: INFRASTRUCTURE, WILDLIFE, CLIMATE FINANCE AND TERRORISM.

Nella categoria Eventi da su 5 luglio 2017 0 Commenti

A cura di Matteo Atzeni

 

Nell’ambito dell’ultimo Global Anti-Corruption & Integrity Forum tenutosi a Parigi nel mese di marzo 2017, tra i temi discussi vi è stato anche quello relativo ai rischi connessi alla corruzione nelle seguenti aree critiche di investimento pubblico:

  • realizzazione di Infrastrutture;
  • tutela del patrimonio naturalistico e lotta al cambiamento climatico;
  • lotta al terrorismo.

È significativo rimarcare come questi specifici ambiti di spesa pubblica siano tutti accomunati da due cruciali problematiche di fondo:

  • gli effetti che possono scaturire da tali investimenti interessano molti più soggetti di quanti direttamente coinvolti nel finanziamento e nella realizzazione degli stessi. Pertanto, i benefici ma anche i danni, che ne conseguono investono un bacino di individui che tende ad essere globale, stringendo così ulteriormente quei rapporti di interdipendenza che già caratterizzano le relazioni della moderna economia globalizzata.
  • I paesi che maggiormente hanno necessità di promuovere tali investimenti sono al contempo quelli che generalmente riescono a porre in essere minori difese dal fenomeno corruttivo, tendendo così a soffrire i tassi di maggior permeabilità ad esso.

Alla luce di quanto premesso, si comprende come sia essenziale, sotto per la singola comunità coinvolta, sia da un punto di vista globale, intensificare gli sforzi profusi nella lotta alla corruzione anche negli ambiti della realizzazione di infrastrutture, tutela del patrimonio / lotta al cambiamento climatico e di lotta al terrorismo. D’altra parte, il panorama dei rischi connessi a ciascun ambito di spesa pubblica qui menzionato è ampio ed eterogeneo, per cui val la pena presentarne per ciascuno i principali elementi.

Gli investimenti nelle infrastrutture sono tra quelli generalmente più esposti al rischio di corruzione, al punto che spesso proprio i grandi appalti per la realizzazione di ponti, strade, gallerie o progetti similari siano presi a paradigma di episodi corruttivi. Difatti, per via della generale complessità e magnitudine dei lavori necessari, della molteplicità di stakeholders coinvolti, dei livelli di discrezionalità necessari nonché delle ingenti somme stanziate, i finanziamenti per le infrastrutture sono altamente soggette alla penetrazione del fenomeno corruttivo.

La specifica criticità dei rischi connessi alla corruzione nei progetti di infrastrutture risiede proprio nella portata potenziale della disutilità che questa può comportare per la comunità di riferimento. Infatti, anche a fronte di piccole percentuali degli enormi investimenti effettuati assorbite dal fenomeno corruttivo, si palesano ingentissime somme perse dalla collettività che se ne è fatta carico. Inoltre, parte di quei benefici economici, nonché sociali o anche ambientali che dalle pianificate infrastrutture si sarebbero dovuti dispiegare, vengono compressi, posticipati, nei casi più gravi del tutto annullati. È utile specificare, inoltre, che tali disutilità possono verificarsi tanto nei casi in cui le infrastrutture pianificate siano realizzate in difformità rispetto a quanto necessitato, o se realizzate con gravi ritardi, ma anche nei casi in cui il fenomeno corruttivo si sia manifestato evidenziando una ipertrofia delle infrastrutture. In tali casi, l’investimento in opere è in eccesso rispetto a quanto richiesto per soddisfare i bisogni della collettività di riferimento, e si registrano i fenomeni di “cattedrali nel deserto” o di inutili duplicazioni.

Ad ogni modo, qualunque sia la conseguenza del fenomeno corruttivo, è innegabile che continui, gravi ritardi o clamorosi scandali, da un lato minano la credibilità interna di uno stato che non riesce a portare a compimento importanti opere pianificate; dall’altro, è indebolita anche la credibilità esterna di una collettività che palesa tali difficoltà, intaccando il patrimonio reputazionale percepito dai partner stranieri e minacciando così le prospettive di investimenti esteri diretti, progetti sovranazionali o altre forme di collaborazioni tra stati.

