BUROCRAZIA E MALADMINISTRATION. COSÌ BUTTIAMO I SOLDI EUROPEI
A essere chiamata in causa oggi è spesso Bruxelles. Ma l’Europa di fondi sull’Italia ne ha puntati. E tanti.
Per il periodo 2014-2020 la commissione ha assegnato a Roma quasi 43 miliardi di euro: un volume di aiuti secondo solo a quello della Polonia, come racconta Francesca Sironi, su L’Espresso del 3 dicembre 2017, alle pagine 54-57 e 59-60.
Aggiungendo il co-finanziamento statale, si arriva a 73 miliardi di fondi per lo sviluppo in sette anni. Sono cifre da Piano Marshall. Ma senza nessuna ricostruzione in vista.
Anche perché l’Italia è riuscita a liquidare solo il 2,4 per cento della cifra e a impegnarne il 32 per cento. La programmazione precedente, avviata nel 2007, si è definitivamente chiusa quest’anno. Grazie a uno sforzo titanico, avvenuto rimodulando molti dei desiderata iniziali, l’Italia è riuscita negli ultimi tre anni a far quadrare, più o meno, i conti. Metropolitane, restauri, centri d’accoglienza: la UE ha pagato.
Più o meno, però.
Nelle conclusioni definitive si parla infatti dell’evaporazione definitiva di circa duecento milioni di euro.
Persi.
E restano ancora in bilico i contributi per la Ricerca, dove è in discussione un ulteriore rosso da quasi un miliardo.
Ma se il passato pesa, è sul futuro che il Paese è in forse: con gli Stati forti dell’Unione sempre più insofferenti agli sprechi, i commissari stanno mettendo in discussione l’attuale modello di aiuti. Sul tavolo ci sono i tagli che saranno necessari dopo la Brexit e l’impatto non sempre cristallino delle sovvenzioni su alcune delle regioni più sussidiate, come quelle del Sud. Il banchetto potrebbe Insomma concludersi mentre noi siamo ancora all’antipasto. Ora i funzionari italiani, terminati i bilanci, spazzati i cocci, stanno riprendendo in mano le calcolatrici per verificare l’andamento del new deal. E a correre, per adesso, c’è soprattutto un carico di contratti e consulenze.
Tags: ANAC, Cantone, corruption, featured, Integrità, Legalità, maladministration, meritocrazia, prevenzione, Pubblica amministrazione, Raffaele Cantone, Transparency International, trasparenza, whistleblowers