La cultura del whistleblowing – Parte 1
Il 22 Ottobre 2015, a Roma, più precisamente nella sede della Rai in Viale Mazzini, si è svolto l’evento: La cultura del whistleblowing – “Un impegno civile ed etico per un’efficace lotta alla corruzione” (http://anticorruzione.eu/2015/10/4094/) al quale abbiamo partecipato. L’incontro si è svolto in questo modo: i saluti iniziali di Monica Maggioni (Presidente Rai) e del Rettore dell’Università Tor Vergata Giuseppe Novelli. Successivamente Raffaele Cantone (Presidente ANAC) ha fatto una breve relazione. Dopodiché è iniziato il dibattito alla tavola rotonda con una moltitudine di ospiti: Giuseppe Bottillo (Comandante Nucleo Speciale Polizia Valutaria Guardia di Finanza); Gianfranco Cariola (Direttore internal auditing e Responsabile Anticorruzione e Trasparenza Rai); Claudio Clemente (Direttore Unità di Informazione Finanziaria Banca d’Italia); Salvatore Lo Giudice (Direttore Affari Legali e Societari Rai); Francesca Palisi (Responsabile Ufficio Ordinamento Finanziario ABI); Aristide Police (Professore Ordinario di Diritto Amministrativo e Direttore Master in Anticorruzione Università degli studi di Roma Tor Vergata); Nello Rossi (Avvocato Generale presso la Corte di Cassazione); Sergio Sottani (Procuratore Capo Procura della Repubblica di Forlì) ed infine Guido Stazi (Segretario Generale Consob). Le considerazioni conclusive di tutto l’evento sono state affidate al Professore Ordinario di Economia Politica e Direttore del Master in Procurement Management all’Università di Roma Tor Vergata Gustavo Piga.
Grazie al grande numero di onorevoli ospiti possiamo dire che sono usciti fuori concetti in tema whistleblowing molto interessanti ed alcune domande in merito che cercano ancora risposta, come ad esempio: è giusto ricompensare i whistleblowers o essendo un dovere quello della segnalazione non ha bisogno di nessun premio? Si devono prendere in considerazione i segnalatori anonimi oppure si scartano già in partenza?
Del discorso di Monica Maggioni e Raffaele Cantone potete leggere su questo link (http://www.regione.vda.it/notizieansa/details_i.asp?id=227970)
Mi vorrei soffermare di più su tutti gli altri ospiti. Il moderatore della tavola rotonda, Cucuccio Filippo (Direttore Generale ANSPC – Associazione Nazionale per lo studio dei Problemi di Credito) prima di iniziare il dibattito ha tirato fuori alcuni dati sconfortanti che ci servono a capire in che contesto viviamo. L’Italia si classifica, secondo il Word Economic Forum, al 106esimo posto su 144 Nazioni considerate per quanto riguarda l’indice di competitività globale e gli aspetti della legalità. Transparency International ci ricorda che siamo quasi in cima classifica della corruzione in Europa, veniamo dopo Grecia e Bulgaria. Siamo al terzo posto. Per quanto riguarda la percezione della criminalità organizzata, secondo studi condotti dalla Banca d’Italia, risulta che la percezione del rischio di criminalità economica per le imprese è pari al 30%. Cioè il 30% delle imprese sente come motivo inibitorio della propria attività, sviluppo, la presenza di una criminalità organizzata sul proprio territorio. Al sud la percentuale sale al 40%.
Intervento interessante è stato quello del Generale Giuseppe Bottillo, il quale ci ha ricordato che il tema della corruzione è una questione culturale. Ha completamente ragione. Il Rettore dell’Università Tor Vergata Giuseppe Novelli raccontava che Hong Kong era, fino a poco tempo fa, un luogo con altissimo tasso di corruzione. Il problema si è completamente, o quasi, risolto grazie ad un intervento proprio sulla cultura, partendo dalle scuole. Il primo fenomeno di whistleblowing, afferma poi il Generale, è avvenuto in America durante la guerra d’indipendenza a proposito della corruzione che avveniva nella fornitura delle armi. Le forniture militari sono un classico caso in cui c’è un livello di segretezza altissimo, quindi diventa difficile poter verificare se c’è qualcuno che gestisce delle rendite illecite. La corruzione aumenta all’aumentare del grado di monopolio, di segretezza, discrezionalità e diminuisce in relazione al grado di accountability, la capacità di rendere conto.
Nel suo intervento di Gianfranco Cariola ci ha spiegato che il whistleblowing viene usato come strumento fondamentale di gestione e controllo interno in Rai. Il management deve usarlo per poter gestire in maniera corretta le attività. La segnalazione deve essere vista non come uno strumento repressivo, ma di gestione interna. Il whistleblowing diventa, quindi, un’informazione utile ai managers. Ci ha raccontato che mentre camminava per Milano, guardando la facciata di un palazzo in ristrutturazione, c’era un grande cartello con un numero telefonico impresso. S’invitavano i passanti a contattare quel numero nell’ipotesi in cui un operaio lavorasse in assenza di dispositivi di sicurezza. Ecco un esempio pratico che permette a chiunque di trasformarsi in controllori interni all’azienda. Ma qui però nasce un problema. Questo sistema di chiamata telefonica, probabilmente, permette al segnalatore di rimanere anonimo. Lo possiamo accettare? Credo che facilmente la segnalazione può essere strumentalizzata e per questo non può essere presa in considerazione se fatta da anonimi, ma probabilmente si dovrebbe analizzare caso per caso. Cioè se abbiamo di fronte una segnalazione anonima ma che dà informazioni precise, verificabili e concordanti, come dice Gianfranco Cariola, allora ha senso che su questa segnalazione si faccia un’istruttoria. Inoltre Cariola ci dice che la segnalazione, in alcuni casi, fa scattare anche degli obblighi verso l’autorità giudiziaria se a riceverla è un soggetto che riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio.
Nell’intervento di Claudio Clemente si è analizzato come lo strumento del whistleblowing si inserisce nel sistema delle s.o.s. (segnalazioni ed operazioni sospette) e nel sistema del riciclaggio economico. Uno degli strumenti dell’anticorruzione è la segnalazione all’interno della Pubblica Amministrazione ed uno dei reati più comuni è legato proprio alla corruzione. Contrastando il riciclaggio, cioè il flusso di denaro che serve a corrompere i soggetti pubblici, si aiuta a contrastare la corruzione. La quarta direttiva antiriciclaggio aggiunge alle s.o.s. anche segnalazioni da parte di operatori interni, pubblici o privati, di comportamenti che violano le norme di antiriciclaggio (http://www.compliancenet.it/iv-direttiva-europea-antiriciclaggio-e-contro-il-finanziamento-del-terrorismo-testo-definitivo-in-italiano-e-inglese-6-giugno-2015).
L’Avvocato Salvatore Lo Giudice ha trattato il momento in cui un’azienda viene colpita da indagini giudiziarie. L’azienda deve certamente collaborare con le autorità giudiziarie, le quali hanno comunque i mezzi per fare tutto quanto in loro potere, ma deve inoltre prevenire, rilevare e porre rimedio. Il legislatore deve disciplinare la fase più complessa, il rapporto tra impresa ed autorità giudiziaria nel momento in cui l’indagine giudiziaria ha inizio. La segnalazione dove incide? Proprio nel momento del rilevare.
Nel prossimo articolo tratteremo i temi sviluppati dagli altri ospiti.
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