Ddl anticorruzione è legge
La proposta di legge firmata da Pietro Grasso è passata alla Camera dei Deputati con 280 voti a favore, 53 contrari e 11 astenuti. Dopo un lungo e tortuoso iter, il ddl che aumenta le pene per i reati di corruzione diventa legge a tutti gli effetti. Tuttavia, la legge non è stata votata all’unanimità e in particolare il Movimento 5 Stelle e Forza Italia l’hanno bocciata se pur con motivazioni differenti.
Molto soddisfatto il premier Matteo Renzi, che ha commentato l’approvazione del ddl: “Soltanto pochi mesi fa sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento sulla lotta alla corruzione che crea strumenti più stringenti contro il crimine”.
Per alcuni parlamentari questa legge, seppure aumenta le pene per i reati di corruzione, associazione mafiosa e per il falso in bilancio, poteva essere più severa nei confronti di chi commette il reato di corruzione. Ad esempio, questo ddl avrebbe potuto includere verso i corrotti il divieto di ricoprire incarichi nella pubblica amministrazione. Comunque, la legge prevede la restituzione da parte di chi ha commesso i reati di peculato, appropriazione indebita e concussione, di tutta la somma che il pubblico ufficiale avrebbe percepito. Queste riparazioni pecuniarie dovranno essere corrisposte allo stesso ufficio amministrativo che ha subito il danno economico per corruzione.
La legge non sembrerebbe completa: il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha dichiarato che: “Penso sia una buona legge, anche se, ovviamente, si può fare di meglio”. Anche perché la corruzione in Italia è un male che andrebbe eliminato alla radice, senza tanti giri di parole. Il governo, infatti, avrebbe potuto varare una legge per stimolare e tutelare coloro che denunciano attività amministrative illecite ai quali va garantita la riservatezza, ossia i cosiddetti whistleblower. In questo caso, l’ANAC ha stilato un documento che attesta la necessità di una norma del genere, non presente nel ddl anticorruzione.
Raffaele Cantone ha anche affermato che: “sarebbe molto utile usare gli agenti infiltrati, quei soggetti che partecipano direttamente all’attività di un’associazione criminale carpendone i segreti. Penso alla possibilità di introdurre il ritardato arresto e il ritardato sequestro se utili a sviluppare ulteriori indagini”.
Abbiamo visto con l’inchiesta Mafia Capitale, infatti, che la maggior parte della volte la corruzione si nasconde proprio in questi ambiti: le cooperative subappaltano, gonfiano le fatture e fanno i lavori come non andrebbero fatti per diminuire i costi delle opere pubbliche.
Inoltre, Renzi e il suo governo avrebbero potuto aumentare la morsa sui controlli sui Cda proprio di queste aziende. Molto spesso, infatti, lo stesso dirigente siede in più poltrone dei consigli di amministrazione, spostando da una parte all’altra le mansioni e gli stipendi.
Infine, come è emerso anche con lo scandalo della metanizzazione dell’isola di Ischia, bisognerebbe diminuire e rallentare i vari subappalti che le aziende aggiudicatrici effettuano per piazzare amici e corrotti all’interno della macchina dei lavori pubblici.
La strada è lunga ma già un passo in avanti è stato fatto con questa nuova legge, sperando sempre che non sia l’ultimo e che non si facciano passi indietro in futuro.
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