Whistleblowing e pericolo di frode. Chi soffia nel fischietto verso i whistleblowers?

Nella categoria Whistleblowing da su 9 aprile 2016 1 Commento

Nella sesta satira Giovenale con tono ironico si chiedeva: “quis custodiet ipsos custodes?” (chi controlla i controllori?). Platone nella Repubblica afferma che sarebbe sciocco per un controllore dover essere controllato, purtroppo però l’idea integerrima che Platone aveva dei custodi dello stato non regge nella società per come la conosciamo oggi. E così anche per il whistleblowing, pare si stia palesando la necessità di avere qualcuno che controlli meglio gli interessi che possono essere collegati a un “soffio di fischietto”.

Il 1 dicembre del 2015, il New York Times ha pubblicato un articolo sullo strano caso di Lindsey Williams e Richard Renner; due avvocati che si occupavano di whistleblowing nel National Whistleblowers Center a Washington. I due avvocati sono stati licenziati in tronco nel 2012 a causa di una riorganizzazione del personale e alla mancanza di fondi.

Le motivazioni fornite tuttavia, stridevano con il fatto che lo stesso centro aveva dato il proprio aiuto in una causa di whistleblowing risolta con un rimborso nei confronti del signor Bradley Birkenfeld, ex dipendente dell’UBS, di ben 104 milioni di dollari.

Birkenfeld, infatti, aveva aiutato a far venire a galla alcuni meccanismi di evasione fiscale della banca svizzera. Essendo anche lui coinvolto nello scandalo però, non è riuscito ad evitare i 31 mesi di detenzione. Ovviamente i dipendenti del centro si aspettavano che parte del ricavato andasse al centro e così è stato.

Inoltre, sembra i licenziamenti coincidano con il tentativo da parte dei due avvocati di formare un sindacato dell’equipe che si occupava di whistleblowing all’interno del centro. Pare che questo tentativo abbia urtato la sensibilità dei capi del centro, incluso Stephen M. Kohn, cofondatore del centro ed esperto nazionale di whistleblowing.

I due avvocati si sono quindi trovati a soffiare nel fischietto verso il loro capo, guru del whistleblowing americano.

Da quanto riportato al NY Times dai diretti interessati, la disputa tra Mr. Kohn e i suoi dipendenti era sorta subito dopo il caso Birkenfeld, quando alcuni dipendenti del centro hanno avuto uno staff meeting con Kohn e con la Kohn & Colapinto, impresa che aveva gestito il caso. I dipendenti si aspettavano un bonus ed anche un aumento, visto l’ingente rimborso. Il centro ha fornito subito un bonus, ma l’aumento non è mai arrivato. Ms. Williams e Mr. Renner insieme ad altri dipendenti non hanno lasciato cadere la questione nel dimenticatoio, ribadendo che se avessero formato un sindacato avrebbero avuto accesso ai documenti del centro per cui stavano lavorando. Mentre i vari dipendenti si organizzavano per la formazione del sindacato il Mr. Kohn, a novembre 2012 li ha informati che il centro non aveva più soldi e doveva effettuare dei licenziamenti immediati.

Stando a quanto riportato dai due avvocati, Mr. Kohn ha offerto delle liquidazioni ai licenziati al piccolo gruppo di avvocati, in cambio però voleva garantirsi la “riservatezza” riguardo la loro esperienza lavorativa nel centro, andando così contro il principio di “non prendere soldi per silenzio” che lui stesso invoca nel libro “The Whistleblower’s Handbook” di cui è autore.

Ovviamente Ms. Williams e Mr. Renner non hanno accettato la proposta del loro boss, al contrario hanno denunciato il fatto al National Labour Relations Board. Quest’ultimo ha inizialmente respinto la denuncia, ma dopo il ricorso in appello dei due avvocati ha fatto partire un provvedimento nei confronti del centro e delle altre imprese d’avvocati associate al centro (tra cui la Kohn & Colapinto gestita dal Mr. Kohn).

