BUROCRAZIA E RITARDI. L`ITALIA DIGITALE È ANCORA FATTA DI RITARDI, SPRECHI E DISSERVIZI

 

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Soddisfazione di Diego Piacentini, commissario al digitale di palazzo Chigi perché sta prendendo piede il sistema semplificato per i pagamenti di tasse e bollette che si chiama PagoPa e che, effettivamente, fa tre cose buone, come racconta Sergio Luciano, su ItaliaOggi del 1 dicembre 2017, alla pagina 2: snellisce i tempi, taglia le code e azzera o quasi le commissioni. Bene, bravo. Ma soprattutto bis; e tris; e quadris…

Cioè: spiace guastare la festa, essere gufi, ma è necessario fare molto di più. Con una sana doccia gelata di realismo rispetto ai gioiosi Tweet di Piacentini. Luca Gastaldi, direttore dell’Osservatorio agenda digitale del Politecnico di Milano, in un articolo del 30 novembre 2017 ha richiamato i dati della Commissione europea che confermano come, a fine 2016, la digitalizzazione della nostra pubblica amministrazione è in netto ritardo, anche rispetto a quella delle imprese italiane. Come dire che non è più questione di infrastrutture informatiche (quelle, ci sono) ma di buona volontà che manca e burocrazia che recalcitra.

E non è indispensabile scomodare la Commissione europea per ricordarci che la rondine del PagoPa così gradita a Piacentini non fa primavera per tutta la digitalizzazione dello stato. Comuni e regioni con centri elaborazione dati diversi e disconnessi l’un l’altro, sistema sanitario che non dialoga, uffici periferici staccati dai loro quartier generali; l’amministrazione fiscale è meglio interconnessa (non a caso PagoPa può funzionare!) ma è una beffa che il digitale funzioni per ora solo per intascare quattrini e non per agevolare la fornitura dei servizi ai cittadini, ancora vittime di code e lungaggini anche per un certificato di nascita. La commissione parlamentare d’inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione e sugli investimenti nel settore delle tecnologie ha appena scodellato 160 pagine di relazione in cui fotografa impietosamente questa fase mesozoica in cui versa ancora, generalmente parlando, l’informatica dello stato e degli enti locali. Denunciando un’«assoluta arretratezza dell’Italia digitale, fatta di ritardi, sprechi e disservizi» che hanno come unica conseguenza lo «scarsissimo utilizzo dei servizi online da parte dei cittadini». Perché i burocrati, come ha dichiarato all’Agi il presidente della commissione Paolo Coppola (Pd), «hanno la testa nel secolo scorso. Chi ha potere decisionale non capisce il digitale. E ne ostacola l’applicazione».

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