L’Italia vince il “Premio Corruzione” in Europa. Ecco cosa rivela il CPI.

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 18 febbraio 2015 0 Commenti

Ebbene sì. Anche quest’anno l’Italia conclude il 2014 in bellezza ritrovandosi al 69esimo posto della classifica stilata secondo il Corruption Perception Index.Stessa posizione e punteggio (43 su 100) dell’anno precedente.

Probabilmente questi risultati non ci stupiscono neanche più di tanto, visti i recenti svolgimenti che hanno visto Roma nel mirino delle inchieste per la ormai nota organizzazione criminale Mafia Capitale.

Insieme in graduatoria troviamo Romania, Grecia e Bulgaria. Queste ultime due in particolare, in posizioni ancora inferiori gli anni precedenti, hanno raggiunto quest’anno l’Italia e sembrano voler tendere alle virtuose (ma ancora lontane) Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia, prima, seconda e terza rispettivamente (http://www.transparency.org/cpi2014/results).

Il Corruption Perception Index (o Indice di Percezione della corruzione – CPI) è stato introdotto nel 1995 da Transparency International e viene stilato ogni anno in modo da dare uno spaccato sempre più attendibile dei progressi (o peggioramenti) dei livelli di corruzione globale. Oramai è divenuto uno degli strumenti cui si fa più riferimento nel parlare di corruzione. Sia per il suo continuo aggiornamento, sia per l’uso di strumenti statistici che hanno permesso la sua elaborazione.

Stiamo attenti. Questo non vuol dire che sia uno strumento assoluto, su cui è possibile fondare ogni argomentazione in tema di corruzione. Ogni indice ha le sue debolezze e imperfezioni. Ma andiamo con ordine.

L’indice di Percezione della Corruzione è un indice che varia da 0 a 100, dove il primo indica una situazione di massima corruzione, mentre il secondo indica l’assenza del fenomeno. Va da sé che a punteggi più alti corrispondano situazioni migliori.

Il nome ci svela qualcosa in più in merito. Il CPI è, infatti, basato su interviste e ricerche somministrate ad esperti del mondo degli affari, nonché a prestigiose istituzioni al fine di misurare il livello PERCEPIBILE di corruzione all’interno del settore pubblico.

Perché parliamo di percezioni?

La corruzione comprende attività illegali che sono deliberatamente nascoste e vengono alla luce solo tramite scandali, investigazioni o accuse. Purtroppo sono ancora pochi i metodi alternativi  per valutare i livelli assoluti di corruzione nei paesi o nei territori sulla base di rigorosi dati empirici, né tantomeno possiamo considerare le tangenti registrate, i casi giudiziari o il numero di accuse portate avanti quali validi strumenti a tal fine. Al contrario, catturare le percezioni di coloro che si trovano in una posizione effettivamente idonea ad accertare la presenza o meno di corruzione all’interno del settore pubblico è da molti considerato lo strumento più affidabile, soprattutto nel mettere a paragone diversi Paesi.

Proprio rispetto a quest’ultimo aspetto, il CPI non trova invece consenso in altri.

Come ho già detto, l’indice si basa su percezioni, non su esperienze dirette. Da ciò deriva un’inattendibilità dei dati, rafforzata dal fatto che le percezioni, poiché tali, possono cambiare con il tempo ed essere condizionate da fattori esterni. Altro però è il limite che ha portato ad una sua più completa formulazione: l’Excess Perceived Corruption Index (ECPI).

Il CPI, nel stilare la classifica e quindi nel mettere a confronto i diversi paesi, non considera il dislivello di reddito che li caratterizza, ponendo cosi sullo stesso piano realtà che nel concreto sono molto differenti. Maggiore ricchezza è, infatti, sinonimo di maggiori strumenti per combattere la corruzione.

L’ECPI (elaborato dall’economista Castelli e lo statistico Borra), al contrario, è basato sulla relazione esistente tra reddito pro capite e indice di sviluppo umano (Human Perception Index- HPI), comparando paesi con stessi livelli di ricchezza e mostrando i discostamenti dai livelli di corruzione attesi.

Un indice sicuramente più realistico ed equo che sicuramente non risparmia l’Italia. Nel 2012, l’ECPI rivelava come l’Italia non fosse affatto al 60° posto in termini di corruzione (rispetto alla classifica del CPI), bensì penultima, preceduta da Grecia.  E questo dovrebbe far riflettere.

Per quanto riguarda la situazione attuale, aspettiamo la nuova elaborazione dell’ECPI. Certo è che se da una parte le nuove misure e leggi anticorruzione potrebbero giocare in nostro favore e farci salire di posizione, sull’altro lato della bilancia abbiamo il peso di Mafia Capitale.

Ma non siamo pessimisti. L’Italia ci sta provando. È sdegnata (come è giusto che sia) e vuole cambiare. Vuole cambiare l’immagine che tutti hanno di lei e vuole togliersi quella maglia nera che la distingue da qualche anno. Non sarà sufficiente l’intenzione, ma sicuramente è un buon punto di partenza. Su Italia!

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Studentessa di Business Administration all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, 23 anni. Ancora non so chi sarò da grande. Per ora mi appassiono a tutto ciò che riguarda eticità, trasparenza ed integrità; sperando di poterne fare, un giorno e in qualche modo, il mio lavoro.

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