L’impresa del Mr. Kohn e il centro di whistleblowing hanno deciso di regolamentare il tutto e le due parti hanno firmato un accordo nel mese di gennaio 2014.

Ad oggi, Mr. Renner è un partner di Kalijarvi, Chuzi, Newman & Fitch e si occupa ancora di whistleblowing, mentre Ms. Williams è diventata communications director for the Pittsburgh Federation of Teachers. Il primo considera questo episodio come una “medaglia d’onore” per la sua carriera, la seconda lo ha definito un “brutto risveglio”.

Il vero problema è che il rischio di corruzione intacca ogni ambito della vita pubblica, specialmente quando è possibile accedere ad ingenti somme di denaro. Basti pensare che la ricompensa del caso Birkenfeld ha indisposto anche Kathryn Keneally, che all’epoca era assistant attorney general for the Justice Department’s tax division, portandola a sottolineare che: “Il dipartimento era riuscito ad ottenere una condanna per evasione contro una persona e a quest’ultima viene riconosciuto rimborso equivalente al budget del dipartimento per il quale dirigevo la tax division”.

Se da un lato quindi va incentivato il whistlebowing, d’altra parte è sempre più necessaria una regolamentazione su tutti i movimenti e le professioni ancillari a quest’attività, perché, come dimostra questo caso, come c’è bisogno di chi controlla il controllore, a volte è anche necessario “soffiare nel fischietto” nei confronti degli stessi “soffiatori di fischietto”.

Riferimento:

http://www.nytimes.com/2015/12/02/business/dealbook/whistle-blower-group-found-itself-target-of-labor-complaint.html?smid=li-s&_r=1

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sull'autore ()

Ho 22 anni, mi sono laureato in Scienze Economiche ed attualmente sono studente magistrale al primo anno di European Economy and Business Law. Sono un appassionato di musica, suono il violino, la chitarra e scrivo qualche canzone. Ho la fortuna di studiare e fare ciò che mi piace. Desideroso di mettere a disposizione le mie capacità penso che educare sia sinonimo di migliorare.

Commenti (1)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    non c’e’ dubbio che la segnalazione di condotte illecite deve essere valutata dagli Organi di controllo interno dell’ente in cui avviene il fatto illecito e dalle Autorita’ della Repubblica investite.

    Io ho segnalato la condotta illecita posta in essere dalla amministrazione dell’Ente di appartenenza nei miei confronti e specificatamente;

    conferimento di dignita’ provvedimentale a un atto dichiarato inesistente dal Presidente della Repubblica;

    annullamento di un atto di inquadramento del sottoscritto, con procedura (art. 7 e 8 L.241/90) vietata per gli atti di inquadramento dei pubblici dipendenti, essendo gli atti di inquadramento, espressione della potesta’ pubblica dell’Ente, non soggetti ad azione di accertamento.

    erogazione di somme senza timbratura del cartellino.

    Ho altresi’ indicato al Consiglio di Amministrazione dell’Ente, la procedura consona a garantire il corretto esercizio della funzione pubblica dell’Ente con una procedura posta in essere dall’Ente e dall’ente stesso dichiarata “CONTRA LEGEM SOTTO VARI PROFILI” ed e’ emersa la fondatezza della mia indicazione!

    Nessuno degli Organi da me investiti ha colto concretamente l’essenza e il valore della mia segnalazione e del mio apporto al corretto esercizio della funzione pubblica!
    Mi dicono che ho ragione! che ho contribuito a tutelare l’immagine e il prestigio del Sistema Stato ma tutto qui!

    nell’ universita’ ente di appartenenza del sottoscritto, e’ molto difficile essere ascoltati, perche’ e’ un ente autorevole e potente e ognuno preferisce accettare tutto supinamente perche’ non si e’ accettati come patrimonio dell’ente che concorre al corretto esercizio della funzione pubblica e alla tutela dell’immagine dell’Universita’ articolazione del Sistema-Stato ma di appendice amorfa accessoria a cui si puo’ somministrare tutto!

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