Migliorare la protezione dei wistleblowers
Migliorare la protezione dei whistle-blowers, cioè degli informatori contro la corruzione, anche con la stipula di apposite convenzioni internazionali.
Questo è l’invito dell’Assemblea parlamentare rivolto al Consiglio d’Europa, con la risoluzione 2060 (2015), approvata nella seduta del 23 giugno 2015.
In particolare l’Assemblea ha richiamato le proprie risoluzioni 1729 (2010) e la Raccomandazione 1916 (2010) sulla protezione dei whistleblowers, con cui già allora si raccomandava di migliorare la protezione degli informatori, al fine di rafforzare la lotta contro la corruzione e i casi di “mala-amministrazione”, sia nel settore pubblico che privato.
L’Assemblea ha inoltre sottolineato l’importanza della giurisprudenza della Corte Europea dei diritti umani, che cerca di bilanciare il diritto alla privacy, la libertà di parola e la protezione dei whistle-blower, anche nei campi della sicurezza nazionale e delle attività di “intelligence”.
Con riguardo al caso “Snowden”, che ha portato alla luce la sorveglianza di massa e l’intrusione nella sfera della privacy da parte della National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti, e che ha riguardato la comunicazione di numerose persone non sospettate di qualche reato, l’Assemblea ha rilevato con rammarico che la rivelazione di informazioni riguardanti la sicurezza nazionale, sono generalmente escluse dalla protezione riconoscibile agli informatori.
L’Assemblea ha quindi invitato gli Stati membri del Consiglio d’Europa, gli Stati osservatori (tra cui gli USA), e l’Unione Europea, ad attuare la protezione dei whistle-blower anche nei confronti degli impiegati del settore della sicurezza nazionale e dell'”intelligence”, e a stipulare una convenzione sulla protezione del whistleblower.
Ha infine chiesto agli Stati Uniti di permettere a Snowden di rientrare in patria senza paura di un’incriminazione penale, permettendogli di eccepire il carattere di “pubblico interesse” delle informazioni rivelate.
Dario Di Maria
Pubblico impiegato in un’azienda sanitaria, mi occupo di c.d. “anticorruzione” per lavoro, ma il diritto e il rispetto della legalità sono una passione da sempre, fin da quando studiavo a Palermo con lo striscione di Falcone e Borsellino alle spalle. Gli studi teologico-filosofici, la laurea in giurisprudenza e i master, non sono riusciti a farmi passare la voglia di approfondire e applicare le norme, con lo stesso spirito di un cercatore d’oro che spera sempre di trovare la pepita che gli cambierà la vita.
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