“Riforme della PA”: quando un “dono” è corruzione…parte I

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 2 ottobre 2015 0 Commenti

pubblica-amministrazioneIl webinar del 13 Ottobre 2014 è parte del progetto “Riforme della PA” promosso e organizzato da Formez e avrà come tema “la formazione come misura di prevenzione della corruzione”. Durante l’evento Massimo Di Renzo  (docente, consulente ed esperto in ambito giuridico) interverrà approfondendo il concetto di corruzione propria ed impropria e il concetto di “dono”.
In questo articolo tratteremo, attraverso le parole e il materiale  del già citato Massimo Di Renzo, il concetto di “dono”, la cui natura e individuazione permette di indicare la presenza o meno di corruzione; da qui quindi l’importanza di comprendere in maniera inequivocabile il concetto.

[Parte I] Che cos’è quindi un Dono? Il problema infatti risiede nell’ambiguità che si porta con sé un dono. La miglior risposta a questo dilemma si può trovare nelle parole del noto antropologo statunitense Marshall Sahlins, e soprattutto (1974) nelle sue tre principali tipologie di reciprocità: (1) Reciprocità Generalizzata: essa si verifica quando una persona condivide beni o lavoro con un’altra persona senza aspettarsi nulla in cambio (gratuità). (2) Reciprocità Bilanciata o Simmetrica: si verifica quando qualcuno dona a qualcun altro, in attesa di un giusto e tangibile ritorno in un futuro indefinito. Si tratta di un sistema molto informale di scambio. L’aspettativa che il donatore sarà rimborsato è basato sulla fiducia e sulle conseguenze sociali (schema corruttivo). (3) Reciprocità Negativa infine è ciò che gli economisti chiamano baratto. Una persona che fornisce beni o di lavoro e si aspetta di essere ripagato immediatamente con alcuni altri beni o lavoro di pari valore. Può avvenire tra estranei e anche qui si può parlare di corruzione.

Dalle tre reciprocità appena descritte si può facilmente capire come il Dono che vogliamo accettare e che esclude la corruzione è il primo, la gratuità. Tale “dono gratuito” secondo Laidlaw è caratterizzato da quattro punti: non c’è reciprocità, il destinatario non deve riconoscere il dono come dono “non-gratuito”, il donatore non deve riconoscere il dono come dono “non-gratuito” e il dono stesso non deve apparire o essere riconosciuto come dono “non-gratuito”. Il Dono che invece vogliamo evitare è quello che, come scrive Marcel Mauss nel suo “Saggio sul dono”, attiva uno scambio. Mauss ha sostenuto che i doni non sono mai “liberi”. Piuttosto, la storia umana è piena di esempi in cui i doni danno luogo ad uno scambio reciproco. La questione che ha guidato la sua indagine sulla antropologia del dono è stata: “Quale (magico) potere risiede nell’oggetto donato che impone al destinatario di contraccambiare?”. La risposta è semplice: il dono è una “manifestazione”, intrisa di “meccanismi spirituali”, coinvolgenti l’onore sia del donatore che del ricevente. Secondo Mauss quindi il Dono diventa un qualcosa di sociale, tanto è vero che sempre per lo steso autore lo scambio di beni è uno dei modi più comuni e universali con il quale gli uomini creano le proprie relazioni sociali.

A questo punto, però, è importante fermarsi e domandarsi una cosa: il non pagamento delle prestazioni o, più in generale, la mancanza di ricompense (presenti) non assicura, di per sé, la gratuità di un dono. Quando un dono può essere considerato effettivamente e oggettivamente “gratuito”? … proveremo a rispondere anche a questa domande nella seconda parte di questo articolo.

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