Corruzione e disuguaglianza dei redditi

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 16 maggio 2015 0 Commenti

 

Il tema della disuguaglianza dei redditi è da sempre molto dibattuto, dati i numerosi pareri contrastanti circa la sua utilità sociale e il suo grado di accettabilità.

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Figura 1: OECD (2011), Divided We Stand: Why Inequality Keep Rising

I più recenti dati Eurostat, mostrano che la crisi economica ha peggiorato la dinamica del fenomeno in Italia, registrando un aumento del coefficiente di Gini che è passato dal 31.0 del 2008 al 31.2 del 2013, valore superiore di quello medio del resto dei paesi europei, pari a 30.5. Inoltre la figura 1 mostra come la dinamica del grado di disuguaglianza dei redditi in Italia si manifesti, a partire dagli anni ’90, sempre a livelli superiori rispetto alla media dei paesi OCSE.

Ma in che senso il coefficiente di Gini misura le disuguaglianze? Semplicemente, è un indice che può assumere valori compresi tra 0 e 1, e in particolare 0 nel caso di equidistribuzione, 1 nel caso di massima concentrazione dei redditi.

Un aspetto particolarmente interessante, ma diversamente poco dibattuto, è che la disuguaglianza dei redditi può essere legata tramite una relazione empirica diretta al fenomeno della corruzione, secondo la quale una maggiore disuguaglianza comporta maggiori livelli di corruzione.

Questa tema è oggetto di un articolo publicato su American Sociological Review nel 2005, dal titolo “A comparative study of inequality and corruption”, nel quale la tesi del legame tra disuguaglianza dei redditi e corruzione è studiata tramite un’analisi comparativa svolta su 129 paesi.

Secondo gli autori dell’articolo, entrambi professori di Harvard, in contesti di notevole divergenza dei redditi la ristretta parte dei cittadini più abbienti ha più opportunità di innestarsi in meccanismi corruttivi e dispone di maggiori risorse per affermare la propria influenza e per proteggere gli affari del proprio gruppo di interesse, in modi legali o non; dall’altra parte vi sarà una più ampia fetta di popolazione relativamente povera che è da una parte più vulnerabile alle estorsioni (poiché più bisognosa), ma dall’altra è anche la parte che chiede a gran voce una equa redistribuzione dei redditi attraverso più alti livelli di tassazione progressiva. Questa evidenza dimostra la prima ipotesi dell’articolo, secondo cui appunto “maggiore disuguaglianza dei redditi è associata con maggiori livelli di corruzione”.

In secondo luogo, l’articolo mette in evidenza come il legame tra i due fenomeni oggetto dello studio, dipenda a sua volta dal livello di democraticità di cui gode ciascun paese, dimostrando come “l’effetto della disuguaglianza sulla corruzione è più ampio nei paesi più democratici”: questo perché nei paesi in cui vigono regimi autoritari la classe al potere può usare meccanismi di oppressione per affermare il proprio status quo, mentre nei paesi democratici il ricorso a meccanismi corruttivi cresce di più con l’aumentare delle disuguaglianze, non essendo concesso l’uso della forza.

Gli autori discutono poi di come le disparità dei redditi rendano il fenomeno della corruzione socialmente più accettabile: in situazioni di elevata disuguaglianza, i più ricchi ritengono accettabile usare comportamenti corruttivi per preservare la propria posizione sociale rimanendo impuniti, favorendo l’espansione della corruzione stessa. Così agli occhi dei meno abbienti sembrerà impossibile avere successo in modo onesto, e quindi anche loro saranno pronti a giustificare i propri comportamenti corrotti, che diventano perciò la prassi. In questo modo “la percezione  della diffusione e il grado di accettabilità della corruzione sono maggiori nelle società più ineguali”.

Infine, l’ultima ipotesi dell’articolo aggiunge un’ulteriore implicazione di interdipendenza tra i due fenomeni, secondo la quale la corruzione è in grado di fortificare le disparità esistenti favorendo l’acquisizione di privilegi per via illecita e di inibire cambiamenti istituzionali minatori della situazione esistente; perciò il legame si ribalta e si fortifica, e quindi “maggiori livelli di corruzione sono associati a maggiori livelli di disuguaglianza dei redditi”.

In conclusione, sembra essere dimostrata l’interdipendenza tra disuguaglianza dei redditi e corruzione. Il pericolo entra davvero in gioco quando, raggiunti livelli di disparità notevoli, si materializza per la classe dei più abbienti la capacità di influenzare a proprio piacimento gli indirizzi politici ed economici governativi per trarne vantaggi personali e per ampliare ancora di più il proprio potere sugli altri. Questa è la situazione davvero preoccupante da cui le istituzioni dovrebbero proteggere ogni società civile, e a cui una democrazia non dovrebbe mai arrivare, poiché probabilmente rappresenta un punto di non ritorno.

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Ho 23 anni, studio Scienze Economiche e il mio sogno sarebbe lavorare in un’organizzazione internazionale nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo. Credo molto nell’importanza della cultura, come fonte di ricchezza individuale e principale strumento di contrasto al fenomeno della corruzione.

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