“Ultime” dal Regno Unito: trasparenza e Bribery Act
La corruzione è nemica del progresso e la radice di tanti problemi mondiali. Distrugge il lavoro, trattiene la crescita economica, intrappola I poveri nella povertà; mina la sicurezza.
La battaglia contro a corruzione non sarà vinta in una notte. Ci vorranno tempo, coraggio e determinazione per implementare le riforme necessarie. Ma non si può sperare di risolvere i maggiori problemi mondiali senza affrontare la frode e la disonestà.
Per troppo tempo parlare di queste materie è stato un tabù.
Il Summit cambierà questo andamento.
Insieme faremo della lotta alla corruzione una delle priorità internazionali, attribuendole l’importanza che merita.
Così parlava David Cameron durante il Summit tenutosi a Londra lo scorso 12 Maggio (lo avevamo annunciato nella nostra rubrica “che si dice in giro”, consultabile al link) dove ha ospitato alcuni dei maggiori leader e rappresentanti di organizzazioni mondiali al fine di fare della corruzione una vera e propria priorità globale.
Nel Summit si è parlato anche dei risultati e dell’impegno del Regno Unito dal 2010 ad oggi.
E’ stato puntualizzato, infatti, che dal 2010 il governo UK ha (link al sito):
- Affrontato il tema dell’evasione fiscale recuperando più di 2 miliardi di sterline;
- Stabilito (per primo tra i membri del G20) un public central registry for company beneficial ownership information che sarà realtà a partire dal prossimo Giugno e invitato i propri partners nel G7 e G20 a fare lo stesso;
- Co-presieduto un comitato delle Nazioni Unite animato a porre il problema della corruzione nel cuore del nuovo UN Development Goals e trasformato il modo in cui la comunità internazionale combatte la povertà;
- Introdotto una delle più stringenti legislazioni in materia di corruzione attraverso la pubblicazione del Bribery Act 2010, facendo diventare il fallimento, da parte di un’impresa, nel prevenire il pagamento di tangenti un vero e proprio reato.
Interessante, perché il Regno Unito è da parecchio tempo sotto i riflettori per mancanza di opacità. Non è passato poi molto tempo da quando il Tax Justice Network lo ha incoronato paradiso fiscale nel suo Financial Secrecy Index e ne è passato ancor meno dal recente scandalo dei Panama Papers.
Già nel 2013 la Regina era stata invitata dal direttore del Tax Justice Network ad esercitare potere ed influenza contro le “pericolose faglie nell’economia mondiale” create da paradisi fiscali collegati al Regno Unito e giurisdizioni finanziarie segrete (approfondimento sul The Guardian).
Menzionato come ultimo risultato, anche l’introduzione del Bribery Act ha però fatto parlare di sé. Pubblicato nel 2010 per favorire la ricezione degli standard previsti dalla OECD anti-bribery Convention del 1997, questo si compone di 4 principali violazioni: 2 generali riguardano l’offerta o la richiesta/accettazione di un vantaggio; 1 separata per la corruzione di un funzionario pubblico; 1 nuova per il fallimento dei requisiti di legalità di un’organizzazione commerciale nell’impedire che venisse pagata una tangente o ottenuti vantaggi.
La normativa prevede forti penalità sia verso gli individui che le imprese, che devono attenersi al regolamento previsto in materia in modo da prevenire atti di corruzione, ed ha un’efficacia extra-territoriale: riguarda infatti sia le imprese operanti nel Regno Unito che quelle al di fuori ma presenti in UK.
Questo rappresenta una peculiarità: un’impresa straniera che ha parte delle sue risorse nel Regno Unito potrebbe essere perseguita per aver compiuto un atto corruttivo anche se questo si è verificato totalmente al di fuori del suo territorio, e dunque il vantaggio dell’atto illecito è maturato altrove.
Per approfondimenti, il contenuto qui.
A supporto delle imprese che devono adeguarsi al Bribery Act, Transparency International UK ha pubblicato una serie di pratiche guidance al fine di rendere il contenuto della normativa più chiaro ed applicabile. Si trova al link.
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