I rischi connessi con la tutela del patrimonio naturalistico e la lotta al cambiamento climatico investono primariamente un bene comune tanto importante quanto vulnerabile: la salvaguardia del pianeta. Il fenomeno corruttivo infatti, che qui si manifesta normalmente nella collusione tra l’azione di funzionari pubblici preposti a controlli e vere e proprie organizzazioni criminali, talvolta anche con ramificazioni internazionali, minaccia il patrimonio faunistico, floristico e persino paesaggistico del territorio. Commercio illegale di animali e di prodotti animali, bracconaggio nonché fenomeni di pesca non controllata, indeboliscono, sino alla depauperazione, il patrimonio naturalistico di un territorio. Inoltre, tali fenomeni spesso generano a loro volta dei rischi per la sicurezza alimentare di alcune categorie di prodotti, giungendo così ad intaccare la salute pubblica della collettività. Infine, in una realtà in cui il patrimonio naturalistico sia in via di impoverimento, e dove si palesano crescenti rischi per la salute pubblica, è prevedibile che anche il turismo venga conseguentemente influenzato negativamente, sottraendo potenziale di impiego e sviluppo alla comunità.

I fenomeni di corruzione maturati nell’ambito delle attività di tutela dell’ambiente e della lotta agli effetti del riscaldamento globale, generano dei danni non solo per la comunità di riferimento, ma anche su scala globale: il mancato rispetto dei limiti stabiliti per le emissioni di co2, l’estinzione di alcune specie animali, la pesca indiscriminata o la deforestazione non regolata comportano conseguenze su scala planetaria, rendendo la lotta al fenomeno corruttivo ancor più pregnante in un’ottica di mantenimento di equilibri e di sviluppo del benessere globale.

La corruzione in ambito di sicurezza, controllo dei confine e lotta al terrorismo internazionale è comprensibilmente considerata come uno dei fattori più importanti per tutelare la sicurezza e la stabilità delle realtà statuali. Infatti, a prescindere dal livello in cui la corruzione si verifica, dalle mazzette agli esecutivi ai grandi casi di corruzione di preminenti politici, il fenomeno ad ogni livello indebolisce la capacità di una società di difendere il proprio territorio dalle attività terroristiche, nonché di difendere la sicurezza della collettività di riferimento. I gruppi terroristici internazionali hanno sviluppato la capacità di identificare e sfruttare le debolezze ed i punti critici dei controlli di frontiera. È a tal proposito, allora, che i controlli all’esportazione sono essenziali per limitare la capacità di uso non autorizzato di materiale e tecnologie dal potenziale uso illegale, incluso quello finalizzato al terrorismo, o di ottenere accesso a redditizie fonti di finanziamento al terrorismo. Ed in ogni caso, qualunque forma di controllo è esposta al fenomeno della corruzione internazionale.

In tal senso si percepisce come l’effettiva attuazione della “Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali”, entrata in vigore il 15 febbraio 1999, rappresenti una parte integrale e fondamentale della realizzazione di un efficace regime di controllo delle esportazioni. Specialmente nel traffico internazionale di materiale nucleare, la corruzione è stata identificata come lo strumento primario utilizzato dalle organizzazioni criminali per ottenere il favoreggiamento di pubblici ufficiali infedeli. Anche e soprattutto in questo ambito, un approccio coordinato globale è fortemente necessario per la tutela della sicurezza di tutti.

Conclusioni

Pur a fronte dell’eterogeneità dei rischi sin qui rilevati, la ricetta per difendere e promuovere importanti aree di investimento pubblico quali quelle in infrastrutture, tutela del patrimonio naturalistico e lotta al cambiamento climatico, o lotta al terrorismo non varia molto e si fonda principalmente sui seguenti elementi cardine:

1)  Accorciare per quanto possibile la “catena delle responsabilità”, evitando inutili stratificazioni e mantenendo sempre delle responsabilità immediatamente identificabili. Ogni diluizione può preservare un ambiente favorevole al verificarsi di fenomeni corruttivi.

2)  Una robusta e seria due diligence di tutti gli attori chiamati a partecipare, ad ogni livello, nell’erogazione di somme di denaro. Una preventiva verifica sull’affidabilità, talvolta anche solo sull’opportunità di taluni soggetti, giuridici o privati, può eliminare in partenza numerose, e costose, problematiche future.

3)  Chiari, condivisi codici di condotta e piani di accredito e fornitura: elementi vitali nel processo di costruzione dell’integrità nella gestione dei finanziamenti stanziati per la realizzazione dei progetti.

4)  Massimo livello possibile di trasparenza e partecipazione, garantendo elevati livelli di condivisione e consultazione tra i partner, nonché con l’opinione pubblico.

5) Adozione e tutela di un sicuro Sistema di Whistleblowering, elemento dalla crescente rilevanza nell’ambito del contrasto alla corruzione, in grado di fornire prezioso supporto dall’interno. Affinché questo strumento funzioni è vitale che siano assicurati elevati e garantiti livelli di tutela per i segnalatori.

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