LA APPROVAZIONE DEL CODICE ANTIMAFIA. ULTERIORE APPROFONDIMENTO DEL PROF. FLICK: STIAMO SPOSTANDO IL TIRO: DALLA REPRESSIONE CHE LO STATO NON È IN GRADO DI FARE ALLA PREVENZIONE.

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 30 settembre 2017 0 Commenti

 

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A turbare è peraltro fatto che misure di prevenzione così pervasive spostano l’afflittività della sanzione penale alla fase preliminare, in assenza di giudicato. «Il punto è un altro – evidenzia il prof. Flick in una intervista a Francesco Lo Dico, su Il Mattino del 28 settembre 2017 a pagina 3 – Stiamo spostando il tiro: dalla repressione che lo Stato non è in grado di fare alla prevenzione. Da un lato chiediamo ai soggetti privati di fare prevenzione sotto minaccia di una pena (penso ai modelli di comportamento e alla compliance del decreto legislativo 231 del 2000); dall’ altra moltiplichiamo gli adempimenti burocratici previsti per la pubblica amministrazione. Un’aspettativa illusoria, quella di supporre che chi deve impiegare il tempo a riempire moduli non trovi poi quello per corrompere. Si tratta insomma di forme di prevenzione che rischiano di diventare soprattutto, se non soltanto, apparenza. A ciò si aggiunge che stiamo sostituendo una repressione che si dimostra inefficace con una prevenzione che inevitabilmente finisce per essere fondata soltanto sul sospetto».

È incostituzionale il fatto che sulla base del sospetto siano mortificati i diritti della difesa, dal momento che il contraddittorio tra le parti è negato dalle misure di prevenzione? «È fuori di dubbio che nell’ ambito delle misure di prevenzione il principio di legalità è fortemente attenuato. Ed è molto attenuato anche il diritto di difesa».

Come spiega il fatto che un governo di centrosinistra abbia imboccato con la riforma della giustizia prima, e con il nuovo Codice antimafia poi, una deriva securitaria, che resuscita i fantasmi di un diritto illiberale e autoritario? «La spiegazione è esemplificata dal famigerato reato di clandestinità, che dovrebbe colpire i migranti che si sono introdotti in modo illecito nel territorio dello Stato. È un reato inutile, il cui tentativo di repressione è inefficace e non fa altro che far perdere tempo ai tribunali. La magistratura e la classe politica riconoscono che è inutile, ma non viene abolito perché la gente non capirebbe. Ho paura che la confisca fondata sul sospetto sia stata messa a punto soltanto per lanciare un segnale all’opinione pubblica».

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