PROF. FLICK: IL NUOVO CODICE ANTIMAFIA È CONTROPRODUCENTE, PERCHÉ NON FA ALTRO CHE AGGIUNGERE CONFUSIONE A CONFUSIONE.

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 30 settembre 2017 0 Commenti

 

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Il nuovo Codice arriva peraltro dopo una riforma della Giustizia approvata con voto di fiducia, che conteneva anch’essa misure ispirate a un certo populismo penale, come la dilatazione dei tempi della prescrizione. «Si è parlato con eccessivo ottimismo di una riforma epocale – evidenzia il prof. Flick in una intervista a Francesco Lo Dico, su Il Mattino del 28 settembre 2017 a pagina 3 – Ma di fatto la legge sul processo penale si è limitata a toccare due punti essenziali: l’ennesimo dibattito sulle intercettazioni, di cui si discute da venti anni senza trovare una linea ragionevole di intervento, e poi l’allungamento della prescrizione e il suo ancoraggio all’aumento edittale. Un problema questo che non può essere affrontato con un aumento smisurato delle pene».

Tra sequestri e confische sono finora finite sotto chiave qualcosa come 18mila aziende, per un patrimonio stimato di circa 21 miliardi di euro, spesso mal gestito. Non si rischia così di mettere nelle mani della magistratura, oltre che i destini della politica, anche quelli dell’economia? «Escludo che il Codice possa essere stato scritto con queste intenzioni, ma è nota a tutti la situazione di contrasto tra economia e giustizia, quella che definirei un’invasione di campo della giustizia nell’ambito economico. Ma nei fatti il legislatore persegue una logica più semplice: usare il pugno di ferro a parole nei confronti di chi non è in grado di difendersi, per dimostrare che la sua azione legislativa serva a qualcosa».

Su queste colonne giuristi molto autorevoli hanno esposto una censura unanime: il nuovo Codice antimafia è ritenuto inutile, controproducente e anticostituzionale. Una posizione che anche lei condivide? «Inutile lo è senz’altro, perché già oggi disponiamo di molti strumenti per privare del profitto il corruttore o il corrotto. E di certo è controproducente, perché non fa altro che aggiungere confusione a confusione. Sull’incostituzionalità preferisco non pronunciarmi. Dato il mio ruolo passato nella Consulta, sarebbe inopportuno anticipare giudizi Ma voglio lanciare anche un allarme su un altro fenomeno: la dilatazione del concetto di corruzione, anche rispetto a comportamenti di mala amministrazione colposa, che però sono, giuridicamente parlando, altra cosa. L’enfasi con cui i media portano avanti questa denuncia è preoccupante e contribuisce a confondere nella coscienza civile il diritto con l’etica. Ma c’è anche un altro rischio: che la corruzione venga combattuta solo in quanto fattore anti-concorrenziale per eliminare i concorrenti, soprattutto a livello di contrasto alla corruzione internazionale. Questo rischia di diventare il diritto dei potenti».

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