“Corruzione: una tassa da pagare sul 10% dei prodotti”
John R.Phillips, nominato dal Presidente Barack Obama nel giugno 2013 come ambasciatore statunitense in Italia e Repubblica di San Marino, ha visitato lo scorso 26 febbraio la Scuola Superiore Sant’Anna, a Pisa, tenendo un intervento intitolato “A new horizon”, nel quale si è soffermato sulle modalità per liberare il potenziale economico attraverso la riforma della giustizia in via di approvazione in Italia.
John Phillips nel 1986 ha dato un contributo significativo al Federal False Claim Act, una legge che da allora è diventata lo strumento principale del governo degli Stati Uniti per perseguire le imprese colpevoli di frodi ai danni dello Stato. Attraverso questa legge, lo studio legale fondato da John R. Phillips ha permesso al Dipartimento del Tesoro di recuperare 11 miliardi di dollari.
Secondo l’ambasciatore, i problemi principali del nostro paese che tengono lontani gli investitori stranieri sono due: processi civili lenti e corruzione.
Già nella nota dell’OCSE del 2013, “Giustizia civile: come promuovere l’efficienza” (vedi qui) si sottolineava quali gravi problemi ha il nostro paese nell’ambito della giustizia, in particolare rispetto ai tempi medi per la conclusione dei procedimenti. Infatti, in Italia i processi durano mediamente tre volte di più rispetto agli altri paesi sviluppati.
“Se non si interviene in fretta in questo campo gli investitori esteri continueranno a dirottare altrove le proprie risorse”. Afferma l’ambasciatore Phillips, che ha anche ricordatol’esempio di Mario Barbuto, da pochi mesi nominato nuovo capo del Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria il quale, nel ruolo di Presidente del Tribunale di Torino varò nel 2001 un progetto specifico per la gestione dei procedimenti civili e la riduzione delle pendenze che permise lo smaltimento a Torino del 26% delle vecchie cause.
Secondo l’ambasciatore, una soluzione, che in America ha funzionato, sarebbe quella di colpire economicamente i magistrati meno produttivi.
Per quanto riguarda la corruzione, ha sottolineato che “in Italia è come una tassa da pagare sul 10% dei vostri prodotti” e per combatterla “è giusto innalzare le sanzioni, reintrodurre il reato del falso in bilancio, perchè è proprio lì che si annida la corruzione”.
E’ importante, inotre, cambiare mentalità, sostenere e proteggere i dipendenti che denunciano pratiche illecite di aziende che intendono truffare lo Stato, cosa che in America già accade da trent’anni grazie ad una legge del 1986.
“Le sanzioni sono un deterrente ma da sole non bastano – ha concluso – perché molti pensano che rubare allo Stato sia meno grave che rubare a un privato e dunque bisogna lavorare anche per fare crescere il senso civico di ciascuno”.
Fonti:
www.stamptoscana.it
http://www.oecd.org/
http://italian.italy.usembassy.gov/ambassador.html
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