DECRETO SBLOCCACANTIERI: MA CHI LI HA BLOCCATI, DOV’E’ ORA?

 

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Dopo il taglialeggi e il salvaleggi, vediamo come andrà per lo sbloccacantieri, mentre resta sullo sfondo la responsabilità – ovviamente, di tutti, quindi di nessuno – che ne ha determinato il blocco.

Perché, se li si deve sbloccare, iniziativa più che meritevole, qualcuno e/o qualcosa li avrà pur bloccati.

Nessuno pare, invero, preoccuparsene, nessuno si chiede: se qualche norma è stata scritta male; se qualche misura draconiana di contrasto alla corruzione fosse inutile e sia stata utile solo nell’abituale dibattito mediatico-convegnistico dei professionisti dell’anticorruzione che guadagnano spazio – tanto più la dicono grossa o propongono misure risolutive – sul modello di quanto accaduto per la bufala dei 60 miliardi di euro del costo della corruzione; se chi doveva vigilare sulle stazioni appaltanti guardava altrove; … e si potrebbe continuare.

Nessuno, questo è ancora più interessante, si chiede dove sono ora le persone che sono state le protagoniste, gli attori, gli spettatori, …, degli aspetti disfunzionali prima indicati.

Sembrerebbe normale. Eppure non lo è. Sembrerebbe normale per una semplice constatazione: l’imprenditore, l’artigiano, … che sbaglia viene “licenziato” dal mercato; il dipendente che sbaglia viene sanzionato.

Se dobbiamo sbloccare i cantieri, al di là del nome evocativo ed eclatante, è possibile che chi ha prodotto – o ha concorso a produrre – il problema sia ancora lì e non venga chiamato a rispondere dei danni prodotti (alla stessa PA, al sistema economico, alle aziende, ai dipendenti queste aziende, alle famiglie di questi dipendenti, al tessuto socioeconomico delle aree dove queste aziende operavano, … e si potrebbe continuare)?

In 15 anni, se continua così, gli industriali stimano che perderemo investimenti per 530 miliardi. E per attuare le norme del decreto che approda in questi giorni al Senato bisognerà decidere quale «elenco» di lavori scegliere.

Ammonta a tanti miliardi, secondo l’osservatorio dell’Ance (associazione dei costruttori) il costo dell’inerzia dello Stato se da qui al 2035 non si faranno le opere pubbliche che sono state già programmate – come racconta Antonella Baccaro su L’Economia del Corriere della Sera, del 13 maggio 2019, a pagina 5l – mentre l’elenco dei cantieri fermi per l’immobilismo della pubblica amministrazione è stato aggiornato a 53 miliardi per un totale di 555 opere, un elenco “… purtroppo, lungo e drammatico…”.

 

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