Aggiornamento CPI: giusto gridare vittoria?

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 18 marzo 2017 0 Commenti

Dando un’occhiata alla nuova classifica rilasciata da Transparency International possiamo notare che l’Italia rispetto ai dati del 2016, ha modificato la propria posizione passando dal 63esimo al 60esimo posto.
La classifica si basa sul Corruption Perception Index, un indicatore statistico molto popolare il quale attraverso sondaggi d’opinione e valutazioni di esperti riesce a stimare il livello di percezione della corruzione all’interno di una determinata nazione. Un indice statistico che negli anni (dal 1995 in poi) ha assunto una importante rilevanza nell’ambito delle scienze sociali ed economiche.
La classifica ha assunto valore sia livello politico che mediatico, molte sono state le testate giornalistiche che ne hanno parlato, ancora di più sono stati i politici che hanno utilizzato la classifica come mezzo di propaganda per annunciare la “vittoria” della politica sulla corruzione. Ricordiamo che comunque il dato stilato nonostante sia positivo è comunque uno dei più bassi di Europa insieme a Grecia e Bulgaria.
Ma è giusto paragonare un paese come il nostro considerato sviluppato e con molte più risorse per combattere la corruzione rispetto a Bulgaria e Nigeria?
Siamo sicuri che il CPI, per quanto efficace, possa essere misura veritiera del comportamento dei governi nei confronti della corruzione?

Questo indice infatti comprende tutti i paesi del mondo, non considerando la situazione economico sociale e includendo esclusivamente i dati raccolti sulla corruzione. Ovviamente, per fare un esempio, possiamo affermare che nel paragonare Zimbabwe con Germania abbiamo una “lieve” discrepanza di risorse, infrastrutture e possibilità a vantaggio della seconda.
Se si volesse utilizzare l’indice come indicatore dell’efficienza del governo nella lotta alla corruzione, esso andrebbe corretto in modo tale da garantire una situazione di equità che renda il paragone tra le due nazioni sopraccitate possibile.
A questo punto un’altra questione è necessaria: come facciamo a capire lo sviluppo di due paesi?
La soluzione sta nell’utilizzare un altro indice: HDI.
HDI sta per Human Development Index il quale unisce fattori economici a fattori sociali, come l’aspettativa di vita o il tasso di alfabetizzazione, per valutare la qualità della vita negli stati membri dell’ONU.
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Provando ad unire i due indici in un unico grafico otteniamo:
i rombi blu identificano i valori attuali del corruption perception index, ovvero con un indice di sviluppo umano variabile. Mentre la linea rossa identifica il valore atteso di CPI dato un determinato HDI. Va a significare che: la distanza che c’è tra un punto e la linea evidenzia i valori stimati e rappresenta le nostre aspettative di CPI dato un HDI.
Interpretando i dati potremmo dire che al di sotto della linea rossa (fitted values) ci aspetteremo un CPI più alto per le potenzialità del paese, al di sopra della linea invece abbiamo i paesi che stanno ribaltando le nostre aspettative, agendo in maniera migliore rispetto al quello che il loro indice di sviluppo umano farebbe pensare.
Se prendiamo queste differenze con il fitted value e le standardizziamo otteniamo un nuovo indice che potremmo chiamare: Excess corruption perceived index. Correggendo le differenze date dallo sviluppo del paese ogni paragone potrà essere fatto in maniera più equa.
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I paesi al livello zero agiscono secondo le proprie potenzialità. I paesi al di sotto dello zero, agiscono in maniera minore rispetto a quelle che sono le aspettative e la loro capacità.
Al di sopra abbiamo i paesi che hanno comportamenti nel contrasto della corruzione maggiore rispetto a quelle che sono le proprie potenzialità. E’ il caso della Danimarca e degli altri paesi scandinavi ma anche della sorpresa Bhutan che si colloca in cima al grafico. Paragonando ECPI con Il CPI scopriamo che il Bhutan, che in questo grafico spicca notevolmente, secondo il CPI è al 65esimo posto vicinissimo all’Italia (60esimo). Occupano però due posizioni completamente opposte per quanto riguarda l’HDI: 136esimo Bhutan, 27esima Italia. Tramite questa analisi viene evidenziato ancor di più l’impegno di questo paese nella lotta alla corruzione.
Risalta, infondo a destra, la posizione dell’Italia, che, nonostante l’elevato grado di sviluppo umano, si ritrova in una situazione di profonda inefficienza. Addirittura il peggiore in Europa.
In conclusione il miglioramento è in linea con il trend degli anni precedenti . Ma la vittoria che tanto viene sbandierata forse andrebbe ridimensionata per evitare che diventi illusoria.

Si sta camminando, quando in realtà si potrebbe correre.

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Vivo a Roma, studio Economia. Amo tutto ciò che riguarda il circostante. Credo in una rivoluzione culturale più che politica e attraverso questo progetto voglio contribuire ad essa.

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