LA APPROVAZIONE DEL CODICE ANTIMAFIA. L’ANALISI DEL PROF. GIOVANNI MARIA FLICK: CORRUZIONE E MAFIA SONO DIVERSE, QUESTA È LA GIUSTIZIA DEL SOSPETTO.

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 28 settembre 2017 0 Commenti

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“Già dopo Tangentopoli era emersa – evidenzia il prof. Flick in una intervista a Francesco Lo Dico, su Il Mattino del 28 settembre 2017 a pagina 3 – la necessità di prevenire, e non soltanto di reprimere la corruzione. Ma il tema è stato ignorato per molti anni. Ci si è limitati al contrario a sopprimere i reati sentinella, che erano una delle forme di prevenzione più efficaci. Poi, da cinque anni abbiamo invece imboccato la strada della prevenzione in una modalità che è a mio avviso profondamente sbagliata, perché più della sostanza privilegia l’apparenza”.

Giovanni Maria Flick, giurista di fama internazionale e presidente emerito della Consulta, fu il primo guardasigilli che negli anni Novanta si pose il problema di «uscire da Tangentopoli».

Non nasconde oggi la sua contrarietà di fronte al codice antimafia approvato ieri dalla Camera: «In primo luogo – spiega – perché mette esattamente sullo stesso piano la corruzione e la criminalità organizzata, che sono due cose profondamente diverse, sebbene spesso si sommino e si aiutino l’una con l’altra. Sono diverse perché nel caso della criminalità organizzata c’è una componente di violenza, mentre nel caso della corruzione è implicato un consenso illecito, bacato, tra chi ha il potere e chi compra per avere la gestione del potere». E poi? «Poi stiamo imboccando la strada del sospetto, perché usiamo la confisca e il sequestro come strumenti di prevenzione a tutto campo, in una situazione in cui c’è il sospetto che la persona viva di reati o abbia commesso un reato. Ma la cosa ancora più problematica è che aggiungiamo un’ennesima forma di confisca in un panorama già sufficientemente confuso, in cui abbiamo già molte forme di ablazione del profìtto: la confisca come misura di sicurezza, la confisca per equivalente, la confisca nei confronti degli eredi. Già ora disponiamo insomma di una serie di strumenti che consentono di azzerare il vantaggio derivante dall’attività di corruzione. Aggiungere un ulteriore profilo di confisca è quanto mai inopportuno: penso ad esempio alla confusione che si è creata in seguito alla decisione della Procura di Genova di sequestrare e confiscare i proventi della Lega per la truffa ai danni dello Stato, per la quale sono stati condannati i vertici del partito. Una situazione in cui ci si è domandati se la decisione non urtasse con i principi che tutelano l’attività politica. Ciò dimostra, una volta di più, che l’introduzione di certi meccanismi automatici senza coordinamento crea molti più danni di quanti vantaggi possa apportare».

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