Grandi eventi: danno erariale se la spesa è irragionevole.

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 20 settembre 2017 0 Commenti

Dalla Corte dei conti una condanna inedita per gli amministratori locali di Bolzano – racconta Massimiliano Atelli, su IL Sole 24 Ore del 18 settembre 2017 a pagina 38 – che impegnati a competere con altre città per fare da «capitale della cultura» (vinse poi Matera)

La sentenza della Corte dei conti bolzanina (n. 20/2017) ha fissato alcuni principi che aiutano a capire fin dove è il caso di spingersi nell’impiegare risorse in questo speciale genere di competizioni: il “troppo” e il non conferente, nell’ambito di queste risorse, non lo stanziamento in sé.

Per aggiudicarsi un «grande evento» (sportivo, culturale, politico, eccetera) si scatena la competizione ormai non più solo fra città, italiane e straniere, ma fra Stati. Può essere un’occasione di sviluppo (infrastrutturazione, turismo, eccetera) per i territori, quando ben gestita.

Ma non sempre lo è. Tuttavia, si crede diffusamente che lo sia, perché in gioco ci sono importanti finanziamenti internazionali.

Emblematico il caso dell’assegnazione alla Germania dei Mondiali di calcio del 2006, che portò a fine 2015 alla dimissioni del Presidente della Federcalcio tedesca per 6,7 milioni di euro finiti nelle casse della Fifa, che si sospetta siano serviti per comprare i voto decisivi di delegati Fifa per la scelta del Paese ospitante.

La Corte dei Conti, confermandosi giudice della «ragionevolezza» della spesa pubblica, parla di spesa pubblica volta a sostenere «un’azione culturale di sistema» (fatta, cioè, non semplicemente di preparazione materiale del dossier della candidatura, ma anche di iniziative di sensibilizzazione della popolazione), che – se per coltivare qualche chance reale non può essere contenuta in limiti troppo angusti – neppure può però tendere a infinito. Una impostazione moderna, chiara, ragionevole.

La sensazione è che occorra iniziare a lavorarci per rendere sempre più chiaro il limite da non superare. Rinunciare a competere per aggiudicarsi “grandi eventi” sarebbe irragionevole, ma farlo spingendosi oltre il limite della ragionevolezza, anche.

Ma, gli obiettivi di sensibilizzazione e promozione culturale perseguiti con le risorse impiegate nelle competizioni fra città o fra Stati per farsi affidare un grande evento sono davvero non univocamente accertabili e misurabili?

 

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