Anagrafe delle opere pubbliche incomplete
Una delle maggiori argomentazioni riguardo ai danni che la corruzione apporta al paese è che fa lievitare i costi di ciò che si vuole costruire. Alle volte non permette neanche il completamento dell’opera.
In Italia questi casi sono molto frequenti così il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha voluto stilare un “Anagrafe’’ delle opere pubbliche incomplete. L’idea era quella di coinvolgere le Regioni nell’aiutare il Ministero e le Amministrazioni centrali a capire dove erano i problemi e poi insieme pianificare il da fare. Tutto è partito ufficialmente dal 2011 ma entrato a regime dal 2013. Il 18 Settembre il Ministero ha ricevuto gli ultimi dati per il 2015 dalla Sicilia, l’ultima Regione mancante all’appello.
Le argomentazioni accennate prima portano a dire che Regioni più corrotte dovrebbero tendere a non completare le opere che si erano impegnate a costruire, nonostante ricevano dalle Amministrazioni centrali i relativi finanziamenti. Quindi potremmo aspettarci che lì dove il numero di opere incomplete è più alto c’è più corruzione? Il fenomeno corruttivo è multidimensionale e difficile da cogliere quindi forse c’è altro da guardare. Qui si vuole solo descrivere geograficamente la situazione delle opere incomplete alla stregua di un “cruscotto’’ automobilistico che ci dà l’indicazione della velocità senza aggiungere un vero motivo di spiegazione o di analisi, perché troppo azzardato. In Figura 1 si mostra com’è la situazione italiana dell’anno passato
Il Lazio è distinguibile immediatamente per l’intensità del rosso che le viene assegnato. In queste carte più le Regioni sono rosse scuro più è alto il numero di opere incomplete. In più si fornisce il dato di quante queste esse siano. Per il Lazio ne sono 82 nel 2014.
Ora che i dati del 2015 sono completi, com’è cambiata la situazione italiana?
La Sicilia sembra esplodere. Passando da un valore di 67 opere incomplete a 215 il balzo è enorme. Puglia e Calabria salgono ma non allo stesso modo della suddetta Sicilia. Sembra che si guardi sempre lo stesso copione della “Questione meridionale’’ gramsciana. Il Sud è sempre quello del malaffare e dei lavori mal fatti perché non c’è efficienza. Il Nord è sempre il più virtuoso per motivi di efficienza.
Tuttavia l’analisi relativa nel tempo, ovvero se si guarda agli scostamenti tra il 2014 ed il 2015 non si può certamente affermare che ci sia solo un problema meridionale. Nella Figura 3 sono riportati ancora geograficamente gli scostamenti che se assumono valore positivo vuol dire semplicemente che il numero delle opere incompiute è aumentato e se negativo che le opere incomplete sono diminuite. Ancora una volta si colora in rosso scuro l’aumento delle opere pubbliche incomplete (variazione positiva) e di un rosso più chiaro la riduzione delle opere pubbliche incomplete (variazione negativa).
La Sicilia ancora una volta domina la carta e mostra che in un anno le opere pubbliche incomplete sono salite di 148 unità. È un dato allarmante perché questo vuol dire che sono stati messi in cantiere almeno altrettanti lavori (con i relativi finanziamenti).
Come detto però la questione non è solo meridionale e coinvolge la Lombardia. Ancora non si può dire nulla né sulle 148 unità siciliane né sulle 16 unità lombarde. I dati del ministero non ci dicono nulla sulla dimensione di queste unità né in termini economici né in termini di grandezza della costruzione. Sappiamo solo che data una certa misura di unità di opere pubbliche che il Ministero ha definito tra il 2014 ed il 2015 l’Italia si è spaccata in due tra gli estremi Nord e Sud. Nel mezzo la situazione migliora o rimane sostanzialmente stabile. Sarebbe utile identificare meglio queste opere ma questo è già un bel passo in avanti.
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