don Ciotti: “Io sogno una città educativa: conoscenza come maestra del cambiamento. Etica come professione”. Io ho iniziato, chi sta con me?

 

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