I giovani come “medicina” e “cura” contro la corruzione
A cura di Irene D’angeli, discente del Master Anticorruzione
Dal punto di vista etimologico, la parola “corruzione” deriva dal latino “corruptio-onis” e sta a significare “il corrompersi, l’essere corrotto” nell’accezione di “decomposizione, disfacimento, putrefazione”; “il guastarsi, il degenerare”; “la depravazione”. L’Enciclopedia Treccani definisce, altresì, la corruzione in senso attivo come “l’opera di chi induce altri al male”. Il citato termine può astrattamente indicare un complesso di fenomeni molto diversi tra loro. In letteratura c’è chi ha sottolineato che “intorno alla nozione di corruzione gravitano, con traiettorie variabili, categorie che rimandano a moduli di comportamento illecito tra loro assai dissimili e la cui natura non sempre appare immediatamente riferibile ad una medesima matrice teorica”; chi riconduce il fenomeno corruttivo “a comportamenti che riguardano la degenerazione dei sistemi sociali o politici” o “a comportamenti privati discutibili” o ancora “ a fenomeni afferenti la delinquenza organizzata che utilizza tale strumento per raggiungere i propri fini criminali”. Il comune denominatore dell’infinita lista di comportamenti corruttivi che potenzialmente possono profilarsi nel vivere civile e comune risiede nell’ “illiceità”, nell’ “illegalità”, nell’agire al di fuori delle regole civili, morali, etico-culturali. La corruzione da fenomeno sporadico è divenuto, nel tempo, un fenomeno endemico, dilagante. Un virus contagioso che non risparmia molti. Ma i giovani dovrebbero aver sviluppato gli anticorpi od essere oramai vaccinati contro questa terribile malattia. I giovani dovrebbero aver capito che l’unico strumento per guarire è lottare contro questo virus e non arrendersi. E la vera lotta sta nella prevenzione o, nei casi tardivi, nella cura e nella repressione. Per utilizzare una frase pronunciata da Papa Francesco “credo che solo da un nettissimo ridimensionamento della corruzione l’Italia possa ripartire e prosperare, altrimenti continueremo a costruire sulla sabbia e con cemento fasullo”. Questa nuova “partenza” non può che provenire dai giovani i quali devono combattere la corruzione in tutte le sue molteplici forme. La corruzione, infatti, è, allo stesso tempo, fonte e conseguenza di inefficienza, negligenza, incompetenza, sprechi (in termini economici, qualitativi e quantitativi) e deve essere contrastata con la formazione, la preparazione, il merito, che, a loro volta, producono efficienza, diligenza, competenza, risparmi (in termini economici, qualitativi e quantitativi). Ormai i fenomeni corruttivi lambiscono tutti gli aspetti della società ed i suoi consociati: dalla burocrazia alla politica, dall’amministrazione fino ad arrivare alla giustizia. Nel mese di febbraio scorso mi è stato chiesto, in qualità di tutor del Master in Anticorruzione ed in vista di un’Audizione presso la Camera dei Deputati in merito al rapporto “Youth against corruption”, di provare a spiegare come avvertivo il tema dell’anticorruzione e, alla luce della mia esperienza al Master, come pensavo potesse svilupparsi l’impegno dei giovani contro il fenomeno della corruzione. Personalmente, da giovane operatore di diritto, condividere un mio parere sul tema mi ha consentito di ripercorrere tutti i miei valori, i miei sacrifici, i miei ideali ed i miei principi etici, culturali, professionali e deontologici. Forse per carattere e per deformazione professionale, negli anni ho sviluppato e rafforzato un già esistente nonché “prepotente” senso di giustizia. Ciò non mi ha aiutato ad accettare gli “opachi” meccanismi che “governano” in modo sempre più ignobile la società. Dalla gestione della piccola burocrazia fino ad arrivare a quella più grande della politica e della giustizia. La corruzione che prima era meno visibile ad “occhio nudo”, oggi è divenuta ictu oculi parte integrante della nostra quotidianità. Si parla, infatti, di “normalizzazione” della corruzione. Essa è ormai intessuta nelle stesse fibra del nostro sistema giuridico, sociale e culturale. A volte viene scambiata, addirittura, come un mezzo od uno strumento per facilitare la nostra invivibile quotidianità. Nei casi più gravi funge da passpartout per avere diritto (non abbiamo nemmeno più diritto ai nostri diritti!) ad un posto letto in ambito sanitario o per avere un posto di lavoro. Insomma, spesso e volentieri, è il mezzo per trovare il proprio “posto”. La corruzione è l’antagonista della meritocrazia, è il cancro di quella parte di società composta dalle persone che hanno difeso, creduto e lottato per i valori della giustizia, della lealtà, della cultura, del rispetto, dell’etica sociale, del bene comune, dello stato di diritto. L’anticorruzione è la “medicina” per curare e limitare quel cancro sociale. Una medicina innovativa che è stata “messa sul mercato” di recente e che ancora non è stata ben “assimilata” e conosciuta da tutti. Non tutti, infatti, hanno ancora fiducia in questo approccio. C’è scetticismo, ignoranza, resistenza e, forse, anche paura. Ma l’obiettivo principe dell’anticorruzione è arrivare a TUTTI: divenire, cioè, un “vaccino” accessibile ed alla portata di tutti e, soprattutto, di cui tutti debbano voler usufruire per poter migliorare, nel loro piccolo, la società. Questo impegno e questo approccio deve essere seguito, soprattutto, dai giovani! I giovani sono il cambiamento e se, al contrario, decidessero di omologarsi e di “inchinarsi” alle sporche logiche e strategie della corruzione e di chi la “predica”, non farebbero altro che contribuire all’invecchiamento ed alla regressione di questo Paese e di chi lo “governa”. Noi giovani, più di tutti, dobbiamo essere stanchi, arrabbiati ed offesi. Più di tutti dobbiamo ribellarci ed andare contro corrente. Perché a noi giovani, più di tutti, la corruzione, e tutte le necessarie conseguenze della stessa in tutti gli ambiti della nostra quotidianità, ci sta sottraendo il futuro. L’unica speranza e la sola scelta che ci resta è quella di schierarci dalla parte più difficile e più incerta: dalla parte dell’Anticorruzione. Con tutte le difficoltà che ne conseguono. La strada più facile sarebbe quella di piegarsi ai “vecchi” meccanismi distorti della corruzione e questo per me, e per tutti i giovani come me, significherebbe soltanto invecchiare e morire da “giovani vecchi”.